Dallo scoop del Fatto alla chiusura indagine Chi rischia il processo
20 DICEMBRE 2016.
I carabinieri del Noe guidati dal capitano Giampaolo Scafarto sorprendono l’ad di Consip Luigi Marroni mentre prova a disinstallare le cimici dell’inchiesta Consip. Sentito prima dai militari e poi dai pm di Napoli Woodcock e Carrano, Marroni fa i nomi di chi l’avrebbe avvertito delle indagini in corso: il ministro Luca Lotti, il generale Emanuele Saltamacchia, il presidente di Consip Luigi Ferrara, il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni, aggiungendo che Ferrara l’avrebbe a sua volta appreso dal comandante dei carabinieri Tullio Del Sette. Marroni parla anche dei suoi contatti con Tiziano Renzi. Il giorno dopo le carte passano a Roma. 22 dicembre 2016. Il Fatto Quotidiano pubblica in esclusiva la notizia che il comandante Del Sette è indagato per la presunta soffiata. Il giorno dopo, nuovo scoop: è indagato anche Luca Lotti.
9 gennaio 2017. Il capitano Scafarto conclude e consegna ai pm di Napoli e Roma l’informativa che riepiloga un anno di indagini su Romeo e sulle sue mire sugli appalti della centrale acquisti Consip. Contiene alcuni gravi errori che secondo i pm romani sono stati commessi con dolo per trascinare Renzi sr. nell’inchiesta, in particolare attribuendo a Romeo una frase su un presunto incontro con il padre dell’ex premier che in realtà è stata pronunciata da Italo Bocchino. Scafarto è indagato.
3 marzo 2017. Le Procure di Napoli e Roma in coordinamento sentono Tiziano Renzi, Carlo Russo, Daniele Lorenzini e altri personaggi della vicenda Consip. Russo si avvale della facoltà di non rispondere.
27 giugno 2017. Henry John Woodcock è indagato per rivelazione di segreto: i pm ipotizzano che il magistrato sia la fonte del Fatto. Circostanza sempre negata da Lillo. Procura e Gip poi archivieranno le accuse.
29 ottobre 2018. La Procura di Roma chiude le indagini su Consip. Per la fuga di notizie verso i vertici Consip, rischiano il processo Lotti, Saltalamacchia e Vannoni, accusati di favoreggiamento. E l’ex comandante generale, Del Sette, accusato anche di rivelazione di segreto. Chiesta l’archiviazione per Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Italo Bocchino, accusati inizialmente di traffico di influenze.