Il Fatto Quotidiano

I Sex Pistols volevano fare Bambi

Anche il Gladiatore 2 e il Napoleone di Kubrick

- » FEDERICO PONTIGGIA

Per un Pinocchio – anzi, due: gli adattament­i di Matteo Garrone e Guillermo Del Toro – che trova il set, quanti altri accarezzat­i, agognati, tribolati progetti cinematogr­afici non hanno luce? L’avvertenza è d’obbligo: mai dire mai, che stavolta non è James Bond bensì Orson Welles, il cui incompiuto The Other Side of Wind (Netflix) è incre- dibilmente apparso all’ultima Mostra di Venezia, ma la storia della Settima Arte tracima di sceneggiat­ura non trasformat­e, budget non completati, versioni abortite e altre vie di mezzo tra il dire (ciak) e il fare (film). Per tutti, ha chiosato Giuseppe Tornatore: “Fare il regista significa fare storie da riporre nel cassetto. Fare un film è solo un incidente di percorso”.

Per un Pinocchio– anzi, due: gli adattament­i di Matteo Garrone e Guillermo Del Toro – che trova il set, quanti altri accarezzat­i, agognati, tribolati progetti cinematogr­afici non hanno luce? L’avvertenza è d’obbligo: mai dire mai, che stavolta non è James Bond bensì Orson Welles, il cui incompiuto The Other Side of Wind (Netflix) è incredibil­mente apparso all’u l ti m a Mostra di Venezia, ma la storia della Settima Arte tracima di sceneggiat­ura non trasformat­e, budget non completati, versioni abortite e altre vie di mezzo tra il dire (ciak) e il fare (film). Per tutti, ha chiosato Giuseppe Tornatore: “Fare il regista significa fare storie da riporre nel cassetto. Fare un film è solo un incidente di percorso”.

Talvolta, però, l’attesa del film è essa stessa film, se non altro per le ricadute di immaginari­o. Servono nomi illustri, stravaganz­a creativa e perfino sprezzo del pericolo. Che poi, diciamolo, la potenza è spesso preferibil­e all’atto, basti pensare al Don Chisciotte di Terry Gilliam.

Il Gladiatore 2. Sebbene ne abbia tutta l’aria, non è una fake news: Nick Cave, quel Nick Cave, ha scritto di proprio pugno la sceneggiat­ura di un sequel al cult (2000) di Ridley Scott, dal titolo non figurato Christ Killer. Gliel’avrebbe chiesto il connaziona­le Russell Crowe, ben lieto di tornare a incarnare il pur defunto Massimo Decimo Meridio: “Molti dei stanno morendo – ha spiegato Cave – e decidono di mandare indietro il Gladiatore per fargli uccidere Cristo e i suoi seguaci”. Forse troppo ardito, dello script non s’è fatto più nulla: lo trovate in Rete.

Il viaggio di G. Mastorna. A 25 anni dalla morte di Fellini, rimane un soggetto, una sceneggiat­ura (romanzata, edita da Quodlibet), un fumetto (di Milo Manara, dallo storyboard di Federico) e, ipse dix it , “un film impossibil­e”, scritto con Dino Buzzati e interpreta­bile da Paolo Villaggio, o chissà Steve McQueen e Mastroiann­i. Protagonis­ta, un clown violinista e violoncell­ista in tour asiatico. Per Le Nouvel Observateu­r, “co mpendia tutta l’arte poetica di Fellini; leggendolo è come se vedessimo davvero il suo miglior film”.

N a p o le o n e . Stanley Kubrick il kolossal sul condottier­o di Ajaccio l’aveva pianificat­o: 155 pagine di copione, 50 mila comparse per le scene di battaglia da girare in Romania, la conoscenza esaustiva di “quello che l’imperatore aveva fatto e dove si trovasse ogni singolo giorno della sua esistenza”. Rien ne va plus, eccetto un indizio di quel che avrebbe potuto essere, Barry Lyndon, e la remota possibi- lità che l’amico Steven Spielberg lo tramuti in serie.

Dopo aver visto quel che ha fatto del kubrickian­o A. I. – Artificial Intelligen­ce forse è meglio di no.

Don Chisciotte. All’eroe di Cervantes s’è parecchio interessat­a anche la Disney: lo stesso Walt ci ragionò nel 1940, qualche anno più tardi venne creato un artwork, quindi la proposta a Salvador Dalì, infine negli anni Duemila i prodromi a un adattament­o dark . Risultato? Mulini a vanvera.

Giraffes on Horseback Salad. Il copione è ricomparso nel 1996, la memoria non s’era smarrita: nel 1937 Dalì s’inventa aristocrat­ici spagnoli, giraffe con la maschera antigas e donne senza volto per i fratelli Marx, ma la Metro Goldwyn Mayer boccia perché “troppo surreale”.

The Da y t h e Clown Cried.

1972, La vita è bella prima de La vita è bella: un clown, Helmut Doork, che intrattien­e i bambini e li accompagna nelle camere a gas. Scritto, di- retto, interpreta­to e prodotto da Jerry Lewis, e cestinato da lui medesimo: “Non lo vedrete mai, nessuno lo vedrà, perché mi vergogno di quanto sia poca cosa”.

Il Signore degli Anelli. Nulla da eccepire su Peter Jackson, ma c’era di meglio: Lord of the Beatles, ovvero John Lennon Gollum, Paul McCartney Frodo, George Harrison Gandalf e Ringo Starr Sam. I Fab Four voleva- no farne il loro prossimo film dopo Help, contattaro­no Kubrick ad hoc, ma Tolkien vendette i diritti alla United Artists nel ’68, e nisba.

Who Killed Bambi? 1978, i Sex Pistols inquadrano A Hard Day’s Night dei Beatles in chiave punk: Russ Meyer alla regia, script del critico Roger Ebert, ma la 20th Century Fox legge, inorridisc­e e taglia i fondi.

Leningrado. A metà anni Ottanta Sergio Leone, dicunt, aveva rastrellat­o 100 milioni di dollari, nonché ideato un virtuosist­ico piano sequenza dal piano di Shostakovi­ch ai tedeschi assedianti, però la morte ebbe l’ultima parola. Eredita Peppuccio Tornatore, ne verrà “un film inesistent­e” (la sceneggiat­ura è pubblicata da Sellerio), a fronte di cinque anni di viaggi, indagini, ricerche d’archivio e interviste.

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Nomi illustri e sprezzo del pericolo Fellini ha lasciato il soggetto de “Il viaggio di G. Mastorna”, Walt Disney pensava a Don Chisciotte già nel ’40

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