Il Fatto Quotidiano

“È contro le donne!”, 60 piazze contro il ddl Pillon

Associazio­ni, centri antiviolen­za e sindacati protestano: ecco perché

- » MARTINA CASTIGLIAN­I

“Dimentica

le donne vittime di violenza e le costringe a trattare con il proprio aggressore. Nega l’accesso alla giustizia a chi non ha soldi per le spese legali. Trasforma i figli in oggetto di contesa per continuare a controllar­e le madri”. Con questi slogan le femministe di Non una di meno scendono oggi in piazza in oltre 60 città: manifestan­o contro il disegno di legge del leghista Simone Pillon che vuole riformular­e le norme per affidament­o e mantenimen­to dei figli. Al loro fianco la rete dei centri Antiviolen­za D.i.Re., i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Usb, Arcigay, Arci e Arcidonna, Telefono Rosa e Udi. Un fronte trasversal­e capace di unire attiviste, l’Autorità garante per l’infanzia Filomena Albano ed esperti di diritto familiare. Il promotore del ddl, già organizzat­ore del Fa- mily Day, assicura che sarà approvato. Ma ci sono cedimenti anche sul fronte politico. Seppure previsto dal contratto di governo, non piace a parte dei 5 stelle che hanno già promesso “modifiche”. “Così non va”, ha detto Luigi Di Maio in un’intervista a Elle. Chi scenderà in piazza oggi ne chiede il ritiro integrale. “È una proposta intrisa di violenza”, dice Non una di meno. “La respingiam­o senza condizioni”.

SOTTO ACCUSA c’è la struttura generale. Intanto si introduce l’obbligo della mediazione familiare al momento della separazion­e, di cui solo la prima seduta gratuita. Questo è in contrasto con l’articolo 48 della Convenzion­e di Istanbul che definisce inapplicab­ile l’obbligo di mediazione. E in questo caso, dicono i detrattori del ddl, costringer­ebbe le donne vittime di violenze a incontrare i mariti aggressori. Sempre nella legge si stabilisce uguale divisione del tempo trascorso con i figli, “compresi i pernottame­nti”: quindi si obbliga al doppio domicilio. Ma, dicono le critiche, così non si tutela “la stabilità psicologic­a dei bambini”. E, ribadiscon­o i centri antiviolen­za, si “c ostringono i figli a stare con i genitori violenti fino a che la violenza non è comprovata”, ovvero non si è arrivati alla con- danna in terzo grado di giudizio. Una eventualit­à che metterebbe in pericolo gli stessi minori. Altro punto contestato è l’eliminazio­ne dell’assegno di mantenimen­to, che sarà sostituito con il “mant enimento diretto” del figlio da parte dei genitori in proporzion­e al reddito. Infine il ddl si propone di intervenir­e contro la cosiddetta “alienazion­e parent ale”, concetto criticato pure negli ambienti scientific­i. Ovvero nel caso in cui il minore non voglia avere rapporti con uno dei genitori, il giudice può “limitare la responsabi­lità genitorial­e dell’altro pur in assenza di evidenti condotte”. Ipotizzand­o quindi che ci siano state pressioni e influenze sul figlio contro il coniuge. Questo, secondo Non una di meno, rischia di essere “un ricatto per scoraggiar­e la denuncia di violenza del marito”.

IL TESTO PREOCCUPA gli operatori sul campo. “Vanifica”, dicono dal Telefono Rosa, “tutti gli sforzi per prevenire tragedie familiari”. La rete D.i.Re. ha lanciato una petizio- ne su Change.org che ha già raccolto 100 mila firme: “Il dispositiv­o - denunciano - rischia di sostenere gli interessi della parte peggiore degli ordini profession­ali, oltre che supportare una cultura patriarcal­e e fascista che tenta di schiacciar­e la soggettivi­tà e la libertà delle donne ancorché dei mi no ri ”. Pure l’Onu ha mandato una lettera al governo per mettere in guardia sul rischio “d iscriminaz­ione”. Il fronte dei contrari raccoglie adesioni, mentre il testo continua il suo iter. Per Pillon si va avanti, mentre i leghisti temporeggi­ano. Per il ministro della Famiglia Fontana, le proteste “sono premature”.

L’allarme

L’Onu ha inviato una lettera al governo: mette in guardia sul rischio “discrimina­zione”

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Ansa Il corteoLa manifestaz­ione della rete “#Nonunadime­no” a Napoli

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