Colle, l’appello sulla manovra
Il capo dello Stato Sergio Mattarella firma la legge di Bilancio e chiede al governo qualcosa che a oggi pare quasi impossibile: “Sviluppare, anche nel corso dell’esame parlamentare, un dialogo costruttivo con le istituzioni europee”, si legge in una lettera al presidente del Consiglio. Segue l’aus picio per una manovra che difenda “il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria”. Tradurre in concreto queste richieste pare molto difficile, soprattutto perché le indiscrezioni sui possibili compromessi con Bruxelles non trovano alcun riscontro negli unici documenti ufficiali disponibili. Vediamo i punti principali ora che si è chiuso il primo tempo della partita e sta per partire il secondo, quello del passaggio parlamentare e dei disegni di legge e decreti “collegati”.
DEFICIT. Nel 2019 resterà programmato al 2,4 per cento del
Cosa c’è
Quota 100 e reddito nei testi a parte. Tasse sul tabacco, ma niente blocco per quelle locali
Pil, il governo lo ha ribadito in tutti i modi. Almeno per ora non viene rivisto.
CRESCITA. Il governo prevede che la manovra spinga il Pil dell’Italia all’1,5 per cento nel 2019. Significa che l’economia dovrebbe marciare a un ritmo quasi doppio che nel 2018: gli ultimi dati confermano una brusca frenata, a fine anno il Pil sarà aumentato, se va bene, dello 0,8 per cento rispetto al 2017. Le previsioni del Tesoro sul 2019 non sono state validate dall’autorità indipendente italiana Upb e questo rappresenta un’a ggravante per la Commissione europea nel valutare la manovra nel complesso.
PENSIONI. I dettagli della controriforma Fornero sono demandati a un apposito “co l le g at o ”. Per ora l’u n ic a certezza è che la misura costerà 7 miliardi il primo anno e poi 6,7 dal 2020 in poi. La voce che la finestra di pensionamento a “quota 100” duri un anno solo è circolata molto sui giornali ( sembra averla recepita l’agenzia di rating Moody’s) ma è, appunto, soltanto una voce. Difficile pensare che qualche emendamento parlamentare corregga un punto così rilevante.
REDDITO DI CITTADINANZA. Anche qui: tutto rinviato al “collegato” apposito. Il reddito assorbirà le risorse del Rei (Reddito di inclusione) e ha risorse aggiuntive per 6,8 miliardi nel 2019. Non potrà partire subito ma anche qui è difficile immaginare come possa diventare parte del compromesso con l’Ue: nei primi mesi del 2019 il collegato dovrà dire da quando parte il sussidio e chi ne ha diritto. Allora si potrà fare una stima di quanta parte di quei 6,8 miliardi verranno spesi, ma non prima.
TAGLI & INVESTIMENTI. Ci sono 435 milioni di euro che verranno reperiti con la “razionalizzazione della spesa” dei ministeri. Altri 822 milioni si tro- vano tagliando gli investimenti, cui se ne aggiungono 790 di investimenti riprogrammati che liberano quindi risorse nell’immediato. I nuovi investimenti però ammontano a 5,9 miliardi tra fondi aggiuntivi e fondi locali sbloccati. Questi avranno un impatto positivo sulla crescita. 0
TASSE. A fronte di forti interventi di spesa (pensioni e reddito di cittadinanza) e di qualche alleggerimento fiscale ( partite Iva tra 65.000 e 100.000 euro di fatturato), ci sono anche aggravi di imposta per le imprese. Nel 2019 vengono tolti alcuni regimi agevolati come Iri (1,9 miliardi), aiu- to alla crescita Ace (0,2 miliardi nel 2019), minore deducibilità degli ammortamenti (1,3 miliardi). Oltre ad alcune misure su settori specifici: aumento delle tasse per 0,2 miliardi sul settore dei giochi, 4,2 miliardi nel 2019 da banche e assicurazioni. Altri 348 milioni dalle sigarette, che potrebbero aumentare di 10 centesimi. Questi interventi, negativi per molte imprese, rendono ancora più difficile stimare l’impatto netto della manovra sulla crescita. Altra grande incognita: la manovra non conferma il blocco delle imposte locali (addizionali e Imu) per Comuni e Regioni, messo a suo tempo dal governo Renzi per evitare che potessero rivalersi dei pesanti tagli, che potranno quindi aumentarle, con altri effetti negativi sulla crescita finora non considerati.
SPREAD. Resta la grande incognita nel negoziato con l’Ue. Vari ministri hanno indicato quota 400 come la soglia del panico, ieri la differenza di rendimento tra debito italiano e tedesco era a 291. Comunque pericolosamente alta, secondo la Banca d’Italia. Ora che ci sono i numeri della legge di Bilancio, gli investitori cominceranno a farsi un’idea più precisa delle prospettive. E lo spread rifletterà il giudizio.
Nell’esame parlamentare, il governo sviluppi un dialogo costruttivo con le istituzioni europee
SERGIO MATTARELLA