Abolito il vitalizio, arriva la pensione integrativa
Sardegna In finale di legislatura, i consiglieri regionali presentano una leggina bipar tisan
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d’accordo, senza distinzione di schieramento e di partito. Sul finale di legislatura, i consiglieri regionali sardi presentano la leggina bipartisan con la quale a fine mandato potranno percepire una “pensione integrativa volontaria” in luogo del vitalizio, abolito, ma solo per il futuro (con la manovra del governo dovranno adeguarsi anche al passato), da una legge regionale nel 2014 insieme al repulisti di privilegi e benefit in seguito allo scandalo sui fondi ai gruppi. Peccato che una parte consistente delle risorse per accedere all’integrativa sarà pagata dai contribuenti sardi: 6 milioni per il 2018, e 1 milione all’anno dal 2019 in poi. Tutto legittimo, come spiega l’articolo della proposta di legge, in cui vengono citate le norme nazionali che consentono l’erogazione del contributo pubblico, ma discutibile sul piano dell’opportunità: è come se il vitalizio uscito dalla porta quattro anni fa rientrasse dalla finestra dell’aula regionale. La proposta di legge, spiega la relazione che accompagna il testo depositato il 16 ottobre, vuole colmare una “lacuna” che rischierebbe di “condizionare l’accesso al mandato di tutti i cittadini in parità di condizioni”.
I GIOVANI, in particolare, i lavoratori autonomi, e coloro che hanno carriere lavorative limitate si ritroverebbero a fine mandato a essere penalizzati nel cumulo pensionistico, con un “buco” contributivo difficile da colmare. Ecco perché si vorrebbe incentivare “l’iniziativa volontaria dei consiglieri di aderire a tratta- menti pensionistici integrativi” venendo incontro alle esigenze dei più svantaggiati. I costi di questa adesione “volontaria” sarebbero però a carico del Consiglio regionale oltre che dei singoli eletti. I quali, nonostante le consistenti decurtazioni intervenute con la già citata legge regionale del 2014 continuano a percepire in busta paga quasi diecimila e 500 euro mensili, comprensivi di diaria e rimborsi forfettari per i residenti fuori sede). Tutto a norma: le modalità di erogazione del trattamento (età, calcolo contributivo, diritto al beneficio) sono quelle previste per il lavoratore o comunque in genere per la previdenza complementare e stabilite dalla legge statale sulla base del calcolo delle pensioni ordinarie. Il consigliere che volontariamente aderisce a una forma pensionistica integrativa, può a richiesta usufruire di un “concorso” del Consiglio regionale che si atteggia in questo caso né più né meno come un da- tore di lavoro che concorre ai contributi. A prevederlo sono il decreto legislativo 252 del 2005, sulla disciplina delle forme pensionistiche complementari, e la riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare del ’95.
L’introduzione della misura presenta un costo ingente: 5 milioni e 882 mila euro per l’anno 2018, a valere sull’intera legislatura ormai agli sgoccioli, e un milione per ciascuno degli anni successivi, che graveranno dunque a tempo indefinito sulle casse del Consiglio regionale, e dunque dei contribuenti sardi, che per la maggior parte la pensione integrativa continueranno a pagarsela di tasca propria.
Il costo pubblico Per la misura servono quasi 6 milioni nel 2018 e un milione a regime per ogni anno successivo