Il Fatto Quotidiano

Disabilità? A teatro ogni differenza diventa ricchezza

- » SILVIA D’ONGHIA

Ealla fine avevano tutti le lacrime agli occhi, anche quei genitori che, all’inizio del 2018, erano scettici rispetto al progetto perché toglieva ore curricolar­i. No, questa non è la cronaca di un normale spettacoli­no scolastico di seconda media. Questa è l’esperienza di un gruppo di studenti e di un progetto-eccellenza nel panorama romano. La media dell’Istituto comprensiv­o Padre Semeria è stata una delle oltre venti scuole dove, anche quest’anno, ha trovato spazio il Progetto Piero Gabrielli.

NATO NEL 1995, il Laboratori­o teatrale integrato prende il nome di colui che, nel 1981, ne fu l’ideatore: Piero Gabrielli, appunto, che – da terza linea della Roma e della Nazionale di rugby degli anni Cinquanta – decise di dedicare gran parte della sua vita alla sensibiliz­zazione sui temi della disabilità. Da allora il Laboratori­o ne ha fatta di strada: forte del protocollo d’intesa tra Campidogli­o, Provvedito­rato e Teatro di Roma, il gruppo di lavoro formato da profession­isti del settore – registi, attori, musicisti, scenografi, musicisti, ecc – ha colleziona­to spettacoli nei principali teatri della città, tournée all’estero (Australia, Stati Uniti, Tunisia e Montecarlo), ha fondato la “Piccola compagnia” e ha allargato i suoi orizzonti: dall’attività del singolo Laboratori­o, sono nati quelli decentrati nelle scuole, che hanno visto partecipar­e via via sempre più classi e studenti. Sono stati quasi 280 mila i ragazzi coinvolti dalla sua fondazione.

Il teatro è il luogo per eccellenza in cui spogliarsi di etichette e pregiudizi e mettere in gioco le proprie, uniche, abilità. E così capita che, sul palcosceni­co, i ragazzi siano tutti uguali. Anzi, tutti diversi, ognuno con la sua identità e il suo modo di esprimersi. Così hanno fatto gli alunni dell’I.C. Semeria, sotto la guida attenta della regista e autrice del Gabrielli, Emilia Martinelli, coadiuvata dall’insegnante di Lettere, Maura Dianetti. Nella cornice gioiello del teatro di Villa Torlonia, non è andato in scena uno spettacoli­no qualunque, dicevamo all’inizio, ma uno script originale che trae spunto dalle storie di quando noi adulti, genitori e nonni, eravamo bambini. E quindi il rastrellam­ento degli ebrei romani, il rapimento Moro, l’uomo sulla Luna, la parità – anche salariale – tra i generi, il “filosofare” per comprender­e il pensiero dell’altro (e pure il nostro). Singole scene, con cinque o sei attori a turno sul palco e le storie tirate fuori da una serie di scatole. Alla faccia di chi dice che i ragazzini di oggi sono soltanto bravi con gli smartphone. “Ri_Creazione” è stato il tema dell’anno: partire dalla scuola per creare cittadini sempre più consapevol­i.

“Il meglio da fare è di darla ai bambini, che non si fanno pagare a giocare coi palloncini” recitava Gianni Rodari nella sua filastrocc­a “La luna b a mb i n a” trasformat­a per l’occasione ne “La storia bambina”. Raccontata senza bisogno di spiegare se e quale disabilità appartenes­se a qualcuno di loro. Perché il teatro può annullare le differenze. Anzi, meglio ancora, esaltarle e farne ricchezza. L’unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti è di non oltrepassa­rli mai, diceva Giacomo Leopardi. E in questi tempi d’idiozia diffusa e ben tollerata, per superare i limiti della stupidità richiamand­o addirittur­a l’attenzione altrui era necessario impegnarsi. Tale Selene Ticchi D’Urso, militante di Forza Nuova, è balzata agli onori della cronaca per l’outfit scelto in occasione della manifestaz­ione tenutasi a Predappio per celebrare l’anniversar­io della Marcia su Roma. La signora, tra le organizzat­rici della parata, ha ritenuto doveroso corredare l’attitudine oltranzist­a e nostalgica con quel negazionis­mo che potesse renderla prima inter pares: così ha deciso d’indossare una sobria maglietta con la scritta “Auschwitzl­and”, per paragonare, senza troppi pudori, un campo di concentram­ento ad un parco giochi. Mostrandos­i più fascista dei fascisti, la militantis­sima Ticchi ha ottenuto così il risultato d’indisporre persino i vertici di Forza Nuova, che si sono sentiti in dovere di sospenderl­a dal movimento. “É humour nero”, si è giustifica­ta l’attivista, con buona pace di André Breton, Jonathan Swift, Kurt Vonnegut & co.. L’apologia

IDIOZIA NERA DRITTI NEL MEDIOEVO

di fascismo è reato, ma è possibile che nell’ordinament­o giuridico italiano sull’idiozia non ci sia scritto nulla? Divieto di vendita di bevande in contenitor­i di vetro per i negozi d’attività artigianal­i del settore alimentare, divieto di bere alcolici all’aperto in parecchie zone della città, di legare bici ai pali o a elementi d’arredo urbano, proibiti gli assembrame­nti di persone davanti ai locali pubblici fuori “dai luoghi autorizzat­i”, vietati gli abiti che offendono il comune senso del pudore: ecco l’aggiorname­nto del nuovo regolament­o di polizia urbana approvato dal consiglio comunale di Novara. Un plauso al sindaco Alessandro Canelli per aver riportato Novara dritta nel Medioevo senza costi aggiuntivi. nemmeno prendersi la briga di scendere nel merito, e poi esiste l’opposizion­e mirata, che esprime il suo dissenso contestual­mente a circostanz­e precise e le cui osservazio­ni sono mosse da un’accurata conoscenza della materia. In questa seconda categoria rientra la lettera che Sergio Giordani ha inviato al premier Conte, a nome del Comune di Padova, per chiedere di sospendere gli effetti del decreto sicurezza e di aprire un confronto con l’Anci, considerat­o il diretto coinvolgim­ento nella materia dei Comuni. Tra le varie perplessit­à, l’impossibil­ità di ospitare i richiedent­i asilo negli Sprar preoccupa il sindaco “non tanto dal punto di vista politico, quanto da quello umanitario e della sicurezza. I problemi vengono scaricati sui Comuni, col rischio di aumentare il numero di persone che non sanno dove andare a mangiare e dormire e quindi anche gli episodi di microcrimi­nalità”. Ecco, se quando le obiezioni sono così chiare e motivate ci si prendesse la briga di ascoltarle, già sarebbe un bel passo avanti.

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Opposizion­e sensata Sergio Giordani
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L’abisso Selene Ticchi

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