Dottor Jekyll e mister Tria in guerra contro l’Ue
Strano personaggio il ministro del Tesoro Giovanni Tria: fino a qualche settimana fa assicurava a tutti gli interlocutori, italiani e internazionali, che il deficit
2019 mai avrebbe oltre passato l’1,6 per cento del Pil perché l’Italia non voleva violare le regole Ue. E ora che la Commissione europea ha calcolato che il vero deficit 2019 sarà non il 2,4 per cento previsto dal governo ma addirittura il 2,9, Tria risponde con grinta: “Per evitare la procedura d’infrazione sul debito noi dovremmo fare una manovra di restrizione fiscale violentissima, andare a un deficit dello 0,8 per cento, sarebbe un suicidio”.
Tria ha incontrato il presidente dell’Eu rogruppo (i Paesi della moneta unica) Mario Centeno che, ieri a Roma, ha detto quello che tutti pensano fuori dall’ Italia: “Non ho dubbi sull'impegno dell’Italia per l'euro. È essenziale che la legge di bilancio dimostri questi impegni”. Tradotto: inutile fare rassicurazioni a parole se poi i numeri dimostrano una volontà di scontro che sui mercati spaventa molto più dell’effettivo extra-deficit. Lo spread, ieri, è tornato a toccare quota 300 che non è affatto indolore. Secondo quanto ha stimatola Banca d’ Italia, l’aumento di spread rispetto a quanto previsto nel Def di aprile ci è già costato 1,5 miliardi e il conto salirà a “oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati”, dice il vice direttore generale di Bankitalia Antonio Signorini. Lo spread assorbirebbe più denaro pubblico del reddito di cittadinanza.
Tria che ne pensa? Boh. A dimostrare tutta la sua ondivaga confusione prima accusa la Commissione Ue di non saper fare i calcoli nelle sue previsioni, (“defaillance tecnica”) poi annuncia :“Dobbiamo rispondere in modo documentato ristimando tutte le nostre previsioni per vedere se è necessario cambiarle o confermarle”. Tutto chiaro.