MA QUI L’UNICA “IDEOLOGIA” È IL FANATISMO PRO CEMENTO
Èabbastanza evidente che l’alleanza gialloverde ha portato al governo una squadra deludente per coerenza, competenza e chiarezza di idee. Ma non è uno scherzo della storia. Il livello della classe dirigente è questo e la vicenda del Tav Torino-Lione lo conferma. Sono soldi buttati. Ma la variopinta alleanza tra partito del cemento e provincialismo piemontese pensa di riuscire nello spreco faraonico al servizio di carriere politiche miserabili accusando il Movimento 5 Stelle. Inventano un partito del “no a tutto” e gli contrappongono competenza, razionalità e progresso. Ideologia pura. Anche un piemontese non provinciale come l’ex direttore di Repubblica( e de La Stampa) Ezio Mauro ha versato lacrime sulla perdita “dell’appuntamento con il progresso” e sul “totem ideologico” che sarebbe il no al Tav.
MAGARI AVESSE RAGIONE. Ma è il partito del Sì a incarnare il fanatismo. Chiedete per esempio al sussiegoso Paolo Foietta, l’uomo dell’Osservatorio, quello che “mi ha nominato Mattarella” e che, messo lì dai governi Pd a fare la guardia all’affare si offende se il governo gialloverde lo ignora. Chiedete a Foietta, l’uomo che predica l’apertura alla Francia senza sapere il francese, se la nuova ferrovia porterà merci o persone. Su una ferrovia o vanno i passeggeri a 300 all’ora o le merci a 80. I competenti, tutti presi dal progresso, non hanno ancora deciso.
Se il problema è il partito del “No a tutto” – già asfaltato sulle trivelle, sullo stadio della Roma, sul Terzo Valico, sul Tap, sull’Expo di Milano – perché il partito del “sì a tutto ciò che è costruito da aziende che finanziano i partiti” da oltre vent’anni, governando, non trova il coraggio di fare davvero la Torino-Lione? Semplice: non hanno un’idea di che cosa stanno facendo. E continuano a finanziare progetti, studi preliminari, analisi di mercato, attività lobbistiche, tutto ciò che fa vivere il mondo di mezzo di architetti, ingegneri, avvocati e burocrati. Battersi per un’opera è un mestiere. La manifestazione per il Sì di ieri a Torino (la racconta a pagina 5 Andrea Giambartolomei) doveva essere la nuova marcia dei 40 mila, anzi dei 100 mila, anzi delle 545 mila aziende di Torino, Milano e Genova, disperate (dicevano) perché da vent’anni attendono una ferrovia che le colleghi alla Francia. Erano 500, gli altri si sono spaventati sentendo il governatore Sergio Chiamparino dire “ce la paghiamo da soli”.
FOIETTA È QUELLO che ha scritto in un documento ufficiale che il Tav Torino-Lione è stato progettato su previsioni di traffico completamente fantasiose “però lo facciamo lo stesso”. Il governo nomini al suo posto un bambino di otto anni (non sarà meno attrezzato di certi ministri) e mandi lui all’Osservatorio. Chiederà: ma voi le merci come le portate in Francia? Col camion. E perché volete le ferrovia merci? Perché i camion inquinano e noi industriali rispettiamo l’ambiente. Ma lo sapete che la ferrovia c’è già e che in pochi anni ha dimezzato il traffico merci così come tutta la rete ferroviaria italiana? Certo che lo sappiamo, spostare le merci dal camion al treno è una rottura di scatole e le Fs non sono attrezzate per farlo. E quando ci sarà la nuova linea? Uguale, però potremo andare da Torino a Parigi in tre ore e mezzo. Ma allora il Tav è per i passeggeri? Boh. Sì, è l'ideologia che ci rovina. Quella del cemento. Quella delle supercazzole del presidente della Confindustria Vincenzo Boccia, che predica che dobbiamo aprirci all’Europa con una ferrovia. Ma quando mai. La Confindustria, quando erano soldi suoi, si è aperta all’Europa con un semplice computer, triangolando con Londra la falsificazione delle copie vendute dal suo quotidiano Il Sole 24 Ore.
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