La Lega affossa l’Anticorruzione per salvare i suoi sotto processo
Chi sono gl’imputati leghisti (ma pure FI e Pd) miracolati dal voto di ieri
■ Passa l’emendamento che ammorbidisce il reato di peculato. Il governo aveva invitato a votare contro, ma viene battuto con 284 voti contro 239. Salvini infuriato con i suoi rassicura: approveremo tutto
Alle otto della sera, il governo gialloverde esplode dentro Montecitorio. Salta sulla più classica delle mine, il voto segreto, e su un emendamento che è uno schiaffo, sul peculato. Con decine di leghisti che s’improvvisano cospiratori. E chissà se c’era anche qualche dissidente a 5Stelle.
UNA DELLE MILLE domande, dietro il pasticcio che è una festa per Forza Italia: l’alleato messo da parte dal Carroccio, che a voto ancora caldo scandisce “onestà, onestà” per canzonare i grillini, mentre i lavori si bloccano. Tutto fermo, perché la maggioranza in Aula è andata sotto, per 284 voti a favore e 239 contrari su un emendamento a un totem del Movimento, il disegno di legge anticorruzione. Le agenzie riferiscono di 36 franchi tiratori, nell’emiciclo con tanti assenti. E i dettagli dell’agguato raccontano una nemesi: perché l’emendamento annulla di fatto le sanzioni per il reato di peculato, come avrebbe voluto la Lega con proposta quasi identica, bloccata dal Movimento.
E a presentarlo è stato un deputato eletto proprio dal M5S, ma sospeso ancora prima delle urne perché iscritto a una loggia massonica, l’avvocato campano Catello Vitiello. Doveva essere un nome da esibire nel carnet di candidati per i collegi uninominali, ma nella sera di un piovoso novembre fa da specchio delle contraddizioni dentro il go- verno. Non protetto neppure dalla dinamica dello scambio, il mastice di questa maggioranza. Eppure lo schema era semplice: se il Carroccio non avesse fatto scherzi sull’Anticorruzione, facendolo approvare senza modifiche entro oggi, nel fine settimana il M5S avrebbe votato il decreto sicurezza, ovvero il dl Salvini. E “senza modifiche” come aveva ribadito anche ieri Luigi Di Maio, ossia con la fiducia. Necessaria anche per cautelarsi da eventuali dissidenti: cautela urgente, dopo la lettera al loro capogruppo Francesco D’Uva di 18 deputati malpancisti a 5Stelle, che auspicavano modifiche al decreto sicurezza e invocavano “discussione interna e collegialità”.
Poi ieri la bomba, che deflagra sul Consiglio dei ministri in corso. Ed esplode innanzitutto in faccia a Salvini: il leader del Carroccio, già pronto a brindare alla trasformazione in legge del suo decreto. Ma è successo qualcosa, tra i leghisti. E se non è una rivolta, è un avvertimento. Lo conferma lo stesso ministro dell’Interno: “Il voto in Aula è stato assolutamente sbagliato. La posizio- ne della Lega la stabilisce il segretario, e il provvedimento arriverà alla fine come conc or da to ”. Tradotto, qui comando io. E non Giancarlo Giorgetti, per esempio, il sottosegretario a Palazzo Chigi che i 5Stelle accusano da settimane di remare contro, per far saltare il banco. A dispetto anche di Salvini. E a incidente in Aula appena avvenuto, un ministro del M5S lo fa notare: “Questa mattina c’era l’inaugurazione dell’anno accademico della Guardia di Finanza, e della Lega c’era solo il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Mentre dei nostri erano cinque. Ci è parso brutto”. Forse un segnale. O forse no. Di certo c’è che il capogruppo dei 5Stelle D’Uva ottiene la sospensione dei lavori. Poi commenta: “Quello che è accaduto oggi in Aula è un fatto gravissimo. Così non si va avanti”.
IL SUO OMOLOGO della Lega, Riccardo Molinari, schizza a Chigi per riferire a Salvini, ma lungo la strada assicura: “Non siamo stati noi a mandare sotto il governo”. Però un anonimo deputato del Carroccio rivendica il golpe sull’Ansa: “Abbiamo voluto mandare un segnale ai 5Stelle”. Invece a microfono aperto c’è Igor Iezzi, capogruppo leghista in commissione Affari costituzionali. E sono ginocchiate: “Sono stati i ‘fichiani’ che hanno mandato un segnale, cercano una scusa per non votare il dl sicurezza”. Botte per rilanciare sospetti.
Negati come offese da tutto il Movimento. E respinge ogni
E Salvini s’arrabbia
”Un voto sbagliato La linea la do solo io Ora si recupera tutto, anche con la fiducia” Prima Repubblica
Il lumbard Iezzi, vicino al leader: “Sono stati i ‘fichiani’ a fare l’imboscata”
cattivo pensiero anche il presidente della Camera Roberto Fico, a cui sono vicini alcuni dei 18 malpancisti. Intanto la capigruppo fissa la ripresa dei lavori in Aula per le 11 di stamattina. Tornare in commissione per correggere l’emendamento non pare possibile, si finirebbe a gennaio. E allora si potrebbe completare in Aula, e poi togliere la norma sul peculato in Senato. Ma dentro Chigi c’è un ministro infuriato, il Guardasigilli Alfonso Bonafede, padre dello spazzacorrotti. È riunito con il premier Giuseppe Conte, Di Maio e Salvini, e ripete che così non si può proseguire. Mentre il leghista giura di non sapere nulla dell’incidente: “Non l’ho organizzato io, non voglio far saltare il governo, ora dobbiamo andare avanti”.
MA DI MAIO è fuori di sè, e gli lancia accuse: “Come facevi a non sapere?”. È un confronto durissimo. Ma dopo le 22 Salvini esce dal Palazzo, e affronta le agenzie: “Nascondersi dietro il voto segreto è vigliacco, la Lega farà di tutto per accelerare sul ddl anticorruzione”. E pare un riferimento al voto di fiducia. Di Maio lo ripete ai suoi: “Questa legge è troppo importante per noi, ora si deve rimediare”. Ossia si cerca una “soluzione” per approvarla senza modifiche, ripetono dal M5S. E per salvare il governo, che è già malato grave.