Il Fatto Quotidiano

Ilva, Arcelor Mittal avvia le assunzioni e spacca i sindacati

L’accordo La proprietà ha scelto i 10.700 lavoratori da impiegare sin da subito. Resta complicata la situazione di Corniglian­o (Genova)

- » ROBERTO ROTUNNO

La nuova stagione dell’Ilva targata Arcelor Mittal sta per entrare nel vivo. Il colosso mondiale dell’acciaio ha scelto i 10.700 lavoratori da impiegare sin da subito: fino a fine anno saranno utilizzati dalla nuova società restando dipendenti della vecchia; dal 1° gennaio ci sarà il passaggio formale. I 3 mila circa che non sono stati chiamati resteranno presso l’amministra­zione straordina­ria, in cassa integrazio­ne. Ma già diverse centinaia di operai hanno accettato il licenziame­nto incentivat­o: 500 a Taranto, 80 a Corniglian­o, 28 a Novi Ligure e 6 a Marghera.

RESTA, INOLTRE, il nodo spinoso di Genova, dove la Fiom ha indetto uno sciopero per chiedere ai nuovi proprietar­i dell’Ilva di mantenere l’organico a 1.500 unità (e non le mille stabilite), per rispettare l’accordo di programma firmato nel 2005. Mobilitazi­one che ha però avuto l’effetto di rompere il fronte sindacale: Fim Cisl e Uilm, infatti, si sono defilate. I 13.500 dipendenti dell’Ilva hanno quindi conosciuto il proprio destino. La selezione su chi arruolare e chi lasciare nell’amministra­zione straordina­ria è stata a discrezion­e di Arcelor Mittal “secondo le esigenze tecniche, organizzat­ive e produttive”, come recita l’accordo sottoscrit­to il 6 settembre al Mise. A Taranto oggi ci sono 10.700 lavoratori, ma solo 8.200 hanno mantenuto il posto in fabbrica. Gli altri resteranno in cassa integrazio­ne con la certezza di essere riassunti da Arcelor Mittal entro il 30 settembre 2025. Sempre che, come gli altri 500, non decidano di accettare il premio da 100 mila euro per le dimissioni volontarie. Più complicata la situazione di Corniglian­o (Genova). Tredici anni fa in Liguria è stata chiusa l’area a caldo e in quell’occasione gli ex proprietar­i dell’Ilva hanno ottenuto in concession­e gli stabilimen­to fino al 2065, a patto di mantenere il livello occupazion­ale che allora era di 2.200 persone. Oggi sono circa 1.500, con 1.059 in servizio e gli altri in cassa integrazio­ne. Arcelor Mittal ne sta assumendo subito solo mille.

Dei 500 rimasti in cassa, un’ottantina ha accettato gli incentivi all’esodo. Su Genova, l’intesa del 6 settembre prevedeva la convocazio­ne di un tavolo al ministero, entro il 30 settembre, per discutere dell’a pp lic az io ne dell’accordo. Per ora c’è stata solo una riunione alla Prefet- tura, nella quale Arcelor Mittal ha ribadito la volontà di prendere solo mille lavoratori. L’incontro al ministero è invece fissato per il 7 novembre.

I 500 RIMASTIfuo­ri hanno comunque la certezza di essere riassunti entro il 2025, se non accetteran­no gli incentivi: la garanzia di riassorbim­ento vale in tutti gli stabilimen­ti italiani dell’Ilva. Ma il problema posto dalla Fiom è un altro: “Per rispettare l’accordo di programma – dice il segretario di Genova Bruno Manganaro – devono tenere comunque l’o r g anico a 1.500”. Tradotto: Arcelor Mittal dovrebbe assumere tanti nuovi lavoratori quanti quelli che stanno accettando le dimissioni volontarie. Il problema posto dalla Fiom non è solo la tutela di chi oggi è in servizio presso l’Ilva, ma anche la necessità di non far perdere 500 posti di lavoro al territorio. Ma per Fim e Uilm “resta la garanzia che entro la fine del piano industrial­e nessuno resterà senza proposta di lavoro”.

Lo sciopero Dopo il giorno di protesta della Fiom è arrivata la convocazio­ne presso il Mise per il 7 novembre

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Ansa La procedura Tramite il portale aziendale, i lavoratori possono conoscere il loro futuro in azienda

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