Ilva, Arcelor Mittal avvia le assunzioni e spacca i sindacati
L’accordo La proprietà ha scelto i 10.700 lavoratori da impiegare sin da subito. Resta complicata la situazione di Cornigliano (Genova)
La nuova stagione dell’Ilva targata Arcelor Mittal sta per entrare nel vivo. Il colosso mondiale dell’acciaio ha scelto i 10.700 lavoratori da impiegare sin da subito: fino a fine anno saranno utilizzati dalla nuova società restando dipendenti della vecchia; dal 1° gennaio ci sarà il passaggio formale. I 3 mila circa che non sono stati chiamati resteranno presso l’amministrazione straordinaria, in cassa integrazione. Ma già diverse centinaia di operai hanno accettato il licenziamento incentivato: 500 a Taranto, 80 a Cornigliano, 28 a Novi Ligure e 6 a Marghera.
RESTA, INOLTRE, il nodo spinoso di Genova, dove la Fiom ha indetto uno sciopero per chiedere ai nuovi proprietari dell’Ilva di mantenere l’organico a 1.500 unità (e non le mille stabilite), per rispettare l’accordo di programma firmato nel 2005. Mobilitazione che ha però avuto l’effetto di rompere il fronte sindacale: Fim Cisl e Uilm, infatti, si sono defilate. I 13.500 dipendenti dell’Ilva hanno quindi conosciuto il proprio destino. La selezione su chi arruolare e chi lasciare nell’amministrazione straordinaria è stata a discrezione di Arcelor Mittal “secondo le esigenze tecniche, organizzative e produttive”, come recita l’accordo sottoscritto il 6 settembre al Mise. A Taranto oggi ci sono 10.700 lavoratori, ma solo 8.200 hanno mantenuto il posto in fabbrica. Gli altri resteranno in cassa integrazione con la certezza di essere riassunti da Arcelor Mittal entro il 30 settembre 2025. Sempre che, come gli altri 500, non decidano di accettare il premio da 100 mila euro per le dimissioni volontarie. Più complicata la situazione di Cornigliano (Genova). Tredici anni fa in Liguria è stata chiusa l’area a caldo e in quell’occasione gli ex proprietari dell’Ilva hanno ottenuto in concessione gli stabilimento fino al 2065, a patto di mantenere il livello occupazionale che allora era di 2.200 persone. Oggi sono circa 1.500, con 1.059 in servizio e gli altri in cassa integrazione. Arcelor Mittal ne sta assumendo subito solo mille.
Dei 500 rimasti in cassa, un’ottantina ha accettato gli incentivi all’esodo. Su Genova, l’intesa del 6 settembre prevedeva la convocazione di un tavolo al ministero, entro il 30 settembre, per discutere dell’a pp lic az io ne dell’accordo. Per ora c’è stata solo una riunione alla Prefet- tura, nella quale Arcelor Mittal ha ribadito la volontà di prendere solo mille lavoratori. L’incontro al ministero è invece fissato per il 7 novembre.
I 500 RIMASTIfuori hanno comunque la certezza di essere riassunti entro il 2025, se non accetteranno gli incentivi: la garanzia di riassorbimento vale in tutti gli stabilimenti italiani dell’Ilva. Ma il problema posto dalla Fiom è un altro: “Per rispettare l’accordo di programma – dice il segretario di Genova Bruno Manganaro – devono tenere comunque l’o r g anico a 1.500”. Tradotto: Arcelor Mittal dovrebbe assumere tanti nuovi lavoratori quanti quelli che stanno accettando le dimissioni volontarie. Il problema posto dalla Fiom non è solo la tutela di chi oggi è in servizio presso l’Ilva, ma anche la necessità di non far perdere 500 posti di lavoro al territorio. Ma per Fim e Uilm “resta la garanzia che entro la fine del piano industriale nessuno resterà senza proposta di lavoro”.
Lo sciopero Dopo il giorno di protesta della Fiom è arrivata la convocazione presso il Mise per il 7 novembre