TAV: ONDA LUNGA DI EX-DC, PD, FI, LEGA&CAMICIE NERE
La chiamano Onda, rubando il nome al movimento studentesco. Una Onda Sì Tav che va, senza problemi, dal Pd a CasaPound e a Forza Nuova, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, dai condannati per peculato agli eterni trasformisti, dagli affaristi agli amici di Putin, dal Rotary ai notai. E passando per le madamine fintamente apolitiche ( firmavano appelli per Piero Fassino) e per gli imprenditori come Licia Mattioli, vicepresidente Confindustria, che paragona i Sì Tav a dei “piccoli C av o ur ”. Vorrebbe emulare la marcia dei 40 mila dei capi e capetti Fiat; in verità rammentano, in modo farsesco, il pensiero unico. Quello di cui parlava Ignacio Ramonet: “Che cos’è il pensiero unico? È la trasposizione in termini ideologici, che si pretendono universali, degli interessi di un insieme di forze economiche, e specificamente di quelle del capitale internazionale”.
QUI, SOTTO LA MOLE, il capitale è forse meno internazionale, il provincialismo predomina. Se Fruttero & Lucentini fossero vivi, i descamisados con golfino di cachemire del Sì Tav potrebbero entrare di diritto in un remake de La donna della domenica. Trattasi di una Onda trasversale. Anzi, per dirla con l’industriale Paolo Pininfarina, fratello meno noto di Andrea, che si picca di conoscere la storia, sa- rebbe molto t r an s f r o n t al . Ci sguazzano intanto ex democristiani come Roberto Rosso, da alfiere di Mani Pulite a seguace di Silvio Berlusconi, e Mino Giachi- no. Quest’ultimo ama riflettere sulla pretesa decrescita di Torino con Vito Bonsignore, altro potente ras dello Scudo Crociato, con una condanna definitiva per vicende corruttive. Se Bonsignore era contrario al Tav, essendo boss delle autostrade, l’ex ministro Francesco Forte, craxiano di ferro, è un fedelissimo “ondista”. Tra i più attivi nel Sì Tav si agitano i post o neo-fascisti. Come Augusta Montaruli, milizia in Fratelli d’Italia, condannata in uno dei processi per Rimborsopoli, per peculato, a un anno e 7 mesi. E come Maurizio Marrone, pure lui di Fratelli d’Italia, al quale La Stampa, pochi giorni fa, dedicava un bel cammeo: “A Torino opera l’ufficio di rappresentanza dell’ autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Il responsabile, Maurizio Marrone, il 6 settembre scorso si è fatto ritrarre in camicia nera, con alle spalle la bandiera del Donbass e la foto di Aleksandr Zakharchenko, presidente dei separatisti supportati da Putin”. È lo stesso che affermava: “Una rinfrescata alla memoria di quanti si accaniscono su Priebke anche dopo la morte: la rappresa- glia alleata era cinque volte più feroce”. Faceva sue, notò Repubblica, “le parole postate da Gabriele Adinolfi, leader neofascista di Terza posizione”.
NELL’AMMUCCHIATA da maggioranza semi-silenziosa dei Sì Tav, così eterogenea eppure in sintonia nella parodia del pensiero unico, non poteva mancare Paolo Giordana, ex capo gabinetto dell’Appendino. Ha dichiarato: “Sulla mia appartenenza Sì Tav direi però che non ci sono dubbi”. Ciò che non dice, tuttavia, è che ad allontanarlo dal Palazzo Civico non sono state le sue posizioni in tema ferroviario. Macché. L’hanno cacciato per avere fatto togliere una multa a un amico. Spicca infine Pier Franco Quaglieni. Fondatore del Centro Mario Pannunzio, già “pizzicato” per molestie telefoniche a una magistrata, un giornale lo ha immortalato come “l’ultimo liberale” contro “la decrescita”. Diventato berlusconiano, scriveva Marco Travaglio, “l’erede dell’incolpevole e ignaro Pannunzio si batte impavido contro ‘l’egemonia culturale della sinistra’ (infatti nel 1976, quando il vento della politica tirava a sinistra, si era prontamente candidato nelle liste del Pci, come si conviene a ogni intellettuale controcorrente)”. Per tutta questa bella gente, dunque, viene da esclamare con il vecchio caro Totò: “Ma mi faccia il piacere!”.
TRASVERSALE
Da Roberto Rosso a Mino Giachino, dal craxiano Francesco Forte ad Augusta Montaruli, milizia in Fratelli d’Italia: tutti in marcia