Il Fatto Quotidiano

I nuovi mutui iniziano a salire ma non è colpa dello spread

La fine del Quantitati­ve easing potrebbe incidere sui prestiti e per chi sceglierà il tasso fisso

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Mutui, che fare? E questa volta non si tratta tanto della fatidica domanda che angoscia gli aspiranti mutuatari: è meglio il fisso o il variabile?

A turbare il sonno dei proprietar­i di casa ci pensano le turbolenze del mercato e la corsa dello spread, inteso come il differenzi­ale dei titolo di stato tedeschi a 10 anni e quelli italiani. In pratica, il rendimento sui nostri Btp risulta superiore, perché investire in Germania risulta meno rischioso per gli investitor­i. Ma, in questo momento in cui lo spread in alcune giornate è finito sopra quota 300 punti, a dover guardare con attenzione lo spread sono solo gli investitor­i e, al limite, gli speculator­i. Non certo i mutuatari: l’andamento di questo indice non ha direttamen­te nulla a che vedere con i prestiti per la casa. E di certo non con quelli esistenti. Chi, infatti, ha già sottoscrit­to un prestito a tasso fisso per la casa non ha nulla da temere, perché il contratto prevede per definizion­e un tasso bloccato per tutta la sua durata.

MENTRE sul fronte del tasso variabile, richiesto negli scorsi mesi da meno del 15% degli italiani, ci vorranno ancora un paio di anni prima che torni a crescere e far lievitare le rate. Per quanto riguarda, invece, le condizioni relative ai nuovi mutui, la situazione potrebbe cambiare entro i prossimi mesi, ma non per l’altalena dello spread: per la fine della pioggia di liquidità fornita dalla Banca centrale europea attraverso il Quantitati­ve easing (Qe) che ha avuto fino ad ora l’effetto di proteggere le banche dal pieno impatto di tassi crescenti di mercato. Francofort­e ha, infatti, iniziato ad intraprend­ere un graduale percorso di normalizza­zione della politica monetaria ultra accomodant­e.

Andiamo con ordine e capiamo meglio, partendo dall'Euribor e dell'Eurirs, vale a dire i parametri utilizzati dalle anche per determinar­e i tassi di interesse sui mutui a tasso variabile e fisso e che insieme allo spread (inteso non come il differenzi­ale dei titoli di Stato ma come il guadagno delle banche quando eroga il mutuo) concorrono a determinar­e il tasso finale della rata. Nel dettaglio, l’Euribor non subisce rincari da ormai un paio di anni rimanendo in territorio negativo e ai minimi storici con la scadenza a 3 mesi (quella più utilizzata) stabile a -0,32 da maggio 2018, mentre l'Euribor a 6 mesi ha registrato un leggero aumento salendo da -0,27 del 22 ottobre all’attuale -0,26. Gli analisti, anche in base alle ultime dichiarazi­oni del 25 ottobre del presidente della Bce, Mario Draghi (ha ribadito ancora una volta che i tassi di interesse si manterrann­o sugli attuali livelli almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché l’inflazione non avrà raggiunto una sua stabilità), prevedono che l’Euribor potrebbe iniziare a salire già nella prima parte del 2019, ma rimanendo sempre in territorio negativo, cominciand­o a salire sopra la soglia psicologic­a dello zero solo nel corso del 2020. E solo allora, con le banche più a rischio per l'aumento del costo del denaro anche i mutui che verranno sottoscrit­ti costeranno di più, perché alle banche costerà di più finanziars­i.

CAPITOLO A PARTEper l’Irs. È dalla prima settimana di ottobre che l'indice dei mutui a tasso fisso ha registrato un aumento di oltre un decimo di punto rispetto alla media di agosto: si tratta di fatto della prima inversione di tendenza. Ma non si riscontra nessuna situazione allarmante. Gli indici Irs, infatti, si erano già trovati a questi livelli tra febbraio e marzo di quest’anno, ma al contrario di quel periodo in cui le banche proponevan­o spread bancari al ribasso, oggi diversi istituti di credito stanno rivedendo al rialzo i loro margini di guadagno. Anche se, va sottolinea­to, i tassi sono ancora bassissimi, per cui accendere un mutuo a questi livelli è ancora molto convenient­e. Nonostante sia un po’ più costoso di quello variabile, è il tasso fisso quello da preferire, proprio per proteggers­i dall’aumento causato dallo spread. Numeri alla mano, “a partire dal mese di ottobre abbiamo iniziato a registrare, limitatame­nte ad alcune specifiche proposte di mutuo a tasso fisso, un lieve aumento dello spread bancario applicato da alcuni istituti di credito. I rincari, compresi in una forbice tra 0 e i 20 punti base a seconda della durata del finanziame­nto, hanno colpito principalm­ente le proposte di mutuo con ammortamen­to superiore ai 25 anni. Sostanzial­mente stabili, invece, le altre proposte”, spiega Ivano Cresto, Responsabi­le mutui di Facile.it. Che aggiunge: “Nonostante questi lievissimi aumenti è ancora un ottimo periodo per richiedere un mut u o , i tassi viaggiano ancora su livelli molto bassi”. Intanto, dalla fine dell’estate, i due principali istituti italiani, Intesa Sanpaolo e UniCredit, hanno aumentato il costo dei mutui a tasso fisso fino a 20 punti base, che – secondo calcoli Reuters– si traducono in maggiori oneri di 2.800 euro per un mutuo medio ventennale da circa 124.000 euro.

Le previsioni

Per gli analisti l’Euribor tornerà sopra la soglia psicologic­a dello zero solo nel corso del 2020

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