Il Fatto Quotidiano

Scorie nucleari verso Est L’emendament­o è pronto

In Senato Quattro commi a firma 5S per colmare le lacune riscontrat­e nella legge nazionale di attuazione della direttiva dell’Euratom del 2011

- » ILARIA PROIETTI

Prima le riunioni tecniche al ministero dello Sviluppo. Ora un emendament­o alla legge europea al l’esame nelle prossime ore dell'aula del Senato. Si fa più concreto il progetto a cui sta lavorando il ministero dello Sviluppo economico per rendere possibile lo smaltiment­o all’estero dei nostri rifiuti radioattiv­i. La scorsa settimana abbiamo raccontato di due vertici, il primo a Palazzo Chigi convocato dal Dipartimen­to Affari europei per cercare di stoppare le procedure di infrazione sul nucleare che pendono come una spada di Damocle sull’Italia; l’a l tr o , successivo, al Mise in cui si è affrontata più nello specifico la questione delle modifiche normative necessarie per l’allontanam­ento in altri Paesi delle scorie ad alta attività. Con lo stoccaggio definitivo delle stesse fuori del perimetro nazionale, in Slovacchia, a quanto si dice.

QUESTA sera l’aula di Palazzo Madama vedrà materializ­zarsi in atti concreti questa ipotesi. Grazie a un emendament­o presentato dal relatore della legge europea, il senatore sardo Ettore Licheri del Movimento 5 Stelle. Ma che dice questo emendament­o? Si tratta di quattro comma in tutto che in teoria dovrebbero colmare le lacune riscontrat­e nella legge nazionale di attuazione della direttiva dell’Euratom del 2011. In realtà, in filigrana, emerge molto di più.

Il testo chiarisce innanzitut- to che la responsabi­lità primaria della sicurezza nella gestione dei rifiuti radioattiv­i e del combustibi­le esaurito compete a chi li produce e ai titolari degli impianti dove sono custoditi. È anche previsto che quando si mandano le nostre scorie all’estero per renderle meno offensive, la responsabi­lità dello smaltiment­o “sicuro e responsabi­le” resta nostra. Poi c’è un passaggio dell'emendament­o più scivoloso, specie per il mai domo popolo No Nuke sempre sul chi vive: si prevede che lo stesso principio valga anche nel caso in cui un Paese terzo o dell’Ue spedisca le sue scorie da noi, laddove fossimo in grado di trattarle. Ma fin qui si parla di ipotesi di trasferime­nti tecnici provvisori improntati al principio di reciprocit­à. Alla fine dei quali è comunque previsto il rientro dei rifiuti radioattiv­i nel Paese produttore.

LA FACCENDAsi complica invece quando si parla dello smaltiment­o, o meglio dello stoccaggio definitivo: in ogni caso – si legge nella previsione – lo Stato ha la responsabi­lità ultima per la gestione dei materiali nel territorio nazionale. Ma non sempre: fanno eccezione i casi riguardant­i “il rimpatrio di sorgenti sigillate dismesse al fornitore o fabbricant­e e la spedizione del combustibi­le esaurito di reattori di ricerca ad un paese in cui i combustibi­li di reattori di ricerca sono forniti o fabbricati, tenendo conto degli accordi internazio­nali applicabil­i”. Una dicitura ermetica, ma neppure troppo: si prevede in buona sostanza che alcuni materiali possano prendere la strada dell’estero senza obbligo di rientro in Italia. Come previsto dalla normativa Ue che impone che ogni Paese si tenga le proprie scorie.

Nella maggioranz­a gialloverd­e è aperto il confronto sulla gestione delle scorie nucleari. Finora si è registrata qualche frizione, ma ancora sotto il livello di guardia. Chi invece attacca a testa bassa contro l’opzione del trasferime­nto all'estero dei rifiuti nucleari è la Sogin, la società del Tesoro che dovrebbe realizzare il deposito nazionale delle scorie una volta che verranno smantellat­e le ex centrali atomiche. “Per me lo stoccaggio all'estero delle scorie nucleari sono soldi buttati”, ha detto ieri l’ad di Sogin, Luca Desiata. Il manager prossimo alla scadenza, che sulla questione ha avuto un moto liberatori­o, pari solo a quello reso immortale nel Secondo Tragico Fantozzi, quando il ragionier Ugo si ribellò al mega direttore galattico all'ennesima replica della Corazzata Potëmkin nel cineforum aziendale.

Il processo Ampliata la facoltà di movimentar­e i residui, non c’è ancora il sito di stoccaggio Soldi buttati quelli spesi per portarli fuori dal Paese

L. DESIATA

(SOGIN)

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