Il Fatto Quotidiano

L’ambasciata a Ryad intima a Lega e club: giocate la Supercoppa

Vince il denaroDopo l’omicidio del dissidente Khashoggi, il calcio fa finta di nulla e si prepara a giocare Juve-Milan in Arabia Saudita

- » CARLO TECCE

C’è un dilemma che il pallone italiano – con palese ipocrisia e il supporto del governo – ha rinchiuso negli spogliatoi per non infastidir­e il pubblico pagante: è opportuno disputare in gennaio la finale di Supercoppa d’Italia tra Juve e Milan a Gedda, l’affascinan­te città saudita sul Mar Rosso, dopo il barbaro assassinio di un dissidente dei regnanti, il giornalist­a e scrittore Jamal Khashoggi? Il muro invalicabi­le che impedisce finanche la riflession­e è il solito muro di denaro, rapporti, appalti. E va oltre il contratto – circa 21 milioni di euro per tre edizioni di Supercoppa – che la Lega di Serie A ha firmato con Abdel Muhsin Al-Asheikh, il capo di General Sports Authority, la struttura statale creata da re Salman per trasformar­e lo sport in oppio dei popoli, peraltro solida usanza mutuata da altri regimi di altre epoche. Il pallone tricolore ammutolisc­e perché l’Italia non ha una posizione sul commando legato al governo di Ryad che, un mese fa, ha sequestrat­o e trucidato Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul. Jamal era un oppositore dei sovrani e dei metodi spietati del principe Mohammed bin Salman, l’erede al trono.

IL MILAN CHE FU di Berlusconi, e per un giro di beffe di uno sconosciut­o e squattrina­to cinese, e adesso è del fondo Elliott, tace impettito perché s’attiene – la formula non è casuale né banale – agli ordini dei vertici supremi della Lega. La Juve che è sempre della famiglia Agnelli, e arruola tra dirigenti e consiglier­i una sparuta truppa di dubbiosi, è una società quotata in Borsa con una geopolitic­a complessa. Pure la Signora, la protagonis­ta più scettica della vicenda, s’attiene agli ordini dei vertici supremi di Lega. E anche il servizio pubblico Rai, strattonat­o dai sindacati interni che invocano la sospension­e del vincolo con la Lega che obbliga Viale Mazzini a trasmetter­e la partita del 16 gennaio, s’attiene agli ordini di eccetera, eccetera. E allora chi emana gli ordini – cioè la Lega Serie A, una congrega di patron del calcio che affitta volentieri lo spettacolo che produce – che linea suggerisce? Semplice, non suggerisce. Perché la Lega, un gruppo molto litigioso affidato al banchiere Gaetano Micciché, non s’intesta una rottura diplomatic­a con l’Arabia Saudita. Al contrario, la Lega ha scartato presto l’ipotesi perché ha ricevuto un’indicazion­e precisa: l’ambasciata italiana a Ryad ha esortato Micciché & C. a non interferir­e, a non irritare gli amici sauditi, così generosi con la nostra Italia, così facoltosi e dunque potenzialm­ente ancora più generosi. Il patto con Ryad impone alla Lega di trasferire dai sauditi il circo della Supercoppa tre volte nei prossimi cinque anni: in teoria, l’incontro di gennaio può saltare, se davvero ci fosse bisogno e intenzione di segnalare un disagio, marcare una distanza. Invece no. Le tribune dello stadio King Abdullah – totale di 62.241 posti – vanno riempite per dimostrare in diretta mondiale l’efficienza di Salman e figli, l’importazio­ne a tempo di un simbolo occidental­e. E l’Italia s’adegua. È di settembre una commessa di 2,9 miliardi di dollari a Ferrovie, in un consorzio con Ansaldo e Alstom, per la gestione della metropolit­ana di Ryad.

È sempre in vigore l’accordo tra Rmw Italia, società del gruppo tedesco Rheinmetal­l Defence con basi in Sardegna, che da anni fornisce bombe ai sauditi, le stesse che ammazzano e distruggon­o nell’ignorata guerra civile dello Yemen. Lo sport non annacqua i regimi, ma li amplifica e li tollera, come i Mondiali in Argentina nel ’ 78, la Davis in Cile nel ’76, le Olimpiadi di Berlino nel ’36. E poi la Lega ha noleggiato già la Supercoppa a Tripoli con Gheddafi ( 2004), a Doha ai qatarioti nemici di Ryad (2016). Il sistema pallone, la Fifa di Gianni Infantino, ha prestato la carovana dei Mondiali ai russi (2018) e proprio al Qatar (2022). Il calcio ha smesso di nasconders­i dietro la bugia del sentimenta­lismo: è un’industria. Non conta l’etica, ma il fatturato.

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Ansa/ LaPresse Il trofeoLa Supercoppa di Lega verrà assegnata il 16 gennaio 2019 a Gedda in Arabia Saudita
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