“Salvini va archiviato dal sequestro Diciotti”
PROCURA DI CATANIA ”Scelta legittima e insindacabile”
■Dopo Palermo anche gli altri pm siciliani che indagavano sulla nave della Guardia Costiera, bloccata in porto ad agosto con 190 immigrati a bordo, valuta di non procedere contro il ministro dell’Interno
Il ritardo nel consentire lo sbarco dei migranti soccorsi dalla nave Diciotti della Guardia costiera, lo scorso agosto, era “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti (il 24 agosto si è riunita la commissione europea a Bruxelles) in un caso in cui secondo la convenzione internazionale Sar ( Search and rescue, ricerca e soccorso, ndr ) sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”.
QUESTO è il ragionamento con cui il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha chiesto l’archiviazione per Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno, indagato dalla Procura di Agrigento, poi da Palermo e infine da Catania per sequestro di persona e altri reati per aver trattenuto gli stranieri (inizialmente 190) sulla nave tra dal 15 al 25 agosto, prima al largo di Lampedusa e poi nel porto di Catania. Ora sarà il Tribunale dei ministri costituito per legge nel capoluogo etneo a decidere se archiviare o chiedere al Senato l’autorizzazione a procedere. Ai magistrati catanesi tocca quest’ultima fase, dal 20 agosto in poi, avendo il Tribunale dei ministri di Palermo già escluso reati per quanto avvenuto nel territorio di sua competenza.
Salvini ha dato notizia del provvedimento secondo il suo stile, con un monologo in diretta su Facebook in cui ha letto la la comunicazione notificatagli dalla Procura: “Illustrissimo signor ministro...”. Non si è risparmiato le battute da bar: “Quanto si è pagato per quest’inchiesta? Quanti uomini sono stati impiegati?”. Come se il ministro dell’Interno non sapesse chela giustizia costa indipendentemente dall’esito di inchieste e processi.
Il procuratore Zuccaro, noto in questi ultimi anni anche per le accuse di favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina rivolte alle Ong e spesso non condivise dai giudici, ha accolto in pieno la tesi salviniana. Quella secondo cui sarebbe toccato a Malta, che aveva avvistato i due barconi nella sua zona di soccorso, indicare il porto sicuro (Pos) e il trattenimento a Catania si è protratto (salvo i minori, sbarcati prima dopo l’intervento della magistratura minorile) solo fino al giorno successivo alla riunione di Bruxelles in cui la Commissione europea ha risposto negativamente alla ri- chiesta italiana di collocare i richiedenti asilo in diversi Paesi.
PER LA PROCURA etnea si tratta di “atti di alta amministrazione” per i quali il sindacato del giudice si ferma sulla soglia dell’interesse pubblico da soddisfare. Non sussiste infatti carenza di potere perché Salvini aveva modificato le direttive vigenti subordinando la concessione del porto di sbarco, da parte dell’amministrazione dell’Interno, al benestare del ministro. Né, per il procuratore di Catania, mancava l’interesse pubblico. La vicenda, così come ricostruita nella richiesta di archiviazione, si articola in due fasi, prima e dopo il 17 agosto e cioè il rifiuto di Malta di farsi carico dei naufraghi e la trattativa avviata da Roma con Bruxelles. Ora esultano Salvini e la Lega, protestano le sinistre e l’ex pm sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Il ministro dell’Interno ostacolerà ancor più facilmente qualunque altro sbarco di migranti in Italia.
La ricostruzione Il ritardo dello sbarco era “giustificato” dalla richiesta di redistribuire i naufraghi nell’Ue