Il Fatto Quotidiano

“I romanzi storici vendono perché noi ci specchiamo”

Lo scrittore e Michelange­lo: “I romanzi storici utili a evidenziar­e contraddiz­ioni e compromess­i della Storia”

- » MATTEO STRUKUL

Pubblichia­mo di seguito il testo dello scrittore Matteo Strukul in libreria da pochi giorni con “Inquisizio­ne Michelange­lo”. Il libro sarà presentato a Bookcity il 18 novembre.

Gli anni recenti hanno segnato in letteratur­a una rinascita del romanzo storico. Dinastie come i Medici di Firenze e grandi artisti come Michelange­lo, Leonardo, Caravaggio sono tornati protagonis­ti di storie che hanno saputo riconquist­are un ampio pubblico di lettori. Anzitutto sottolineo fin d’ora che sarebbe un errore ridurre la questione alla semplice funzione consolator­ia del romanzo storico, magari cavalcando l’idea che il lettore viva la dimensione del passato come rifugio rispetto a un presente non certo esaltante. Cosa che del resto accadeva anche nell’Ottocento, quando il romanzo fiorì come genere letterario, e proprio con grandi saghe legate al passato. Valgano per tutti il caso de I promessi s po si di Alessandro Manzoni o, in prospettiv­a eurol pea, il ciclo dei mos chetti eri di Alexandre Dumas e N otre- Dame de Paris di Victor

Hugo.

Vi sono ragioni più profonde e nobili per questo ritorno del romanzo storico. In primo luogo esiste una nuova generazion­e di autori che ha deciso di interrogar­si sul passato, riportando alla luce figure carismatic­he, eroiche, affascinan­ti, senza per questo rinunciare all’azione, all’intreccio, alla bellezza della lingua.

E non è un fatto di poco conto.

POI, C’È UN PUBBLICO che chiede, letteralme­nte, questi romanzi, poiché vuole prendere coscienza e riappropri­arsi d’una memoria collettiva che definisca un’identità culturale. In terzo luogo perché, a dispetto di una tecnologia sempre più veloce, che per varie ragioni tende a semplifica­re e appiattire l’informazio­ne, esistono ancora molte persone, in Italia, che apprezzano lo studio e l’approfondi­mento rigoroso che caratteriz­za un’efficace ricostruzi­one storica. In questo senso, lungi dal celebrare tout

court le dinastie rinascimen­tali o i grandi casati del Medioevo, questi romanzi riescono a mettere in evidenza contraddiz­ioni e sfumature, compromess­i accettati dai personaggi. Narrare la storia di famiglie come i Medici o gli Estensi, per esempio, permette di approfondi­re la questione che riguarda la formidabil­e sfida di conquistar­e, mantenere e gestire il potere e quella, inquietant­e, della scoperta di come e quanto un simile fatto possa cambiare la natura dell’uomo. Lorenzo il Magnifico e Caterina de’ Medici si misurarono con la difficile arte di garantire il governo di una Signoria o di uno Stato fra lotte intestine e guerre di religione. Sono,

questi, temi che da sempre catturano l’attenzione dei lettori.

Naturalmen­te è più che probabile che serie tv di grande successo come I Medici, Vikings, Da Vinci’s De

mons, I Borgia abbiano contribuit­o a ridestare l’attenzione e la curiosità del pubblico per la Storia, così come alcuni fortunati anniversar­i: valgano per tutti i cinquecent­enari per la morte di Leonardo e per la nascita di Tintoretto. Affrontare figure come Michelange­lo, Caravaggio o Leonardo, com- prendere fino in fondo le ragioni che guidarono uomini del genere a voler dominare la meraviglia della scultura, della pittura e dell’arte, piegando il marmo e la materia, rivelando le figure contenute nei blocchi candidi o intrappola­ndo la luce, le ombre i colori nelle armonie pittoriche: il pubblico non può che rimanere affascinat­o da simili racconti.

Tanto più che, a fronte degli stupefacen­ti doni di questi personaggi, scriverne vuol dire raccontare anche il tormento dell’artista, co- stretto ad accettare le regole delle committenz­e, i ritmi disumani del lavoro, le pretese di pontefici e sovrani.

Per questo, in definitiva, il romanzo storico è vincente: perché riesce a narrare le sfide eroiche dell’uomo, la grandezza dell’arte e della storia d’Italia, attraverso un recupero d’una memoria che non va data per scontata. E la prospettiv­a storica, ampia e dilatata nel tempo, ci mostra ciascun fatto per quello che è, ridimensio­nando un dilagante apparire – complici i social –, offrendo finalmente un senso della proporzion­e e della misura reale dei valori e dei talenti.

SENZA CONTAREche non credo ci sia nulla di più bello, per uno scrittore, di misurarsi con il romanzo storico: provare a rievocare una realtà fra verità passata e immaginazi­one, quasi egli fosse uno sciamano, uno stregone in grado di dominare i venti della fantasia e gli oceani del tempo. Il ritorno del romanzo storico è dunque provvido e necessario: ci aiuta a relativizz­are il presente, a comprender­e le radici del nostro passato, a ritrovare un’identità culturale che si va smarrendo e invece andrebbe tenuta stretta e compresa nella sua varietà meraviglio­sa. L’Italia è magnifica proprio perché si compone di storie e culture molto diverse fra loro ma tutte fondamenta­li e preziose.

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La saga de “I Medici” Matteo Strukul ha scritto la tetralogia sulla dinastia di Firenze

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