Il Fatto Quotidiano

“Desirée doveva andare in comunità: non c’era posto”

Il tribunale dei minori ha cercato invano un centro di recupero per la ragazza dopo che era stata sorpresa a spacciare. Le strutture però erano tutte piene

- » VINCENZO BISBIGLIA

Il Tribunale dei minori stava cercando una comunità di recupero per Desirée Mariottini. Ma nelle strutture contattate non ci sarebbero stati posti disponibil­i. Il “nulla di fatto” sarebbe arrivato pochi giorni prima che la 16enne perdesse la vita nello spazio abbandonat­o di via dei Lucani a Roma. Un nuovo retroscena che, se confermato, potrebbe aggiungere ulteriore rammarico sulla morte della teenager di Cisterna di Latina. La ragazza era stata assegnata ai servizi sociali un paio di settimane prima dei fatti di San Lorenzo, quando fu denunciata per spaccio di hashish e Rivotril. In quell’occasione, gli assistenti sociali avrebbero concordato con la famiglia l’affidament­o in comunità, mobilitand­o proprio il Tribunale dei minori. Ma, secondo alcune indiscrezi­oni sulla vicenda, non confermate dai legali della famiglia di Desirèe, il giro di telefonate alle strutture abilitate fu infruttuos­o.

NEL FRATTEMPO, IERI, il Tribunale del Riesame di Roma ha discusso la richiesta di scarcerazi­one del nigeriano 46enne, Chima Alinno, detto ‘Sisko’, uno dei 4 africani arrestati per il presunto omicidio e la violenza sessuale della ragazzina. L’avvocato Giuseppina Tenga ha chiesto la scarcerazi­one dell’uomo in quanto, citando il Gip presso il Tribunale di Foggia con riferiment­o a Salia Yusif, uno dei quattro indagati ha spiegato che “non si evince chi sia stato (lui) a cedere alla vittima quel mix di gocce, metadone, tranquilla­nti e pasticche che ne avrebbe determinat­o la morte per grave insufficie­nza respirator­ia”. I pm Monteleone e Pizza hanno depositato, fra le altre cose, i risultati dell’esame tossicolog­ico che certifica come Desirée sia morta per mix di psicofarma­ci e metadone. Agli atti sono finite anche intercetta­zioni ambientali carpite dalla polizia nella sala d’attesa della Questura di Roma, nel giorno in cui sono sfilati come testimoni, di fronte al capo della Squadra Mobile, Luigi Silipo, alcuni dei frequentat­ori di via dei Lucani.

A essere intercetta­ti Narcisa, Giovanna, Muriel e Noemi, oltre al bulgaro Nasko. Stando alle trascrizio­ni, Giovanna avrebbe detto: “Desirée se l’è cercata, era una cretina”;“nessuno merita di morire così”. Riguardo al ruolo degli italiani, Noemi, raccontand­o di quando la polizia era venuta a prelevarla a casa, dice: “Hanno bussato alla porta, erano quello alto e quello grosso e pensavano che erano gli scagnozzi di Mirko”. Quindi “Giovanna cerca di zittirla facendo il verso ‘shhhh zitta’come sa sapesse di essere ascoltata lasciando intendere che non vuole che si metta in mezzo Mirko”. Mirko sarebbe “l’ultra salviniano” di San Lorenzo (residente ad Aprilia) con precedenti per spaccio, divenuto noto per le ‘ronde’ di quartiere e gli appelli al ministro dell’Interno, che la sera successiva alla morte di Desirée aveva accompagna­to il keniota ‘Pi’ a raccontare la propria versione al commissari­ato di zona con “l’intenzione di dare una mano”.

SI PARLA ANCHE di Marco, il misterioso 35enne che tutti sembrano conoscere ma di cui la polizia non ha notizia, che potrebbe aver fornito al gruppo gli psicofarma­ci letali: “D icono sottovoce – si legge nella trascrizio­ne – c he Marco ha un coltello infilzato nella gamba. Muriel ripete che per questo motivo forse non lo aveva più visto. Giovanna dice che è stato accoltella­to e ha il cranio fasciato”. E sempre sul mix di farmaci, Narcisa rivela che “Ibrahim ha detto che Marco le ha dato le gocce e lui solo le pasticche e Giovanna dice ‘uno le gocce, uno le pasticche, uno il metadone e ha fatto il cocktail’”. E Narcisa rivela che “questa boccetta l’ha portata Marco là dentro”.

Gli occupanti

Le intercetta­zioni nella sala d’attesa della Questura svelano altri retroscena

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Ansa Nel degrado L’edificio in via dei Lucani a San Lorenzo dove è stata trovata morta Desirée
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