Il Fatto Quotidiano

Marotta all’Inter, si rischia il “pacco”

- » PAOLO ZILIANI

C’è maretta all’Inter. Anzi, c’è Marotta. Che poi è la stessa cosa. Perché hai voglia di spiegare ai tifosi della Beneamata che Giuseppe Marotta, per gli amici Beppe, 61 anni, in predicato di diventare il nuovo d.g. interista, è il dirigente che ha portato la Juventus di Andrea Agnelli alla conquista dei 7 scudetti consecutiv­i e potrebbe essere, quindi, il tanto atteso Messia del rilancio nerazzurro. Non li convincera­i mai. Perchè la storia dice che nell’ultimo mezzo secolo, quando un pezzo grosso si è trasferito armi e bagagli dalla Torino bianconera alla Milano nerazzurra, la fregatura è sempre stata dietro l’angolo. Se togliete Ibrahimovi­c e Vieira, fuggiti all’ombra del Duomo di loro spontanea volontà dopo il tornado di Calciopoli 2006, l’Inter dalla Juve non ha fatto che ricevere bufale.

All’inizio fu Pietro Anastasi. Che nell’estate del ’76 aveva 28 anni e alla Juve era entrato in conflitto con Boniperti per motivi disciplina­ri. All’Inter (presidente Fraizzoli, allenatore Chiappella) non parve vero accaparrar­selo per 800 milioni più Boninsegna, che andava per i 33, era amatissimo dai tifosi ma inviso a Mazzola, ras della squadra. Fu una tragedia. Bonimba alla Juve fece gol a raffica e vinse due scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Ue- fa mentre Anastasi all’Inter sembrò un ectoplasma, due stagioni, 46 partite e 7 gol.

TEMPOnove anni e l’Inter ci ricasca portando alla Pinetina, carico di gloria e trofei, il 31enne Marco Tardelli: leggenda vera, ma sfiorita. Come Anastasi, Tardelli timbra malinconic­amente il cartellino per due stagioni, già pronto per il canto del cigno al San Gallo. Detto di Luigi De Agostini, il terzino che arriva via Juve nell’estate del ’92 per poi finire subito alla Reggiana, sempre nel ’92 giunge a vestire il nerazzurro nientemeno che Totò Schillaci, 27 anni, stella di “Italia 90” non più tardi di due anni prima. Boniperti se ne sbarazza per la burrascosa situazione familiare in cui Totò sta naufragand­o: Pellegrini e Bagnoli lo accolgono a braccia aperte ma lui è una delu- sione. In due campionati gioca 30 partite in tutto, segna 11 gol e vince una Coppa Uefa, ma sempre da controfigu­ra di se stesso: c’è il Giappone che lo aspetta, e si vede. Passano sette stagioni e nell’estate del ’99 ecco accomodars­i in panchina, direttamen­te dalla panca juventina, sua maestà Marcello Lippi. Cinquantun­o anni, lui pure carico di trofei: c’è chi non crede ai propri occhi. É Massimo Moratti ad ingaggiarl­o, ma il fallimento è totale. Lippi all’Inter dura un campionato più una partita del secondo: Reggina-Inter 2-1, al termine della quale dice che la società dovrebbe prendere i giocatori a calci in culo, facendosi esonerare. Per la cronaca: Angelo Peruzzi, il grande portiere che l’aveva accompagna­to nel viaggio Torino-Milano, aveva capito tutto e chiusa la prima stagione s’era fatto spedire a Roma, sponda Lazio.

Bisognereb­be parlare anche di Edgar Davids e di Fabian Carini, “pacchi” juventini d’inizio millennio, ma forse è meglio evitare. Di certo, il solo “gobbo” rimasto nel cuore del popolo bislerone è lui, Giovanni Trapattoni; che arrivato all’Inter 47enne lavorò duro 5 stagioni conquistan­do – erano i tempi del Milan di Sacchi – lo scudetto dei record, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Soprattutt­o, sembrando quello di sempre. Uno bravo, insomma.

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LaPresse Libero Beppe Marotta
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