Rifare la sinistra con nuove idee: perché non Bava Beccaris?
In questo spazio, come alcuni forse sanno, quello stato di totale stupore che bordeggia la trance va sotto il nome di “sindrome della Tammurriata nera”: questo per via di “Io nun capisco ’e vvote che succere / Chello ca se vere nun se crere nun se crere”. Ecco, è a questi versi immortali che la nostra mente ritorna quando vediamo Pd, Cgil e Legacoop aderire spensierati alla “nuova marcia dei 40 mila”. Stavolta l’idea è dire sì non ai licenziamenti, ma al Tav, opera per la quale non c’è alcuna giustificazione economica che non sia il pro- fitto che ci faranno i costruttori, tanto è vero che già nel 2013 Renzi la definiva “fuori scala e fuori tempo”. Ma, tralasciando il merito, è lunare che gli eredi del Pci, il sindacato e le coop (ma la Cmc, va detto, ha i suoi buoni motivi) intendano partecipare sabato a una roba presentata come la riedizione della più simbolica sconfitta del partito del lavoro in Italia. Il giorno dopo, non volendo farsi mancar nulla, il Pd dirà sì al referendum sulla messa a gara del trasporto pubblico a Roma (incidentalmente dopo aver ucciso l’Atac con l’attivo concorso del centrodestra, che dirà sì anche lui): in sostanza, chiederà di privatizzare il servizio. Si vede però, in queste scelte, uno sforzo apprezzabile di ricostruzione a sinistra dopo il trauma del 4 marzo a cui ci piace partecipare con alcune proposte: una bella messa in suffragio di Bava Beccaris; un convegno per rivalutare i reparti confino di Valletta; una campagna di stampa contro i disoccupati per dire che vogliono solo prendere il sussidio seduti sul divano (Ah, questa già fatta? Allora scusate).