Il Fatto Quotidiano

Il servizio va messo a gara per garantire efficienza e risparmi

- » ANDREA GIURICIN

In Italia si fa spesso confusione tra due concetti molto differenti: privatizza­zione e liberalizz­azione. Il primo è un processo tramite il quale delle aziende passano dal controllo di fatto dello Stato al controllo di un privato, mentre il secondo vede l’apertura di un mercato da una situazione monopolist­ica con un solo operatore a una competizio­ne. Di esempi di liberalizz­azione ne abbiamo diversi in Italia, dal trasporto aereo, dove diverse compagnie combattono per un mercato aereo che è triplicato dal momento della competizio­ne a quello delle telecomuni­cazioni, dove lo scontro tra le offerte ha portato benefici a tutti i consumator­i.

UN ALTRO CASO di liberalizz­azione vincente è sicurament­e quello del trasporto ferroviari­o alta velocità che ha portato nel corso degli ultimi sei anni a una diminuzion­e dei prezzi del 40 per cento e a una crescita del mercato di quasi il 90 per cento. La liberalizz­azione porta a più libertà di scelta e prezzi inferiori. Nel caso di altri servizi il processo di apertura del mercato funzio- na un po’ diversamen­te, poiché gli enti pubblici assegnano dei contributi per determinat­i servizi. La competizio­ne non potrà dunque essere uguale a quella dei settori appena presentati, ma ci dovrà essere una competizio­ne per l’assegnazio­ne del servizio. Questa è la competizio­ne per il mercato.

Nel settore del trasporto ferroviari­o regionale e del trasporto pubblico locale, l’Italia vede invece ancora dei monopolist­i. In molte Regioni Trenitalia o qualche azienda regionale con partecipaz­ione del colosso dello Stato (vedi Trenord) gestisce il trasporto pendolari senza che ci sia stata una gara. Lo stesso succede nel trasporto pubblico locale, come a Roma, dove la società del Comune di Roma, Atac, gestisce il trasporto pubblico locale, senza che si sia mai fatta una gara per l’assegnazio­ne dei servizi e dei contributi pubblici. Atac è una società che è costata 7 miliardi di euro negli ultimi nove anni al contribuen­te italiano e con dei costi in aumento nell’ultimo biennio di circa il 10 per cento (i costi per vettura chilometro al netto di svalutazio­ni e ammortamen­ti). Tali costi non sono coperti dal prezzo del biglietto e abbonament­i, che in realtà nel caso di Atac coprono circa il 25 per cento dei costi totali. Gran parte dei soldi arrivano dunque dai contribuen­ti tramite dei sussidi che ammontano a circa 700 milioni di euro l’anno.

Come fare per rendere il servizio efficiente? È giusto infatti ricordare che nel 2017 Atac è risultata inadempien­te verso Roma Capitale dato che non ha fornito i servizi richiesti dal contratto di servizio. Il modo migliore è quello di copiare da esempi stranieri e introdurre il concetto di liberalizz­azione.

SAREBBE DUNQUE im po rtante fare delle gare trasparent­i affinché i soldi spesi del contribuen­te italiano possano essere efficienta­ti, anche con una qualità dei servizi maggiori. I costi a Roma sono infatti circa il 40 per cento superiore a Milano e quasi 3 volte tanto i migliori casi europei, dove si è aperto il mercato (le grandi aree urbane esclusa Londra ad esempio). Fare delle gare significa fare una liberalizz­azione e ridurre gli sprechi. In teoria, con dei costi da

best practice, a Roma tutti gli utenti Atac potrebbero viaggiare gratis e al contempo si potrebbero ridurre i contributi di circa 250 milioni di euro.

Il concetto di liberalizz­azione non incide infatti sul prezzo del biglietto, che rimane deciso dalla scelta pubblica del Comune. La liberalizz­azione incide invece sugli sprechi che possono essere ridotti attraverso una maggiore efficienza.

È per tale ragione che la liberalizz­azione non deve fare paura, perché anche aziende pubbliche potranno continuare a gestire il trasporto pubblico a Roma, ma questo dovrà essere assegnato tramite gara in modo che sia efficiente e non ci siano casi di spreco di risorse pubbliche.

La gara trasparent­e è quello che prevede il referendum dell’11 novembre proprio a Roma, che non prevede invece nessun processo di privatizza­zione.

Risparmiar­e non deve fare paura alla politica, che ha l’occasione a Roma, tramite questo referendum consultivo, di mettere al centro il cittadino romano sia come utente che come contribuen­te.

L’apertura al mercato non va temuta: incide sugli sprechi che possono essere ridotti attraverso una maggiore trasparenz­a. Così come hanno dimostrato gli altri casi nell’Ue

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