Il Fatto Quotidiano

Ambiente Con l’addio alla Forestale si sono perse tutte le competenze?

- ADRIANA ROSSI M.TRAV. GAETANO PRIORI, DIRIGENTE FORESTALE A.R. FERRUCCIO SANSA RAFFAELE RICCARDI

Sono d’accordo con Lei, Direttore: siamo a un punto di rottura. Potrebbe verificars­i la caduta del governo e credo che il M5S non possa e non debba venir meno ai suoi valori, anche a costo di far cadere il governo. Perciò non ho apprezzato la sua affermazio­ne “non ci importa un bel nulla (del governo giallo-verde)”, che mi appare sprezzante, fieramente qualunquis­ta e perfino contraddit­toria con quanto Lei stesso ha asserito. Se, infatti, come giustament­e ha rilevato, non siamo mai stati così vicini all’attuazione del principio “la legge è uguale per tutti”, non si può che sperare che il governo regga e che prevalga quella spinta morale, miracolosa­mente ritrovata dopo decenni di mercimonio. Auguriamoc­i che il M5S riesca nel miracolo di indurre a operare “il bene” anche i riottosi della Lega. E farei anche gli scongiuri su quell’accenno alla “sparizione” dei 5S che mi ha colpito perché la temo realmente, vedendo come vanno le cose a livello locale. C’è da rallegrars­ene? Cosa ci resta dopo? Lei non perde occasione per rimarcare la sua equidistan­za da partiti e movimenti, perché l’essere Giornalist­a, con la G maiuscola, le imporrebbe un dovere di imparziali­tà che la fa andare fiero a disquisire nei salotti tv. Ma le ragioni del cuore (e sottolineo cuore) dovrebbero andare oltre l’ipocrisia o l’opportunis­mo di chi fa il suo mestiere. Che bisogno ha di rimarcare un giorno sì e l’altro pure il distacco e l’olimpica freddezza? Mi aspetterei che, dalla sua posizione, prospettas­se a chi non ha ben capito l’urgenza e il valore della contesa politica in atto, il rischio che stiamo correndo e le funeste conseguenz­e che potrebbero derivarne. Non è il momento di “ghignare” in modo pilatesco, ma di essere partigiani nel senso nobile del termine. Cara Adriana, come diceva Mao, “non mi importa il colore del gatto, purché prenda i topi”. A OGNI CATASTROFE naturale si torna a parlare di prevenzion­e e controllo del territorio. Ma non sembra che i nostri governanti capiscano le lezioni che ci vengono impartite da una natura violentata e vendicativ­a. Dal 2017 il governo Renzi, per esempio, ha indebolito significat­ivamente l’organizzaz­ione della Protezione civile, sopprimend­o di fatto il Corpo forestale dello Stato, della quale era uno dei pilastri più significat­ivi. Non sarebbe il caso di tornare indietro su quella scelta scellerata e ricostitui­re quel Corpo, tecnico con funzioni di polizia, che tra i suoi organici qualificat­i aveva ingegneri, geologi e forestali? La nostra cara Commission­e europea, che ha messo becco sulla nostra organizzaz­ione del comparto sicurezza, deve sapere che non si è risparmiat­o niente con l’assorbimen­to dei forestali nell’Arma, ma si sono perse profession­alità e capacità di intervento tempestivo. Sono sicuro che il dr. Cottarelli, fautore dell’assassinio politico del Corpo forestale dello Stato, ne ignorasse completame­nte le funzioni, le competenze, le profession­alità, l’organizzaz­ione e la sua gloriosa storia quasi bicentenar­ia. Se potessi lo sfiderei in un pubblico confronto sul tema. Ma mi sembra che in tv perduri ancora il divieto di parlare di forestali, fin da quando, in quel di Amatrice terremotat­a, salvarono decine e decine di persone da sotto le macerie. A loro nessuna medaglia, ma la porta sbattuta in faccia perché era già deciso che dovevano sparire! LA SOPPRESSIO­NE del Corpo forestale è un caso di scuola: come un problema reale viene risolto in modo affrettato. Rischiando di peggiorare la situazione e di lasciare più indifeso uno dei nostri tesori: l’ambiente. È vero che in Italia esistono tante forze dell’ordine, talvolta prive di un coordiname­nto efficace; con la conseguenz­a di sprecare Le recenti elezioni provincial­i hanno rinforzato la pessima opinione che nutro per la riforma Delrio. Le Province non sono state abolite, ma affamate e private della necessaria legittimaz­ione democratic­a. Eppure le loro funzioni (manutenzio­ne delle strade, sicurezza delle scuole, protezione civile, ecc.) sono tanto più importanti quanto più svantaggia­ti sono i territori su cui denaro senza garantire i cittadini. È vero anche che in un recente passato, la politica – soprattutt­o il centrodest­ra – aveva messo radici nella Forestale. Ma la risposta al problema è stata quella sbagliata: accorpare la Forestale. Parliamo di un corpo che contava 8.500 uomini e non degli operai forestali che soltanto in Sicilia sono 28 mila (quelli, ovviamente, restano). Invece l’addio alla Forestale rischia di disperdere competenze. Di lasciare inutilizza­ti mezzi e risorse. Se si volevano tagliare i costi, perché non intervenir­e sulle spese degli affitti delle forze dell’ordine (solo a Roma parliamo di decine di milioni)? E se si voleva aumentare il coordiname­nto, perché non realizzare davvero sale operative unificate? Ma le soluzioni complesse richiedono tempo e non si prestano a facili annunci. insistono. Mi soffermo sulla perdita di dignità del loro ruolo istituzion­ale, resa evidente proprio dalle elezioni. Elezioni? Tecnicamen­te lo erano, ma di secondo grado, cioè il corpo elettorale non era formato dai cittadini ma da Consiglier­i e Sindaci eletti dei Comuni della Provincia. Una sorta di gioco di società, con annessa classifica dei migliori giocatori, ovvero quelli che hanno ricevuto più preferenze. Al massimo, poche centinaia di preferenze che, però, grazie alle magie dell’aritmetica elettorale, diventano quantità immaginifi­che di voti “ponderati”. Una democrazia svuotata, quella dei voti ponderati, che mette particolar­e tristezza proprio quando è esercitata dai pochi aventi diritto (è la seconda volta dall’approvazio­ne della riforma).

Viene così gravemente lesa la dignità delle nostre montagne, delle nostre colline e delle comunità di Compliment­i, mi avete sorpreso “oltre ogni ragionevol­e dubbio”. Dopo il vostro articolo sulla condanna subita a Firenze da Marco Travaglio e la collega giornalist­a, viste le numerose adesioni ricevute per aiutarvi anche economicam­ente anziché dare un numero di CC (altri lo avrebbero fatto immediatam­ente) avete detto che non c’era bisogno, che il giornale ha la forza per affrontare questo attacco alla libertà di stampa. Allora con maggiore convinzion­e ho aderito alla vostra proposta, ogni giorno acquisto 2 copie del Fatto Quotidiano e una la lascio nei bar di Firenze Sud, dove lavoro. Questo fino a esauriment­o della cifra che avrei pensato di sottoscriv­ere per non far chiudere il giornale. La vita non sarebbe più la stessa senza il Fatto Quotidiano .

Andate avanti così e non mollate. Mia grande stima a Marco Travaglio, a Padellaro, a Lillo, oltre che a tutti voi della redazione ma loro un punto in più.

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Ansa Accorpati Il Corpo forestale è finito nei carabinier­i

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