Quante sono le bugie che raccontiamo a noi stessi per dare senso alla nostra vita?
Cosa ci troveranno da ridere non si sa. Rizzoli Lizard pubblica in volume due storie di Gérard Lauzier, fumettista e regista francese, e affida gli apparati redazionali a due acuti analisti del fumetto, Boris Battaglia e Raffaele Alberto Ventura. Che producono eccellenti saggi, fondamentali perché il lettore possa apprezzare
Sono un giovane mediocre. Ma più volte collocano il volume in un genere, quello umoristico, che poco pare coerente con l’opera, satira sociale spietata perché didascalica, che sembra parodia ma soltanto perché frutto di una acuta osservazione.
Lauzier, morto nel 2008, ha lavorato anche per il cinema ma resta legato soprattutto ai suoi fumetti, poco classificabili per gli standard francesi. Questi due racconti lunghi seguono il diario di Michel Choupon, giovane di provincia con ambizioni da intellettuale, che nella Francia spossata dal lungo Sessantotto crede di poter trovare un ruolo sociale (e molte donne) con qualche citazione e parecchia spocchia. Nel sesso come nella vita, Choupon ha molte fantasie e quan- do deve concludere si rivela sempre al disotto delle aspettative, degli altri e delle sue. Lo ritroviamo dieci anni più tardi, sposato, con figli, a coltivare un ruolo da intellettuale di provincia (ridotto a fare lo scenografo pur di stare nel “giro”) che coltiva la più borghese delle fantasie di evasione, il tradimento della moglie. Tutto è in prima persona, il lettore prova prima rabbia, poi pietà poi disprezzo per la quantità di bugie che Michel Choupon racconta a se stesso e agli altri per dare una parvenza di senso alla sua piatta vita. E Lauzier instilla pagina dopo pagina una consapevolezza nel lettore: siamo tutti Michel Choupon. E non c’è proprio niente da ridere. O forse sì.