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Caro direttore, con qualche giorno di ritardo, le chiedo come inviare 100 euro per contribuire al risarcimento che il Fa tto deve pagare a Renzi Senior. Mi dispiace tantissimo. Leggo ogni giorno il Fatto , l’ho vista qui a Conegliano dove abito con la mia famiglia. Nei vari talk show e a Otto e mezzo. Mi piace la sua preparazione e la sua ironia. Mi piace leggerla sulla carta stampata, la lettura è attiva e non ci si dimentica ciò che si legge. Non amo il web e non frequento i social. Mi permetta di dire che le voglio bene. ROSAMARIA PRISCO Cara Rosamaria, grazie di cuore, è bello avere lettrici come te. Ma è meglio che siamo noi a pagare. Perché, con quei 100 euro, non regali un abbonamento al Fatto a un amico per Natale? Un caro saluto. M.TRAV. DIRITTO DI REPLICA
Sia pure in ritardo (per ragioni istituzionali, come spiegherò) rispondo all’articolo “Banca Etruria, i risarcimenti affidati a Kafka” di Giorgio Meletti, pubblicato il 17 ottobre. Mi duole rilevare che il servizio si fonda esclusivamente su una missiva del difensore di Vincenza Occhiuzzi, acquirente di un’obbligazione subordinata emessa dall’istituto, poiché i fatti sono andati molto diversamente da come ricostruito. La signora ha presentato istanza per ottenere, in carenza di adeguate informazioni della banca, il ristoro delle somme investite. Dal momento che il ricorso era stato presentato soltanto da lei, nonostante lo strumento finanziario fosse in un conto titoli cointestato con la figlia, in sede di esame il collegio B della Camera arbitrale dell’Anac ha chiesto ulteriori informazioni sulla titolarità del “derivato” per stabilire il quantum da riconoscere. Invece di rispondere sul punto, il difensore ha inviato una missiva – fra l’altro irritualmente anche a soggetti estranei alla procedura come i presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze, Pesco e Ruocco, e il sottosegretario al Mef Villarosa – profondendosi in gravi ingiurie al collegio (“non legge i ricorsi e i documenti connessi ovvero non sa leggere gli estratti conto”; “istituito in altra era politica definitivamente consegnata alla storia”, “persegue finalità dilatorie ed evasive”) e delineando, ancor più irritualmente, che tale linea di condotta “appare ormai manifestamente in conflitto con il Contratto di governo”! Dopo l’astensione degli arbitri, per ragioni di opportunità, lo scorso 23 ottobre il collegio A da me pre- sieduto ha deliberato il ristoro della somma, purtroppo solo parziale, proprio perché in assenza della documentazione ulteriore richiesta non è stato possibile riconoscere il 50% della cifra ascrivibile alla figlia, non avendo ella presentato ricorso autonomo. Ora che la decisione è stata adottata, posso quindi spiegare che non c’è stato alcun comportamento kafkiano. Anzi, si è cercato di consentire alla parte di giustificare perché, pur non apparendo tito- lare per intero del titolo, il ricorso fosse stato presentato solo da una delle cointestatarie. Se Meletti avesse chiesto spiegazioni, gli avrei fornito i doverosi chiarimenti. Non reputo necessario difendere l’onorabilità dei componenti del collegio B (un docente universitario, un vice avvocato generale dello Stato e un ex magistrato), dall’etica specchiata e la professionalità indiscussa: valuteranno se agire a loro tutela. Per quanto riguarda l’avvocato (del qua- le non commento le evidenti finalità politiche), osservo che da marzo abbiamo già esaminato circa mille ricorsi su 1700 giunti e finiremo per la primavera. Saranno comunque il Consiglio dell’Ordine di Roma e il presidente Mauro Vaglio, al quale è stata trasmessa la lettera, a valutare se il comportamento del legale merita censura sul piano disciplinare. RAFFAELE CANTONE, PRESIDENTE ANAC Mi duole confermare che i fatti sono andati esattamente come ho scritto. Il mio articolo non è fondato su “una missiva del difensore” ma sugli atti del Collegio arbitrale. Sono atti formali di tale chiarezza che – sia detto a merito dell'Anac – non richiedono spiegazioni. Duole dunque dover respingere la sgradevole insinuazione sulla mia correttezza. La frase "Se Meletti avesse chiesto spiegazioni, gli avrei fornito i doverosi chiarimenti" è smentita da questa stessa lettera che arriva a tre settimane dalla pubblicazione dell'articolo: “Ora che la decisione è stata adottata, posso quindi spiegare”. Peraltro la ricostruzione “autentica” fornita (“la Camera arbitrale dell’Anac ha chiesto ulteriori informazioni sulla titolarità del ‘derivato’ per stabilire il quantum da riconoscere”) non corrisponde al verbale del collegio del 21 settembre scorso, dove, come da me correttamente riferito, ci si è limitati a chiedere all’avvocato della ricorrente l’estratto conto che il Collegio aveva già da mesi. G.M. I NOSTRI ERRORI
Recensendo ieri La scortecata di Emma Dante, ho scritto erroneamente che è in dialetto siciliano, tratta in inganno da alcune espressioni della pièce lontane dal dialetto napoletano seicentesco dell’or igi nal e. Dell’errore mi scuso con gli interessati e con i lettori. CAM. TA. Sulla prima pagina di ieri, a corredo dell’articolo “I mafio-massoni nigeriani” è apparsa una foto la cui didascalia recitava: “Il primo pentito in Italia: il “Buscetta nero”. La didascalia si riferisce ovviamente alla notizia contenuta nel reportage e non al volto specifico della foto. FQ