Tiziano ai pm: “Temevo di essere intercettato”
Il verbale: “Credo che cerchino di usare il mio cognome: sono un bersaglio facile”. Alfredo Romeo? “Non lo conosco”
Alle 15.40 del 3 marzo 2017, con i giornali pieni di pagine sul caso Consip, Tiziano Renzi – il “patriarca dei renziani”, come lui stesso dice che lo chiamano – è in Procura, a Roma. Deve rispondere ai magistrati che lo accusano di traffico di influenze illecite. Non è un giorno semplice né per il padre, né per il figlio, che nel frattempo prepara anche lui una strategia difensiva. Non davanti ai pm, ma a Otto e mezzo dalla Gruber. L’ultima telefonata di Matteo, Tiziano Renzi la riceve circa quattro ore prima dell’interrogatorio. L’ex premier gli suggerisce come comportarsi e gli ricorda il peso della vicenda.
Tiziano Renzi ascolta, dialoga. È ragionevole ipotizzare che prima di rispondere ai pm abbia avuto il tempo di ponderare con attenzione i consigli del figlio. Compresi quelli dispensati il giorno prima: “Non dire che c’era anche mamma”. Matteo si riferisce alla presenza di Laura Bovoli e del marito al Four Seasons per un convegno del fine 2012 ai tempi delle primarie contro Pier Luigi Bersani, dove forse Tiziano potrebbe avere incontrato Alfredo Romeo, circostanza sempre negata in pubblico ma sulla quale esita in privato, non escludendo di averlo forse incontrato in un bar, ma non ricorda. Padre e figlio sul punto litigano, Matteo non crede che il padre non possa avere memoria precisa su una cosa così importante.
SAREBBERO OTTIMI spunti per l’interrogatorio di Tiziano Renzi, che peraltro è il primo a parlare coi pm del Four Seasons, indicandolo come il luogo “dove mi recai per il battesimo del figlio di Carlo Russo, (...) non ho mai parlato con lui di Consip, non ha spinto per lui su Consip”. Davanti ai pm, poi, Tiziano Renzi nega di conoscere Alfredo Romeo (sono stati poi gli stessi investigatori a ricostruire un incontro, che ritengono poco rilevante, del 16 luglio 2015 a Firenze).
Perché allora tutti, tra cui Carlo Russo e l’ex ad di Consip Luigi Marroni, “la tirano in mezzo a questa vicenda”?, chiedono. E Tiziano: “Credo che cerchino di usare il mio cognome: sono un bersaglio facile”.
Su Marroni, davanti ai pm Renzi sr afferma di averlo conosciuto “tra il 2014 e il 2015, quando lo incontrai nella sua qualità di assessore alla sanità della Regione Toscana per la richiesta dell’associazione il Cireneo di installare una statua della Madonna di Medjugore nel piazzale Mayer a Firenze”.
“Questa storia della Madonnina è una delle barzellette di questo Paese in questo periodo”, gli dirà poi il figlio al telefono il 14 marzo 2017.
Ma torniamo all’interrogatorio. Tiziano Renzi dice di non aver mai parlato con Marroni “dell’attività di Consip, né ho fatto pressioni su di lui al ri- guardo, né gli ho mai raccomandato Russo”. I pm non gli credono. Parlano di un “giudizio di inattendibilità di quanto dichiarato dall’indagato”, ma chiedono la sua archiviazione perché convinti che Russo sia un millantatore. È lo stesso Russo dal quale Tiziano a un certo punto sembra volersi tenere alla larga. Il 5 dicembre 2016 la Procura di Napoli inizia a intercettare Tiziano. Solo due giorni dopo, Russo viene contattato da Roberto Bargilli, detto Billi (estraneo all’inchiesta), l’autista delle primarie del 2012 di Matteo Renzi. “Gli ho detto di dire a Russo di non chiamarmi – spiega Renzi sr. ai pm – perché temevo di essere intercettato”. “Già verso la fine del 2014 – aggiunge – mio genero aveva intimato a Russo di non usare il mio nome. Russo era una delle persone che io percepivo come un pericolo”.
Anche il generale Emanuele Saltalamacchia gli aveva detto di “fare attenzione a Russo perché era un tipo pericoloso”.