Democratiche, passionali e snob: c’è di tutto sul carro a 5 Stelle
C’è quella con laurea, master e dottorato, che parla tre lingue e appartiene alla borghesia bene. E poi quella col diploma, lavoratrice autonoma o precaria. C’è quella freddina dal profilo liberale, tutta meritocrazia e internazionalismo, e quella appassionata che invece la scienza la guarda con diffidenza, si veste un po’ fricchettona e il figlio lo vaccina, ma non troppo contenta. Sono le donne grilline, a differenza delle leghiste più difficili da incasellare: arrivano da sinistra e da destra, democratiche o robespierriane, un po’ snob o nazionalpopolari, voce bassa o megafono per urlare.
IL MOVIMENTO 5STELLE le ha attratte insieme perché prometteva meno corruzione e più talento, ma anche lotta ai colossi farmaceutici e ghigliottina ai privilegi da casta. Andare al governo le ha un po’ cambiate: le prime hanno dovuto togliersi il vestito bene e, specie da sindache come Appendino e Raggi, sporcarsi le mani, tra voragini e buchi di bilancio, topi e alberi caduti. Le seconde si sono un po’ “ripulite”, forse anche grazie a stipendi che mai avevano visto, e hanno preso un’allure governativa, accantonando per sempre dubbi su chemio e vaccini e puntando su pulizia, buona amministrazione e redistribuzione. Ma se dovessimo dire che esiste un femminismo a 5 Stelle, la risposta è (ancora) no. Le donne del Movimento non hanno mai puntato su temi “femminili”. Da un lato giustamente, perché spesso le questioni di genere sono un infelice ghetto in cui le donne si recludono mentre gli uomini si dedicano felicemente al potere. Dall’al tr o però un po’ meno giustamente: fare della battaglia per l’uguaglianza e i pari diritti, il lavoro femminile e gli strumenti per la conciliazione, contro violenza e ritorni all’indietro (vedi Pillon) renderebbe il Movimento più rosa di quello che non è. E magari le unirebbe finalmente tutte, liberali e radicali, razionali e passionali.