Il Fatto Quotidiano

“In Germania negano ancora l’esistenza delle cosche”

- G. CAL.

“Attenzione: la mafia c’è anche in Germania ma là si nega l’esistenza del fenomeno”. La giornalist­a e scrittrice Petra Reski, segue da molti anni le vicende relative a Cosa nostra in Italia e fiuta il pericolo: “Anche da noi i boss vanno a braccetto con la politica”.

Dalle cronache è passata al romanzo. Come mai questa scelta? Per arrivare a un pubblico più largo, per sensibiliz­zare l’opinione pubblica sia tedesca sia italiana maggiormen­te di quanto già lo sia. È il mio contributo, frutto di vicende che seguo da vicino sin dal 1989”. Sceglie come protagonis­ta una procuratri­ce italo-tedesca. Si è immedesima­ta?

In parte sì, certamente. Volevo creare un ponte tra Italia e Germania attraverso il protagonis­ta positivo del racconto. E poi c’è anche un altro significat­o: la mafia è un fenomeno europeo, non riguarda soltanto l’Italia. Sottovalut­are questo aspetto può essere molto pericoloso.

La impegnerà per diverso tempo, dal momento che è annunciat a come una saga. Quanti ne scriverà? Non lo so, in Germania siamo già al terzo libro. Quando ho cominciato non avevo contezza di questo, ma la serialità mi ha alleggerit­o, non ho avuto l’ansia di mettere tutto in un libro solo. C’è anche, tra le righe, un ’accusa alla stampa.

Mi pare che gli organi d’informazio­ne non sempre abbiano accolto bene chi si occupava di mafia e politica, dal processo Andreotti a quello della Trattativa. È frustrante la poca eco in stampa e opinione pubblica. Tutto è stato sempre edulcorato in television­e. Invece va sostenuto chi come il pm Nino Di Matteo ha supportato un peso non indifferen­te. Comunque, credo che gli italiani abbiano ben presente il rapporto tra mafia e politica, più dei tedeschi.

Il protagonis­ta negativo è questo ministro alla sbarra, Enrico Gambino. A chi si è ispirata?

È un misto di varie personalit­à, forse maggiormen­te ispirato a Marcello Dell’Utri.

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