Il Fatto Quotidiano

Paolo Fresu: “La mia musica è impegno”

Paolo Fresu Da domani in libreria “Poesie jazz per cuori curiosi”, scritti accompagna­ti dai disegni dell’illustratr­ice Anna Godeassi

- » DILETTA PARLANGELI

Paolo Fresu ha negli occhi le curve aspre della Sardegna di terra e il respiro aperto degli affacci sul mare. Nelle mani la grazia, a stridere col fiato fiero, potente. Come il suo modo di occupare lo spazio: solido di certezza e leggero di fanciullez­za. Un certo spirito da folletto dei boschi che traspare quando è sul palco come nelle parole scritte, quelle di Poesie Jazz per cuori curiosi. Il libro, in uscita per Rizzoli domani, non è la prima prova letteraria del musicista, ma è l’incontro dei suoi scritti con l’abilità immaginifi­ca di Anna Godeassi, illustratr­ice con la quale trova “assonanza estetica ed emozionale”. E si vede. Il tratto di lei acciuffa l’attenzione per la collottola e la riporta alle parole, per lasciarla andare, in una danza di cuccioli che si allontanan­o dal nido materno. “Il processo ha seguito diverse strade: scrivevo cose che a lei ispiravano illustrazi­oni, ma è capitato anche il contrario – racconta – U n’osmosi molto interessan­te”.

Le sue son braccia rubate ai campi per davvero: il padre non la voleva pastore e forse per questo, scrive, è diventato musicista. E le parole, cosa sono?

Scrivo quello che sento, ho un approccio molto musicale alla scrittura. Molte le parole che appunto: ho un archivio di pagine strappate alle riviste trovate su treni e aerei e dove ne ho fermate alcune a penna. Al computer invece scrivo velocissim­o, mi ci prendono in giro.

Sul serio?

È che ho la pretesa di scrivere alla stessa velocità del pensiero, azzerando lo scarto con l’esecuzione. Che poi è quello che succede con il jazz: a parte il lavoro di conoscenze e preparazio­ne prima, poi è istinto. Pensi e fai.

Diceva di appunti: il libro ha anche l’aspetto di un diario (di bordo). Nonostante il titolo, non ho affatto scritto avendo in mente la forma poesia, per la quale nutro molto rispetto. Sono affezionat­o ai poeti sardi del Settecento e dell’Ottocento e mi piacciono le gare di poesia contempora­nea. Ho inteso la poesia nel senso di qualcosa che ha a che fare con il suono. Il sardo è molto musicale, anche nella scrittura.

Tante forme nella scrittura e tante ispirazion­i: Billie Holiday, ma anche Hendrix.

Della musica seguo mille cose. Non ho la necessità di distinguer­e generi e allontanar­li l’uno dall’altro. Non mi piace l’idea di dividere in sottosezio­ni, né tanto meno dire che il Jazz sia meglio di chissà cos’altro. Lo stesso vale per l’arte: non esistono confini, nessuna sfera di Empedocle. Se c’è una cosa che spero si possa evincere da questo libro, quella è l’idea di passione, curiosità, scoperta.

Sostiene che ogni cosa ha un costo. Lei è da sempre volto di un certo tipo di impegno: è anco-

ra disposto a pagare?

Sì, sono ancora disposto. Quando l’anno scorso mi sono schierato per lo Ius Soli è stato il momento in cui mi sono accorto di quanto avrei potuto pagare e non nego che gli attacchi sul web mi abbiano ferito. Credo che la musica non sia sufficient­e a giustifica­re quello che facciamo. Bisogna schierarsi, condivider­e un senso.

Ha risposto agli hater proponendo di rimborsare loro i dischi acquistati: qualcuno ha accettato?

No, nessuno ha poi voluto i soldi indietro. Gli ha tera basso costo sono quelli che poi abbassano lo sguardo. Quando ricevi migliaia di in- sulti irripetibi­li un attimo di smarriment­o ce l’hai, ma poi si elabora. La riconcilia­zione, parola sulla quale rifletto anche nel libro, intendendo­la oltra il suo senso cristiano, è la prefazione per quello che viene dopo. Le cose vanno vissute nella loro totalità: il modo per raccontare la nostra vita è vedere la vita stessa.

Ha digiunato per lo ius soli, è salito sull’ Aquarius. Quanti dei suoi colleghi la pensano come lei, ma tacciono?

Qualcuno, probabilme­nte per paura di perdere il lavoro. Esistono persone che possono rischiare maggiormen­te, ma spesso manca la voglia di schierarsi che è necessaria. Dovremmo essere molti di più. Per quanto mi riguarda, l’idea che qualcuno mi dia addosso mi fa sentire ancora più vivo. Lo farò in maniera ancora più veemente, le occasioni non mancano di certo.

Intende con questo governo? Che si fa?

Ci dimentichi­amo cos’han- no fatto i nostri padri. Io vivo anche a Parigi e so che senso del manifestar­e hanno in Francia. È necessario rimboccars­i le maniche quanto più si può. Il giorno in cui ho digiunato per 24 ore, me lo sono chiesto se fossi un cretino, ma su certe cose bisogna andare avanti.

Si interroga sempre nel libro, sul termine “partigiano”. Può essere colui che parte? “Colui che decide di uscire allo scoperto per dichiarare la propria appartenen­za a un’idea o a un sogno?”

Su certe cose non si può discutere. Nonostante il tema della migrazione sia molto più complicato di quanto si pensi, non si può discutere sulle leggi del mare o sul fatto che una persona non possa essere lasciata morire. Queste sono cose fondamenta­li, e su queste cose ci vogliono posizioni nette e intransige­nti.

Come ha spiegato a suo fi- glio del digiuno?

Non c’è stato bisogno di spiegare niente, metà dei bambini nella sua classe vengono da altri Paesi nel mondo e ha visto come viviamo in casa, a partire dalla musica, concepita come apertura. Quando ci pone domande precise, rispondiam­o. Al momento dell’attentato a Charlie Hebdo, noi eravamo a Parigi, lì vicino. Siamo usciti per strada e lì, sì, in quel caso è stato difficile spiegare. Quando si spiega con difficoltà significa che è già stato fatto un danno. E questo è un altro problema: troppe spiegazion­i e poco vissuto. Ciò che non si vive, non si riconosce: questo porta a un racconto corroso e di parte. Servono cambiament­i sociali, movimenti. Al di là dei risultati elettorali, la cosa più importante della società è la forza di un pensiero collettivo .

DALLA TROMBA ALLA LOTTA “Quando ho digiunato per lo Ius Soli è partita un’aggression­e sul web quindi significa che è servito” Su certe cose non c’è alcuna discussion­e possibile, non ci può essere dialogo sulla legge del mare, sull’obbligo di salvare vite umane: servono posizioni nette

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Agf/Ansa Quanto fiato Un’esibizione del grande musicista Paolo Fresu alla Chiesa di San Carpoforo, a Milano
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