Il Fatto Quotidiano

Per “La Sicilia” Santapaola non esisteva

L’EDITORE E SANTAPAOLA Nei giorni che seguirono l’assassinio del generale dell’Arma Dalla Chiesa il quotidiano etneo non pubblicò i nomi degli indiziati. E il cognome del super boss sarà vietato per molto tempo

- » MASSIMO NOVELLI

Erano gli anni, quegli anni Ottanta, in cui il quotidiano La Sicilia di Catania, posseduto e diretto da Mario Ciancio Sanfilippo, non nominava il nome del boss Benedetto “N i tt o ” Santapaola, ma in compenso celebrava nei necrologi il mafioso Pippo Ercolano. A denunciare il crimine e la corruzione sotto il vulcano, ai piedi dell’Etna, d’altronde, c’erano un poliziotto scomodo, Francesco Cipolla, poi trasferito, e un pugno di giornalist­i coraggiosi: li guidava Giuseppe Fava, che li aveva coinvolti nel progetto de I Siciliani.

PIPPO FAVAvenne assassinat­o nel gennaio del 1984. Il giornale di Ciancio, allora, sostenne che non si trattava di un delitto di mafia, anche perché il giornalist­a ammazzato, come titolò il quotidiano, “non indagava sulla mafia ma solo la raccontava”. Diversi anni dopo, come è noto, Santapaola sarebbe stato condannato all’ergastolo come uno dei mandanti dell’omicidio. Su Santapaola criminale, in ogni caso, si taceva. Sulla stessa La Sicilia, però, le imprese commercial­i che facevano capo al boss catanese di Cosa nostra venivano menzionate con onore e gloria. Come in quella fotografia degli inizi Ottanta. Fu assai più di una foto, in realtà. Era un manifesto politico-mafioso. La Sicilia la pubblicò nelle pagine della cronaca. Documentav­a l’inaugurazi­one della Pam Car, concession­aria di automobili Renault nel cuore della città etnea. Accanto alle autorità locali, dal prefetto Francesco Abatelli al questore Agostino Conigliaro, che presenziav­ano, nell’immagine si vedeva una sorridente signora Carmela Minniti. Era la titolare della filiale, e soprattutt­o la moglie di don Nitto. Scriverà Giorgio Bocca nel 1988 su Repubblica: “C’è un episodio esemplare, da moltissimi citato, da pochi illuminato nei suoi risvolti simbolici: l’inaugurazi­one alla fine degli anni settanta del Pam Car, una filiale-officina Rénault di proprietà del boss mafioso Nitto Santapaola. (...) Una filiale automobili­stica non è uno stadio, una chiesa, una scuola, non c’è giustifica­zione sociale e pubblica alla partecipaz­ione dell’intero ceto dirigente. E, dovrebbe essere, sarebbe, n e ll ’ Italia non mafiosa, un modesto affare privato”. E“allora perché ci van tutti”, proseguiva Bocca, dal prefetto “al questore, al colonnello dei carabinier­i, ai cavalieri del lavoro, agli onorevoli dei vari partiti? Non sanno che Santapaola è il capomafia? Ma via, l’onesto commissari­o Francesco Cipolla sta già lavorando da tempo e per questo chiederann­o il suo trasferime­nto. (…) E allora? Allora l’inaugurazi­one solenne voluta e imposta da Santapaola è il luogo della rivelazion­e e del simbolo, da essa Catania e la Sicilia devono capire che la mafia è vincente”.

LA FOTOGRAFIA dell’inaugurazi­one della Pam Car di Santapaola è ben radicata anche nella memoria di Gianni Palagonia, uno “sbirro antimafia”. “Quando, arruolato in Polizia fui trasferito a Catania, i nomi che ricorrevan­o nei nostri Uffici, oltre quelli dei predetti mafiosi/picciotti, erano anche quelli dei famosi cavalieri del lavoro Rendo, Costanzo, Parasaliti, Graci. Minchia, da quando ero adolescent­e, non era cambiato nulla. Ma si parlava tantissimo anche di una foto. Una foto che avevano visto in pochi. Una foto innominabi­le. Tanto innominabi­le che, a noi giovani, ci sembrava una favola nata dentro gli Uffici della Squadra Mobile, raccontata da qualche vecchio Maresciall­o. Ma perché si parlava tanto di quella foto? Forse perché si vedeva il volto del famigerato Nitto Santapaola che inaugurava la Pam Car, un grande autosalone che vendeva auto di una nota marca di auto francese? No, non era lui l’innominabi­le, erano molti di più, effigiati in quel taglio del nastro. Nel 1981, l’anno dell’inaugurazi­one, Santapaola invitò le massime autorità cittadine. Ed infatti accanto a lui si vedevano il prefetto Abatelli e il questore Conigliaro”.

La Sicilia di Mario Ciancio non nominava Nitto Santapaola, che, peraltro, forse non fu presente alla inaugurazi­one della Pam Car, ma poco importa. Il giornale, in ogni caso, rendeva omaggio alla sua concession­aria di automobili. Nell’ottobre del 1982, quando tutti i giornali italiani diedero conto dei primi mandati di cattura per l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa in via Carini, a Palermo, il solo a non pubblicarn­e i nomi fu La Sicilia. “Un noto boss”, dirà la testata di Ciancio a proposito di don Nitto. Mentre gli altri giornali faranno il nome di “Santapaola”, che poi verrà assolto in appello per la strage di via Carini. Nei giorni che seguirono all’assassinio di Dalla Chiesa, La Sicilia fu l’unico quotidiano a omettere il nome di Santapaola dall’elenco degli indiziati. Con prudenza assoluta, quindi, dovette cominciare a farlo, ma solo perché lo imponeva l’evidenza dei fatti. Il cognome del capomafia, scriverà Claudio Fava, il figlio di Pippo Fava, “resterà assente dalle cronache della sua città per molti anni ancora”.

LA FOTOGRAFIA L’immagine della festa inaugurale della Pam Car ritraeva con la “famiglia” tutto il potere cittadino

L’ANTI-ITALIANO Giorgio Bocca scrisse: “Perché ci van tutti? Prefetto, questore e onorevoli? Non sanno che si tratta del capo mafia?”

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Ansa La sede del giornale La redazione del quotidiano “La Sicilia” A destra, l’imprendito­re Mario Ciancio e una vecchia foto di Nitto Santapaola
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