Il Fatto Quotidiano

Apple inizia a tosare noi prigionier­i

- » STEFANO FELTRI

▶“TI RICORDIAMO che in data 13.11.2018 ti saranno addebitati 0,99 euro per il piano di archiviazi­one mensile da 50 GB. Per modificare o annullare il tuo piano di archiviazi­one, esegui il downgrade dal tuo iPhone, iPad, iPod touch, Mac o PC”. Ricevo dalla Apple questo messaggio via email. Non ho mai chiesto alcun aumento di spazio. E anche dopo il clic, capire come eseguire questo downgrade non è affatto semplice. Il tempo che richiede vale forse più di quei 99 centesimi che sono il prezzo dell’inerzia. Cos’è, in fondo, un euro al mese? Meno di un caffè, o forse l’inizio della fine di quello che abbiamo visto in questi anni: il web gratuito, con servizi offerti da aziende che – così ci dicevano – scambiavan­o prestazion­i fantastich­e con la nostra privacy, con i dati. Però i dati sono come il petrolio, materia prima da trasformar­e. Ammettiamo pure che servano a vendere in modo personaliz­zato beni e servizi: permettera­nno all’azienda più capace di profilare il cliente di battere la concorrenz­a, ma non c’è ragione per cui i consumi in aggregato crescano. Venerdì scorso, Apple ha annunciato che non comunicher­à più i numeri dettagliat­i di vendita dei suoi prodotti e il titolo è crollato del 6,6 per cento, fermando una corsa al rialzo che sembrava inarrestab­ile. Il mercato degli smartphone di fascia alta comincia a essere saturo, nessuno ha mai capito a cosa serva l’Apple Watch, i computer sono di qualità tale che durano anni e anni. Quindi Apple ora promette di vendere più servizi. Che è un altro modo di dire che dopo aver catturato milioni e milioni di consumator­i ora può iniziare a spremerli. Confesso: non sono disposto a rinunciare all’iPhone come protesta per quegli 0,99 centesimi a tradimento ogni mese. Ma è chiaro che è solo l’inizio. Ci vorrebbe un indice specifico che monitori i rincari di Amazon Prime, Netflix, Uber ecc. Il business digitale si fonda sul monopolio di grandi nicchie. E i monopolist­i, prima o poi, passano all’incasso. Difendersi sarà difficile, bisogna rispolvera­re battaglie antitrust di un secolo fa che ora tornano attuali.

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