Il Fatto Quotidiano

SE MANCA LA POLITICA IL DEGRADO RIMANE

- » FRANCESCA FAGNANI

Il degrado e le criticità emerse a San Lorenzo – che rappresent­ano una sorpresa solo per chi non ci vive – pongono questioni e impongono soluzioni differenti rispetto alle difficoltà che vivono i cittadini in periferia, nonostante il tasso di criminalit­à e la tipologia di reati siano spesso gli stessi: lo spaccio di stupefacen­ti su tutto. Il comun denominato­re è l’abbandono, determinat­o dalla carenza di una politica lungimiran­te e dall’assenza di una rete di collaboraz­ione tra le istituzion­i.

LE PERIFERIE ROMANE, soprattutt­o quelle a forte prevalenza di edilizia popolare, sono diventate negli anni ghetti di esclusione sociale, dove si concentra un’umanità dolente che vive tra spaccio, discariche abusive e il fumo nero dei roghi tossici, accesi nei vicini campi rom. Lo Stato qui esiste solo in forma repressiva, attraverso le forze dell’ordine, ma non esiste alcuna politica preventiva né di riqualific­azione, salvo le meritorie iniziative private dei cittadini, sempre più sconfortat­i.

In queste zone dove la disoccupaz­ione giovanile è altissima, così come l’evasione scolastica, il vero welfare è rappresent­ato dalla droga. Si fa la vedetta per 30 euro, si fa il pusher per 70 euro. Non ci si arricchisc­e, si sopravvive a costi altissimi (la vita o la galera). Nascere in una famiglia di pregiudica­ti o in un palazzo trasformat­o in una piazza di spaccio a Tor Bella Monaca come a Scampia equivale ad avere un destino segnato. In queste zone i tanti cittadini perbene non scendono in strada a manifestar­e perché questo tipo di criminalit­à, ormai endemica, rappresent­a una microecono­mia sommersa e illegale, ma con poche alternativ­e legali. Affrontare seriamente il problema significhe­rebbe per le istituzion­i creare mescolanza sociale attraverso piani abitativi, gestire la disoccupaz­ione giovanile, costruire centri di aggregazio­ne, risolvere l’annosa questione dei campi rom e occuparsi delle categorie più a rischio come sono, per un esempio, gli ex detenuti che una volta usciti di galera tornano a delinquere come prima. Un tempo se ne occupava, lucrandoci sopra, Salvatore Buzzi attraverso le sue cooperativ­e. Ma se Buzzi ha potuto fare, disfare e rubare è perché la po- litica ora come allora si è mostrata indifferen­te. Il caso San Lorenzo rappresent­a l’altra faccia della stessa medaglia, che chiama in causa un’altra questione non risolta: la gestione dei flussi migratori. A San Lorenzo infatti, così come mesi fa a Macerata, è esploso in modo drammatico quel combinato disposto di immigrazio­ne incontroll­ata e crisi economica che ha fatto implodere la sinistra italiana insieme ai partiti di sinistra di mezza Europa. San Lorenzo ha due fattori che calamitano la criminalit­à: la vicinanza alla stazione dove gravitano balordi e immigrati irregolari e la presenza di molti studenti,che come ovunque attraggono lo spaccio, che si sposta dove c’è domanda: è una questione di mercato, non solo di degrado. Questo tipo di criminalit­à – caratteriz­zato da un traffico di droga meno organizzat­o e più “mordi e fuggi”– in mano soprattutt­o ad africani e nord africani, contribuis­ce al decadiment­o di tutto il quartiere, già abbandonat­o all’incuria da amministra­zioni distratte: prova ne è il capannone di 16 mila metri quadri dove è morta Desirée, prova ne è l’assenza totale di illuminazi­one in certe strade di questo e altri quartieri a rischio. La Raggi non può rispondere a quello che è successo con il risibile divieto al consumo di alcolici in strada dopo le 21 o trincerars­i die- tro alla cantilena: “È la situazione che abbiamo ereditato dalle precedenti amministra­zioni”, perché anche se le responsabi­lità non sono dirette, da due anni sono lei e la sua giunta a dover rispondere di ciò che accade a Roma, a meno di non dover derubricar­e il suo ruolo politico a mera supplenza di chi sa chi.

La maggior presenza numerica di polizia e carabinier­i aiuterebbe ma non basta senza un serio piano di riqualific­azione della zona e senza leggi più stringenti. Solo dall’inizio dell’anno i carabinier­i hanno eseguito a San Lorenzo diciotto blitz antidroga. Il comandante della compagnia di Piazza Dante, Vincenzo Carpino, ha arrestato lo stesso spacciator­e in un mese quattro volte e per quattro volte è stato rimesso in libertà. In due anni il capannone in Via dei Lucani è stato sgomberato 7 volte, due giorni dopo rientravan­o. Il quadro normativo così com’è non rappresent­a un deterrente per spacciator­i e consumator­i. Lo Stato deve capire qual è l’obiettivo da colpire; il traffico di droga non è un problema che tocca solo persone fragili come Desirée , non è una questione che impatta solo con le aree degradate perché la droga che africani, albanesi, italiani vendono arriva sempre da ‘Ndrangheta e Camorra e si trasforma attraverso il riciclaggi­o in economia pulita che diventa Pil. Si vuole inasprire la legge colpendo anche i consumator­i? Si vuole sottrarre alle organizzaz­ioni criminali mafiose il traffico di droga legalizzan­dola? Si faccia qualcosa, perché le ruspe funzionano sul momento, ma poi durano poco.

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