Il Fatto Quotidiano

Populisti contro popolo

- » MARCO TRAVAGLIO

Mentre la Lega fa muro contro la sacrosanta riforma Bonafede, la prescrizio­ne continua a decimare processi, a salvare colpevoli e a lasciare senza giustizia vittime su vittime. Soltanto l’altroieri, due nuovi casi clamorosi: quello romano sulla Rifiutopol­i di Malagrotta e quello torinese sulla morte da amianto di due operai della fabbrica di cuscinetti a sfera Skf. Prossimame­nte su questi schermi sono in programma nuovi colpi di spugna sui quattro processi per 258 morti da amianto negli stabilimen­ti Eternit, per altri 20 uccisi dalle stesse sindromi all’Olivetti di Ivrea e per 30 operai colpiti da sostanze tossiche alla Pirelli. Per chi non l’avesse capito, stiamo parlando dei reati gravissimi, consumati da imprendito­ri senza scrupoli, interessat­i solo al profitto e non alla sicurezza dei loro dipendenti inermi e ignari, avvelenati a morte giorno dopo giorno mentre stavano lavorando. Stragi silenziose e invisibili perché diluite nel tempo, visti i lunghi periodi di latenza che intercorro­no tra l’esposizion­e alle sostanze venefiche, l’insorgere dei primi sintomi e infine la morte. Indagini e processi lunghissim­i e complicati­ssimi, con perizie e controperi­zie, una jungla di norme contraddit­torie, il venir meno della memoria dei testimoni e spesso dei testimoni stessi, i livelli probatori sempre più elevati (sul “nesso causale” fra esposizion­e e decesso) e l’i mmenso potere degli imputati (multinazio­nali con interi studi legali al proprio servizio).

E, come se tutto ciò non bastasse, la mannaia del fattore tempo che incombe. Specialmen­te dal 2005, quando B. impose la legge ex Cirielli che dimezzava i termini di prescrizio­ne, mandando in fumo un milione e mezzo di processi nei 10 anni successivi. Una legge vergognosa e devastante che il Pd aveva giurato di cancellare, per poi guardarsen­e bene e anzi usarla per gli imputati di casa propria. Lunedì il Tribunale di Roma ha per metà assolto e per metà prescritto il ras 92enne della monnezza Manlio Cerroni, monopolist­a assoluto dello smaltiment­o rifiuti nel Lazio dagli anni 50 al 2015.L’assoluzion­e riguarda l’associazio­ne per delinquere ipotizzata dalla Procura fra Cerroni e i suoi sodali (politici, amministra­tori regionali, manager e prestanome). La prescrizio­ne ha cancellato i “reati fine”, cioè il traffico illecito di rifiuti e la frode in pubbliche forniture: il che pare significar­e – ma lo scopriremo dalle motivazion­i – che i giudici li hanno ritenuti provati, altrimenti avrebbero dovuto assolvere gli imputati anche per queste accuse (invece ne hanno assolto uno solo). In ogni caso, il processo sarebbe morto lo stesso.

Anche se il Tribunale avesse applicato quella più lunga calcolata dai pm, la prescrizio­ne sarebbe scattata in appello. Intanto il Tribunale di Torino ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi per i morti da amianto alla Skf, con una sentenza che rischia di trascinare nel gorgo dell’impunità i processi gemelli Olivetti, Eternit e Pirelli. Il verdetto è figlio di una sentenza delle sezioni unite della Cassazione del 29 settembre, che di fatto accorcia vieppiù i tempi di prescrizio­ne per gli omicidi colposi: dai morti in strada alle stragi in fabbrica. La Suprema Corte si occupa di un incidente mortale del 2016, in cui il pedone investito da un pirata della strada era morto dopo mesi di agonia. Fra l’incidente e il decesso, era intervenut­a la legge sull’omicidio stradale, che allunga le pene e dunque la prescrizio­ne. Ma, secondo i supremi giudici, quando la morte è conseguenz­a di un fatto avvenuto anni o mesi prima, si deve applicare sempre la legge più favorevole all’imputato, a prescinder­e dalla tempistica dei due eventi. Nel caso del morto per l’incidente stradale, vale la prescrizio­ne breve dell’ex Cirielli in vigore al momento dell’investimen­to e non quella lunga in vigore al momento del decesso. Invece, per i lavoratori uccisi da sostanze nocive, non conta più il momento in cui il reato è cominciato (l’inalazione dei veleni), bensì quello in cui si è concluso (il decesso degli operai): in questo caso, infatti, la legge più favorevole è l’ex Cirielli, approvata dopo le inalazioni e prima dei decessi. Così ora i magistrati, partiti con la prescrizio­ne lunga (quella pre-Cirielli: 10 anni) e cioè con la speranza di fare in tempo a celebrare i tre gradi di giudizio, si ritrovano con una prescrizio­ne corta (quella post-Cirielli: 7 anni e mezzo), insufficie­nte persino per arrivare alla prima sentenza.

Così, con le nuove regole cambiate dalla Cassazione a partita iniziata, si sono prescritti i due omicidi colposi contestati a quattro dirigenti dell’Skf. E, salvo miracoli, lo stesso avverrà per i processi di primo grado a Torino, Vercelli, Reggio Emilia e Napoli sui morti da amianto all’Eternit, per quello di Cassazione sui morti da amianto all’Olivetti ( sempreché la Procura decida di impugnare le assoluzion­i dei dirigenti De Benedetti, Passera & C., condannati in primo grado e assolti in appello) e per il quarto processo in primo grado sui 30 lavoratori Pirelli morti o ammalati per mesoteliom­a, tumore polmonare e linfoma alla vescica. Senza contare tutti i nuovi processi che nasceranno, quando altre centinaia di lavoratori già ammalati moriranno per aver inalato anni fa l’amianto o altre sostanze tossiche. Almeno per questi, c’è ancora tempo per intervenir­e con una norma che blocchi la prescrizio­ne almeno alla sentenza di primo grado, o meglio ancora alla richiesta di rinvio a giudizio, ribaltando un sistema costruito su misura per i colpevoli ricchi e potenti dai loro partiti di riferiment­o (FI e Pd). Ora avevamo capito che al governo fossero arrivati i “populisti”, più attenti alle esigenze del “popolo” che a quelle dell’e s t ab l ishment. Ma forse, almeno per la Lega, questa era soltanto una fake news.

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