Libia, stavolta l’Unione europea appoggia l’Italia
La conferenza Federica Mogherini, Rappresentante della politica estera europea, offre il pieno appoggio. L’Italia: è solo un primo passo
La presenza dell’Alto rappresentante dell’Unione europea, Federica Mogherini, alla conferenza sulla Libia che si terrà il 12 e 13 novembre a Palermo era scontata, ma nel quadro di diffidenza che si è creato attorno all’iniziativa del governo italiano sembra una notizia di primo piano.
Da diversi giorni, infatti, si moltiplica un tam tam mediatico per sottolineare il quasi definitivo fallimento della conferenza con giornali come La Stampache sono arrivati a suggerire al governo di annullare l’evento per evitare di fare una brutta figura.
LA PIETRA DELLO SCANDALO finora è stata la mancata presenza di leader importanti come Angela Merkel, Emmanuel Macron oltre a Donald Trump e Vladimir Putin. Lo scorso maggio, però, quando la Francia con un blitz improvviso convocò un’analoga conferenza a Parigi, il livello internazionale era inferiore a quello che si preannuncia a Palermo.
La presenza di Mogherini, del resto, si annuncia come una presenza di supporto all’iniziativa italiana. “Tutto quello che va nella direzione di sostenere lo sforzo libico e l’iniziativa dell’Onu è ottima e benvenuta”, dicono fonti della diplomazia Ue che invitano a non guardare tanto alla “vetrina” degli ospiti presenti quanto alla sostanza delle decisioni finali e confermano “il pieno appoggio” alla conferenza.
A Palermo, sottolineano da Palazzo Chigi, ci saranno 30 delegazioni e molti capi di Stato e di governo dei Paesi limitrofi alla Libia: il presidente tunisino, Beji
Caid Essebsi, il primo ministro
dell’Algeria, Ahmed Ouyahia.
“Ci sarà molto probabilmente il presidente dell’Egitto, al Sisi”, fa sapere una nota, oltre ai capi di Stato e di governo di Ciad, Niger, Grecia e Malta. Per la Russia verrà l’inviato speciale per il Medioriente, Mikhail Bogdanov, e Palazzo Chigi ribadisce che ci sarà anche il premier russo Dmitri
Medvedev. Per gli Stati Uniti il consigliere speciale per la Libia David Satterfield, che è stato in ballo la scorsa estate per diventare ambasciatore in Egitto. La Francia sarà presente con il ministro degli Esteri, Jean Yves Le Drien, molto attivo in questi giorni come dimostra il colloquio tenuto ieri a Parigi con una delegazione di Misurata, la città- stato rappresentata al governo con il vicepresidente, e possibile ago della bilancia delle varie mediazioni, Ahmed Maitig.
Ci saranno, soprattutto, i libici: il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale,
Fayez al Sarraj, il generale che lo contesta Khalifa Haf
tar, Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk e il capo dell’Alto consiglio di Stato di Tripoli, Khalid al Mishri.
La conferenza vedrà loro come protagonisti e l’Italia ha organizzato i lavori attorno a due temi centrali: sicurezza ed economia. Due punti delicati, che ruotano attorno alla possibile unificazione delle milizie e ai fondi che la comunità internazionale sarà in grado di mettere sul tavolo di un percorso di pace. LA DISCUSSIONE prenderà le mosse dal piano di azione che l’inviato delle Nazioni Unite, Ghas
san Salamé ha già illustrato l’altroieri al Palazzo di Vetro e che ruota su tre punti: messa in sicurezza della Capitale, con la formazione di una forza istituzionale, un supporto alla redistribuzione delle ricchezze nazionali e una conferenza nazionale che coinvolga tutte le realtà libiche, una sorta di congresso nazionale, che prepari un processo elettorale il cui culmine potrebbe essere nella primavera del 2019.
La conferenza però non si chiuderà con un documento finale e forse non ci sarà nemmeno un testo letto. Giuseppe
Con te ha insistito molto su questa iniziativa per riprendere l’iniziativa politica e dimostrare di avere un ruolo e una statura internazionali.
Conte ha precisato sul suo profilo Facebook, che “l’obiettivo è dare un contributo concreto al percorso di stabilizzazione del Paese in pieno accordo con i principali attori politici libici. Non a caso il messaggio che vogliamo lanciare è #ForLibyaWithLibya”. Il processo di pace si deciderà più avanti e sul campo, ma per ora, almeno, c’è l’hashtag.
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