Legge “ad cognatum” e prescrizione Si salva Bracco, ex presidente Expo
Pena ridotta Appropriazione, non c’è querela. Estinta parte della frode fiscale
Salvata in appello grazie alla cosiddetta legge ad cognatum, ovvero quella legge che ha cancellato la procedibilità d’ufficio per l’appropriazione indebita, rendendo necessaria la querela di parte. L’ex vicepresidente di Confindustria ed ex presidente di Expo 2015 Diana Bracco ringrazia così il governo Gentiloni e l’allora Consiglio dei ministri che in zona Cesarini deliberò il decreto legislativo poi approvato ad aprile, che legava la procedibilità dell’appropriazione indebita a una denuncia della persona offesa.
QUELL’ATTO fu una manna per i fratelli del cognato di Matteo Renzi, finiti in un’indagine per aver destinato i soldi della beneficenza per i bimbi africani su conti privati. A oggi non sono perseguibili senza una denuncia. In primo grado la Bracco era stata condannata a 2 anni. Pena ridotta ieri a 1 anno e 9 mesi. Diana Bracco era accusata di frode fiscale e appropriazione indebita in qualità di presidente del cda della Bracco spa. In particolare una parte dell’imputazione fiscale è stata cancellata in secondo grado dalla prescrizione, mentre da quella di appropriazione indebita Bracco è stata, appunto, prosciolta per mancanza della querela da parte della società e sulla base delle nuove norme.
LA PROCURAdi Milano contestava all’industriale una presunta frode fiscale da circa un milione di euro che sarebbe stata da lei realizzata abbattendo l’imponibile attraverso fatture inesistenti per spese personali, come la manutenzione di una barca o di case in località turistiche, fatte confluire sui bilanci delle società del gruppo. Il difensore di Bracco, l’avvocato Giuseppe Bana, sottolineando “l’importante riduzione della pena”, ha chiarito che “ricorreremo in Cassazione”. La seconda se- zione della Corte d’appello ha accolto le richieste di condanna formulate dal sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria Amato anche per Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, titolari dello studio di progettazione Archilabo di Monza e architetti di fiducia dell’industriale, condannati in primo grado a 1 anno e 6 mesi e oggi a 1 anno e 3 mesi per effetto sempre della prescrizione e delle nuove norme sull’a ppropriazione indebita. Il presidente del Cda della Bracco Real Estate Srl, Pietro Mascherpa, aveva già patteggiato in passato davanti al gup una multa da 45 mila euro. In primo grado, il giudice aveva riconosciuto all’imputata, che ha saldato i debiti con l’erario, le attenuanti, la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna. Santamaria aveva sottolineato nel suo intervento che Bracco ha avuto un“vantaggio” per il suo“patrimonio personale” e ha “esposto la società a dei costi”, utilizzando “fatture per operazioni inesistenti”, tra il 2008 e il 2013, e scaricandole sui “bilanci”.
PER L’ACCUSA di frode fiscale, però, “l’annualità del 2008 si è già prescritta in primo grado e quella del 2009 in secondo grado”, ha precisato il pg, così come riconosciuto dai giudici dell’appello. Santamaria ha poi spiegato che “Bracco, dopo l’emergere dei fatti, ha versato 4 milioni di euro alla società e questo le giova anche per ottenere l’assoluzione da quel capo di imputazione per improcedibilità”.