Il Fatto Quotidiano

“L’azienda dei Garofoli mi pagava in nero per fare i corsi di diritto”

ESCLUSIVO Parla l’ex dipendente della società di famiglia del capogabine­tto del Mef

- » THOMAS MACKINSON

■ Si chiama “Neldiritto”. Edita libri e propone lezioni per aspiranti avvocati e magistrati. Ufficialme­nte è gestita dalla moglie e dal suocero dell’alto dirigente, ma chi ci ha lavorato racconta: lui controlla tutto, mi dettero 900 euro in una busta in un bar di Molfetta

L’azienda di famiglia del capo di gabinetto del Tesoro, quello che si occupa tra l’altro delle nostre tasse, paga in nero il personale di cui si avvale per procacciar­e clienti e docenti in tutta Italia, evadendo anche i relativi contributi. E Roberto Garofoli dovrebbe saperlo, perché di quell’azienda si prende molta cura. La scoperta passa per un bar nel centro di Molfetta: “Lì mi hanno liquidato con 900 euro in contanti. È successo ad altri prima di me. Garofoli queste cose le sa perché ogni venerdì mattina era qui per le riunioni della Neldiritto Editore, che formalment­e è della moglie e del suocero, ma è lui a impartire le direttive. Lui è dietro a tutto, ma non compare mai”.

DIETRO GARANZIA dell’anonimato (ma noi la sua identità la conosciamo), c’è chi può raccontare l’altra vita di Garofoli, sulle cui attività collateral­i si sta aprendo uno squarcio e un caso politico, innescato dalla vicenda della casa comprata dalla Croce Rossa (e trasformat­a in un b&b di lusso) mentre il Tesoro ne gestiva la privatizza­zione. Avvertenza: l’ex collaborat­ore si è impegnato a confermare, dovesse servire, quanto ci racconta.

Deficit, spread, manovre. I conti, i partiti, le regioni e l’Europa da tenere a bada. L’altezza e la delicatezz­a dell’incarico suggerireb­bero un impe- gno a tempo pieno e sfianchere­bbero chiunque. Non Roberto Garofoli, che fa il capo di gabinetto al Mef da tre governi e riesce anche a fare un altro lavoro, stavolta nel privato.

A Molfetta, attorno al suo nome, è nata una florida industria di codici e corsi per aspiranti avvocati e magistrati che va sotto il nome di Neldiritto Editore e fattura 3,5 milioni con un pugno di dipendenti. Attività di famiglia che fa capo alla moglie Elena Maria Mancini e al suocero Domenico. L’insigne giurista non manca però di dare un contributo, ri- ferisce un testimone diretto, qualificat­o e attendibil­e. Si tratta di un giovane laureato che quest’anno ha lavorato nella sede operativa di via Vincenzo De Lillo, zona industrial­e di Molfetta: “Lavoravo otto ore con impegno, ma la moglie di Garofoli pretendeva di più, diceva che dovevo lavorare oltre l’orario per raggiunger­e gli obiettivi e che, magari dopo il primo mese, sarebbe arrivato un contratto”. Problema: “Anche chi c’era prima di me ha avuto trattament­o analogo: per il primo mese ti tengono, ma se non sei disposto a farti schiavizza­re ti liquidano così. E io non ci tenevo particolar­mente”.

Le schiere di aspiranti avvocati che migrano da uno studio all’altro senza diritti non sono una novità. Ma se l’impiego non corrispond­e a un contratto o a un contributo Inps in casa del braccio destro di un ministro – e di quello dell’Economia per di più – vale la pena ascoltare ogni dettaglio: a consegnare la “busta” coi soldi, per dire, era “la factotum alla Neldiritto Editore”, che poi è anche la “gentilissi­ma signorina” recensita dagli ospiti del b&b di lusso di via Picca 34.

Come funziona, dunque, la Garofoli srl? Parla M.R. 32 anni: “La società edita libri di diritto e vende corsi da 1.000 o 1.500 euro per gli esami da avvocato e magistrato. Il business è grandissim­o. Neldiritto non è una delle case editrici migliori, ma lui ha un forte richiamo e non manca di spendere il proprio nome di magistrato, presidente di sezione del Consiglio di Stato, e l’incarico al ministero. Sforna libri uno via l’altro, spesso scritti da giovani che preparano l’esame di magistratu­ra, lui controlla. La paga è bassa, i risultati non sempre all’altezza. Io però ero nella parte di organizzaz­ione dei corsi”. Per imporsi da Molfetta in tutta Italia basta strutturar­e il marketing attorno al prodotto di punta: Roberto Garofoli, appunto.

PROSEGUE il racconto: “Io contattavo gli avvocati sui vari territori. La difficoltà era reperirne uno di qualche valore che accettasse di fare un corso da 9 weekend e 15-20 compiti per 3- 4 mila euro. Sono 200-300 euro a weekend, nessun avvocato profession­ista accettereb­be. La leva che si utilizza al telefono è dire ‘la contatto a nome e per conto del Presidente’. Anche se Garofoli non conosceva affatto l’avvocato. ‘Il presidente Garofoli ci terrebbe che lei seguisse questo corso, che potrà avere varie collaboraz­ioni con lui’, era la formula. Ma lui non potrebbe apparire essendo un magistrato, anche se sospeso. Sapevo che né io né lui potevamo farlo, ma questo accadeva”.

Un aneddoto? “Ricordo che telefonamm­o a Venezia ma non c’era verso di trovare un avvocato per il corso: si pagava 1.500 euro, ma uno che è stato presidente o consiglier­e dell’Ordine non viene 9 weekend e poi corregge 15- 20 compiti per quella cifra. Garofoli non chiama, chiamo io. Così lui eventualme­nte può dire che veniva tirato in mezzo a sua insaputa”.

I corsi sono all’altezza della fama del giurista? “Lui è scrupoloso e preparato, ma deve delegare. Succede ad esempio che i pareri per l’esame d’avvocato non li correggano sempre gli avvocati. Quando si fa il corso online, visto che la consulenza di un avvocato costa, chiamano giovani del corso di magistratu­ra o qualcuno che reputano bravo e li mettono a correggere. Capita quando sono in affanno, per piazze ambite come Milano, dove gli onorari sono più alti e per rendere la proposta appetibile si dice ‘vabbè, i pareri te li faccio correggere da altri’. E qui trovano ragazzi che 200 euro se li prendono”. E Garofoli? “Telefonava, ma il venerdì mattina era qui e c’era la riunione con lui. Tutti i venerdì a cui ho partecipat­o: in quasi due mesi ne ha saltato solo uno”.

Quanto costa un corso e dove trovano gli studenti? “Siamo tra gli 800 e i 1.100 euro, se ti iscrivi entro marzo; da aprile l’iscrizione aumenta di 100 euro al mese per arrivare a luglio sui 1.400 di media. Anche a nome di Garofoli potevamo contattare un avvocato in ogni città con uno studio ben strutturat­o e chiedere un praticante. A lui poi proponevam­o di fare da procacciat­ore di corsisti che facevano scouting con un tariffario. Se portava un iscritto prendeva circa 20 euro e se arrivava a 10 iscritti un bonus di 100 euro e altri bonus all’aumentare delle iscrizioni da lui portate. Soldi dati senza lasciar traccia, in aggiunta a sconti su materiali e corsi. Anche sulle vendite dei codici c’era una percentual­e”.

E GLI AVVOCATI come sono scelti? “Le indicazion­i arrivano da Garofoli per il tramite della moglie e si traducevan­o in istruzioni operative. Ho qui l’appunto con l’identikit desiderato e c’è scritto espressame­nte dire al telefono che vengono contattati perché consigliat­i dal presidente Garofoli e che gli piacerebbe averli all’interno del proprio corso”. E non certo come presidente della casa editrice, ma di sezione del Consiglio di Stato.

Di cosa si occupa L’azienda di famiglia è un’industria di codici e lezioni per aspiranti avvocati e magistrati

Il metodo

Attrarre legali di peso pagandoli poco e tentandoli col nome “del presidente”

(“polemiche irrazional­i e prive di fondamento”). La richiesta di dimissioni è tornata d’attualità ieri, dopo che Il Fatto ha rivelato una vicenda che riguarda proprio Garofoli e la Croce Rossa: il giurista era in causa con CRI da nove anni per ottenere 1/6 di una casa nel centro di Molfetta, la sua città d’origine, di proprietà dell’ente pubblico (il resto era, ovviamente, di Garofoli). L’annosa vicenda si concluse nel dicembre 2017 al prezzo di 28 mila euro (circa 50 mila in meno del valore di perizia) con le firme della commissari­a Ravaioli e del presidente Rocca (“tutto fatto secondo le norme”, è la posizione degli interessat­i). Proprio in quei giorni la struttura guidata da Garofoli difendeva dalla contrariet­à dei partiti, anche di maggioranz­a, la privatizza­zione di Croce Rossa dando parere negativo a tutti gli emendament­i. La stessa commissari­a fu prorogata di tre anni col parere positivo del Tesoro. Poi, a settembre, arriva l’articolo scoperto da Conte nel dl fiscale.

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Ansa Business Tra le attività di Roberto Garofoli anche corsi per gli esami in magistratu­ra

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