Cerroni il Supremo e i morti per amianto Le ultime due prescrizioni “eccellenti”
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illecito di rifiuti a Roma, decessi per l’esposizione all’amianto a Torino: la cronaca giudiziaria degli ultimi giorni offre due esempi di procedimenti giudiziari in cui è scattata la prescrizione a stoppare dei reati che da anni vedono alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Perché la Capitale da tempo è alle prese con un ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti incompleto ed insufficiente, mentre il Piemonte da decenni conta le morti sospette legate all’esposizione all’amianto.
Lunedì la prima sezione del Tribunale di Roma ha assolto l’i mprenditore che per decenni è stato leader indiscusso dello smalti- mento rifiuti, Manlio Cerroni, dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti solidi e urbani nella Capitale e nel Lazio. Nello stesso procedimento, l’ex patron della discarica di Malagrotta, ha visto estinti per prescrizione reati come traffico illecito di rifiuti e la frode in pubbliche forniture.
Nello stesso giorno a Torino quattro persone, tra cui l’imprenditore Giovanni Mario Rossignolo, sono state prosciolte dall’accuse di morti sospette per amianto di due operai nella fabbrica di cuscinetti Skf. Qui il giudice ha concesso le at- tenuanti generiche prevalenti e quindi il reato è caduto in prescrizione. Si tratta di una delle prime applicazioni di una sentenza della Cassazione dello scorso luglio relativa ai casi in cui è già avvenuto il risarcimento delle persone coinvolte o dei familiari. Secondo un legale della difesa “diventa rilevante il periodo in cui il lavoratore è stato esposto alle sostanze nocive, nel nostro caso gli anni 70 e 80”. Le morti invece sono avvenute negli anni Duemila. “Con le attenuanti il reato è prescritto. Prima, invece, ci si basava sulla data del decesso”.