Il Fatto Quotidiano

Infinito VECCHIONI

L’ALBUM E IL GUCCINI RITROVATO

- » ALESSIA GROSSI

CANZONE PER DUE “Ti insegnerò a volare”, dedicata ad Alex Zanardi, è interpreta­ta dal cantautore bolognese dopo sette anni di silenzio Francesco ha ascoltato tutto il disco seduto in poltrona come Nero Wolfe davanti a un bicchiere di vino Poi mi ha abbracciat­o

Morgan ha iniziato a suonare dopo essere stato con suo padre a un mio concerto, così l’ho chiamato e gli ho chiesto di partecipar­e

“T u sei quello della canzone dello stadio e della partita?”. “Tu sei quello della canzone del trenino che va a spaccarsi?”. Era il Sanremo 1974 e così si presentava­no nella diffidenza reciproca Francesco Guccini e Roberto Vecchioni, per poi finire a bere bourbon e a scattarsi foto sbilenche. Venerdì pros- simo, a distanza di 44 anni, due carriere separate e distinte, un’amicizia che dura da allora, quello dello stadio e quello del trenino potremmo ascoltarli cantare insieme. “Sono andato a portargli il disco a casa a Pavana, gli ho chiesto di ascoltarlo e poi di salutarmi con un ciao se non gli fosse piaciuto, in caso contrario di cantarci dentro. Lui l’ha ascoltato tutto, seduto in poltrona come Nero Wolfe davanti a un bicchiere di vino. Poi si è alzato e mi ha abbracciat­o. Siamo rimasti così a lungo, anche perché ci appoggiava­mo l’uno all’a ltro”. Lo racconta tutto d’un fiato Vecchioni questo suo personalis­simo colpaccio: dopo 7 anni dal ritiro, Guccini torna a cantare nel suo nuovo disco Infinito. La canzone che il “cantore” ha scelto si chiama “Ti insegnerò a volare” ed è il cuore del disco. A parlare è Alex Zanardi, il pilota rimasto senza gambe a Indianapol­is, che non potendo più camminare, impara a volare.

PERCHÉ QUESTO è l’album della maturità di Vecchioni, ne è certo lui, e chi siamo noi per smentirlo se questo primo brano è solo un assaggio della svolta: dall’astrazione, la ricerca “anche esagerata della ricercatez­za del verso, della poesia alta”, preso come si confessa dalla “paura della scontatezz­a”, alla semplicità della parola. Così Vecchioni smette di scrivere per sé e di sé e abbraccia “l’universo uno: la vita, senza ma- linconia, senza versi che neanche io a volte capivo”, e scende “in basso”, in mezzo all’esistenza, quella di vite straordina­rie cantate in questo album prodotto da un’etichetta indipenden­te e che “non sarà diffuso su Internet, non andrà nell’aria”, ma sarà in tour da marzo. È ancora Vecchioni, “solo” fatto uomo, racconto e parola. E “Pa ro la ” è anche il titolo dell’ultimo brano di Infinito, un lamento per la fine della nostra lingua, sconosciut­a ai giovani, che il cantautore avrebbe voluto far cantare a Ivano Fossati. Il Vecchioni che fa autocritic­a in “Come è lunga la notte”, brano in cui a interpreta­rlo è Morgan: “Marco nel suo libro racconta che ha iniziato a suonare dopo essere stato con suo padre ad un mio concerto – spiega il cantautore – co sì l’ho chiamato e gli ho chiesto di partecipar­e”.

UN LAVORO, dunque, che va da Guccini a Morgan, che immagina Fossati, e guarda alle donne di De André cantando la madre di Giulio Regeni, che contiene “solo” due canzoni d’amore (sigh) – in una canta due donne, la prima e l’ultima – e si ispira a un poeta che rappresent­a ciò che di più lontano ci sia dal suo autore, per sua stessa ammissione: Leopardi. Ma il “Leopardi di Napoli, dell’atmosfera da sogno, che prende in giro anche se stesso, che mangia fino a morire per aver ingurgitat­o un chilo e mezzo di confetti, quello che scrive una tregua al dolore, La Gi

nestra, quello che per la prima volta usa la parola ‘sole’ e lo fa sorgere sopra il Vesuv io ”. Vecchioni ha trovato l’esempio che cercava, dice, e fa come la ginestra con il suo profumo, sparge “affetto e voglia di vivere”. E a questo punto, in un piccolo teatro verde speranza del centro di Milano, davanti al suo piccolo universo che lo applaude e che ahilui non gli basta più, in una svelata “sconfessio­ne” di

Samarcanda e della fatalità della morte, quello che una volta cantava lo stadio si mette a dare la musica a Leopardi. E sconfessa anche il sommo poeta. L’infinitoè al di qua della siepe.

 ?? O. Toscani ?? “Quello dello stadio e della partita” Il cantautore Roberto Vecchioni
O. Toscani “Quello dello stadio e della partita” Il cantautore Roberto Vecchioni

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