Game of Trump: embargo e sfottò al nemico Iran
“Sanctions are coming” lo sfottò di Donald parafrasando “Game of Thrones”
Nessuno credeva ch el' A mmini strazio n eT rump avrebbe posticipato l' embargo del petrolio iraniano dopo essere uscita nel maggio scorso dall'accordo sul Nucleare voluto e firmato dall'ex presidente Obama nel
2015 assieme al quartetto europeo e alla Russia.
L' implementazione, che decorre dal prossimo lunedì, era già stata annunciata quando, dopo la clamorosa decisione del ritiro statunitense, tre mesi fa entrò in vigore il primo pacchetto di restrizioni economiche. Quello attuale è finalizzato soprattutto a impedire l'acquisto del greggio di Teheran da parte delle nazioni che usano il sistema bancario statunitense. Nel memorandum viene specificato l’ingresso nella blacklist dell’Irisl (Islamic Republic of Iran Shipping Line), ov- vero la Marina mercantile del Paese, della South Shipping Line Iran (Ssli) e delle loro affiliate. L'obiettivo della Casa Bianca – Sanctions are coming, lo sberleffo su Twitter di Trump a Teheran, parafrasando il motto della nota serie tv Game of Thrones, Winter is coming – è di indebolire il più possibile l'economia della teocrazia islamica, quinta produttrice mondiale di petrolio, per aumentare il malcontento degli iraniani e spingerli a ribellarsi contro il regime quarantennale degli ayatollah, considerato il nemico numero uno non solo da Trump ma anche dagli israeliani e dai sauditi, i principali alleati di Washington nella regione. I nomi delle istituzioni finanziarie iraniane che gli Stati Uniti hanno messo nella lista nera non sono stati resi noti. Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha tut- tavia esentato dal piano 8 Paesi, nessuno però membro dell'Ue che quindi dovrà astenersi dal comprare olio e gas, pena multe assai salate e lo stop dei rapporti commerciali con Washington.
POMPEO NON HA fatto il nome di questi Paesi, ma è quasi certo che tra questi ci siano Giappone, India, Corea del Sud e Turchia.
Qualche ora dopo le affermazioni di Pompeo, le parole del ministro dell'Energia tur- co, Fatih Donmez, hanno di fatto confermato che Ankara ha ottenuto una deroga, probabilmente come ricompensa per aver scarcerato e consentito il ritorno negli Usa del pastore evangelico Andrew Brunson (accusato dai turchi di legami con il golpisti) e per non avere rese pubbliche le registrazioni audio nelle mani degli inquirenti turchi dell'efferato omicidio del giornalista dissidente Khashoggi, fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul da una squadra di fe- delissimi del principe ereditario Mohammed bin Salman, che Trump e il premier israeliano Netanyahu ritengono un argine contro l'espansione dell'influenza iraniana in Medio Oriente. L'Iran si sta scontrando con Ryad sui terreni di paesi terzi come Siria, Libano e Yemen. “Questa parte della campagna d'embargo è volta a privare il regime delle entrate che usa per diffondere morte e distruzione in tutto il mondo”, ha detto Pompeo.
L'Iran ha detto di non essere preoccupata per la re-imposizione delle sanzioni, che riguardano anche le industrie navali e gli istituti bancari.
Del resto è dalla rivoluzione khomeinista del 1979 che la popolazione iraniana sperimenta le conseguenze delle sanzioni americane, buona parte delle quali erano state revocate con la firma dell'accordo sul nucleare nel 2016.
L'Iran produce quasi il 4% della fornitura giornaliera di petrolio del mondo e negli ultimi 30 anni ne ha esportato in media due terzi di questo, Stati Uniti esclusi. Durante la metà degli anni 70 ci fu il periodo di massima espansione del settore petrolifero iraniano che forniva il 10% della produzione globale. Gli ayatollah sono sempre riusciti a eludere in parte le imposizioni del “Grande Satana” attraverso lo spegnimento dei transponder della propria flotta che include più di 30 superpetroliere, usando alternative al dollaro per i pagamenti, o vendendo petrolio grezzo a raffinatori privati, in grado poi di farlo arrivare a destinazione.
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