Ossa in Nunziatura: i dubbi sul corpo e la pista del custode
L’inchiesta Non c’erano residui organici o altro: lo scheletro era già decomposto? L’ipotesi sulla moglie del portiere sparita negli anni 60
Il tempo per le indiscrezioni e le supposizioni sui resti umani scoperti nella Nunziatura Apostolica sta per scadere. Lunedì cominciano le perizie tecniche sullo scheletro quasi intatto e un mucchietto di frammenti ossei rinvenuti – durante una ristrutturazione – nell’abitazione del custode dell’ambasciata vaticana a Roma al civico 27 di via Po.
La Procura di Roma – che ha aperto un’inchiesta per omicidio – valuta l’ipotesi che i resti umani possano appartenere a Emanuela Orlandi (cittadina vaticana) o a Mirella Gregori (figlia di un barista di una zona vicina), le ragazze scomparse tra la primavera e l’estate del 1983. Adesso, però, va verificata pure l’oscura vicenda/leggenda della moglie di un custode che ha prestato servizio in Nunziatura dal ’65.
UN IMPRECISATO giorno, raccontano in Vaticano, la donna sarebbe sparita dopo un litigio col marito. A metà della prossima settimana si potrà rispondere a una domanda che interessa gli inquirenti, i gendarmi, la polizia, i medici: il corpo – o più di uno, forse di una donna – è stato interrato sotto il massetto, a circa quattro centimetri dal pavimento, subito dopo la morte oppure è stato occultato in seguito già decomposto? Perché attorno all’area della scoperta non c’erano residui organici, tessuti, monili. Ossa, e n i en t ’ altro. Per gli esperti lo scheletro è di una persona deceduta qualche decennio fa, non certo di più. Il Vaticano ha consentito gli scavi nell’intero stabile del custode senza trovare altri corpi o altri indizi, ma chi indaga è convinto che nei paraggi dell’ambasciata vaticana ci sia un cimitero, forse di zuavi pontifici. La Santa Sede ha ricevuto nel ‘49 in donazione Villa Giorgina, costruita nel ‘ 20, dalla famiglia di Isaia Levi e poi papa Roncalli l’ha trasformata in ambasciata nel ‘59.
Villa Giorgina e via Po 27, i luoghi creano suggestioni. Mirella era una ragazza di quindici anni che frequentava quel quartiere: la casa in via Nomentana, il bar del padre in via Volturno, l’ultimo appuntamento – annu ncia to alla mamma – in piazza di Porta Pia. All’epoca anche Emanuela era una adolescente di quindici anni con una passione per la musica, inghiottita dal buio do- po una lezione in piazza Sant’Apollinare, una telefonata alla sorella, poi oltre tr ent’anni con vari depistaggi, complotti internazionali, le piste sulla pedofilia, il ricatto al Vaticano, la Banda della Magliana, i dossier segreti – sempre smentiti – passati di pontefice in pontefice.
IN UN’INFORMATIVA de ll a Squadra mobile su Orlandi, come scritto dal Fatto, Sabrina Minardi – già amante del boss Enrico “R enatino” De Pedis – riferisce di un presunto coinvolgimento (mai riscontrato) di Giuseppe Scimone, in contatto con la Banda della Magliana e amico di “Renatino”. Minardi ricorda un palazzo con un ascensore che sbuca al piano. Tra il 1983 e il 1985, Scimone era in affitto al civico 25 di via Po, a pochi metri dalla Nunziatura. Orlandi, Gregori, vittima ignota. Oppure, stavolta, non è stato il maggiordomo, ma il custode.
Test da lunedì Nella guardiania non c’è altro, ma nei paraggi potrebbe esserci un cimitero sconosciuto