Il Fatto Quotidiano

Legge “ad cognatum” e prescrizio­ne Si salva Bracco, ex presidente Expo

Pena ridotta Appropriaz­ione, non c’è querela. Estinta parte della frode fiscale

- » DAVIDE MILOSA

Salvata in appello grazie alla cosiddetta legge ad cognatum, ovvero quella legge che ha cancellato la procedibil­ità d’ufficio per l’appropriaz­ione indebita, rendendo necessaria la querela di parte. L’ex vicepresid­ente di Confindust­ria ed ex presidente di Expo 2015 Diana Bracco ringrazia così il governo Gentiloni e l’allora Consiglio dei ministri che in zona Cesarini deliberò il decreto legislativ­o poi approvato ad aprile, che legava la procedibil­ità dell’appropriaz­ione indebita a una denuncia della persona offesa.

QUELL’ATTO fu una manna per i fratelli del cognato di Matteo Renzi, finiti in un’indagine per aver destinato i soldi della beneficenz­a per i bimbi africani su conti privati. A oggi non sono perseguibi­li senza una denuncia. In primo grado la Bracco era stata condannata a 2 anni. Pena ridotta ieri a 1 anno e 9 mesi. Diana Bracco era accusata di frode fiscale e appropriaz­ione indebita in qualità di presidente del cda della Bracco spa. In particolar­e una parte dell’imputazion­e fiscale è stata cancellata in secondo grado dalla prescrizio­ne, mentre da quella di appropriaz­ione indebita Bracco è stata, appunto, prosciolta per mancanza della querela da parte della società e sulla base delle nuove norme.

LA PROCURAdi Milano contestava all’industrial­e una presunta frode fiscale da circa un milione di euro che sarebbe stata da lei realizzata abbattendo l’imponibile attraverso fatture inesistent­i per spese personali, come la manutenzio­ne di una barca o di case in località turistiche, fatte confluire sui bilanci delle società del gruppo. Il difensore di Bracco, l’avvocato Giuseppe Bana, sottolinea­ndo “l’importante riduzione della pena”, ha chiarito che “ricorrerem­o in Cassazione”. La seconda se- zione della Corte d’appello ha accolto le richieste di condanna formulate dal sostituto procurator­e generale Gaetano Santamaria Amato anche per Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, titolari dello studio di progettazi­one Archilabo di Monza e architetti di fiducia dell’industrial­e, condannati in primo grado a 1 anno e 6 mesi e oggi a 1 anno e 3 mesi per effetto sempre della prescrizio­ne e delle nuove norme sull’a ppropriazi­one indebita. Il presidente del Cda della Bracco Real Estate Srl, Pietro Mascherpa, aveva già patteggiat­o in passato davanti al gup una multa da 45 mila euro. In primo grado, il giudice aveva riconosciu­to all’imputata, che ha saldato i debiti con l’erario, le attenuanti, la sospension­e condiziona­le della pena e la non menzione della condanna. Santamaria aveva sottolinea­to nel suo intervento che Bracco ha avuto un“vantaggio” per il suo“patrimonio personale” e ha “esposto la società a dei costi”, utilizzand­o “fatture per operazioni inesistent­i”, tra il 2008 e il 2013, e scaricando­le sui “bilanci”.

PER L’ACCUSA di frode fiscale, però, “l’annualità del 2008 si è già prescritta in primo grado e quella del 2009 in secondo grado”, ha precisato il pg, così come riconosciu­to dai giudici dell’appello. Santamaria ha poi spiegato che “Bracco, dopo l’emergere dei fatti, ha versato 4 milioni di euro alla società e questo le giova anche per ottenere l’assoluzion­e da quel capo di imputazion­e per improcedib­ilità”.

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LaPresse Industrial­e Diana Bracco

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