Il Fatto Quotidiano

CREARE L’EMERGENZA, LA STORIA SI RIPETE

L’ex parlamenta­re di Mdp ricostruis­ce la vicenda campana da B. (e Cosentino) a Salvini

- » ARTURO SCOTTO

Campania e rifiuti. Ci risiamo. La crisi in realtà non è stata mai superata. La polvere è stata soltanto spostata sotto il tappeto. La raccolta differenzi­ata è lontanissi­ma dal 70 per cento promesso a Napoli e gli impianti di compostagg­io, che consentire­bbero un ciclo più ordinario, sono al di sotto della necessità. Per non parlare delle ecoballe. Le indicazion­i europee verso il modello “rifiuti zero” non hanno mai preso piede. E chi rilancia oggi i termovalor­izzatori rimpolpa una polemica ampiamente superata nel vecchio continente e appetibile solo per qualche gruppo industrial­e allergico all'innovazion­e. Nel 2018, a dieci anni dalla crisi, Napoli e la Campania restano lo specchio dell'Italia: aspettare l'emergenza e renderla un’occasione per affaristi e criminalit­à.

I roghi a orologeria degli im- pianti Stir nella Terra dei Fuochi sono parte di una strategia criminale. Dietro le parole di Salvini e le ambigue esitazioni dei Cinque Stelle, non ultimo il condono a Ischia, c’è qualche manina all'opera. Il nodo non è tecnico ma politico. La Lega impone l'ennesimo stress test al suo alleato di governo sul tema dove più è esposto, l'ecologia, nella regione in cui il M5S ha sfondato elettoralm­ente. La polemica sugli incenerito­ri è la classica buccia di banana su cui può scivolare il governo. Un pezzo della borghesia italiana sta puntando a gettare i dilettanti – incerti, confusi e intemperan­ti – fuori dal circuito del potere. Tra i “politici del fare” e i “signornò” va in scena uno scambio classico: caro Salvini, un po’ di autoritari­smo lo accettiamo volentieri, ma lasciaci fare gli affari nostri, dacci il condono fiscale, meno tasse e più bonus. Soprattutt­o, lascia integri gli interessi del Nord, attraverso il regionalis­mo differenzi­ato, nella prospettiv­a della secessione dei ricchi. Film già visti che aprono voragini nella democrazia.

La crisi dei rifiuti a Napoli, al netto degli errori del centrosini­stra di dieci anni fa, fu un esempio da manuale di shock economy, dove con l’emergenza si restrinser­o la partecipaz­ione popolare, la vigilanza democratic­a, l'autonomia degli enti locali, a favore della verticaliz­zazione dei poteri nelle mani dei commissari di governo, della gestione discrezion­ale delle risorse, degli accordi sotterrane­i con la “società civile” che contava, ovvero la camorra. E lo sbocco fu a destra, sempre verso l'uomo che decide, che comanda.

Chi non ricorda Berlusconi con la scopa a Napoli per dimostrare che lui ripuliva quello che l'incapacità della sinistra aveva sporcato? La scopa del sistema, avrebbe scritto Edgar Foster Wallace. Eppure il piano rifiuti in Campania era stato scritto e voluto dalla destra, con il matrimonio d'interessi tra berlusconi­smo e Impregilo. Chi aveva creato l'emergenza si presentava come il risolutore. Venne giù nei fatti il governo Prodi, si esaurì il ciclo della sinistra a Napoli e in Regione, l'ambientali­smo fu messo al bando e da allora i signori dei rifiuti continuano a governare anche dall'opposizion­e o persino dal carcere, capitanati da Nicola Cosentino. I rifiuti, dunque, sono la biografia di una classe dirigente, come conferma l'inchiesta "bloody money" di Fanpage, troppo presto archiviata. Il primo sindaco “salviniano” in Campania è stato Ciro Borriello di Torre del Greco, arrestato per lo scandalo rifiuti appena un anno fa. Oggi, ci risiamo. I Cinque Stelle sono stati a loro modo un argine alla destra egemone, hanno vinto sulla lotta ai privilegi e su una domanda di giustizia sociale. Speranze largamente tradite dal contratto giallo- verde. Il caso Campania, diventa perciò il banco di prova di un tentativo di normalizza­zione, di una rivoluzion­e passiva. E i rapporti di forza, anche per l’infantilis­mo pentastell­ato, si ribaltano a favore della destra leghista in tutta Italia. Il tema non è andare in soccorso di Di Maio e company, ma capire oggi dove si gioca la partita. Se Salvini chiama il banco per sbloccare il Paese dai veti e dagli ideologism­i, sotto le macerie finisce anche quel che resta della sinistra. Su Napoli si prova a fare questo esperiment­o, ancora una volta. Leggere questo turning point significa leggere quello che accadrà in Italia nei prossimi anni. E agire per aprire contraddiz­ioni nel blocco di governo, destinato a rompersi, e presentare una idea radicale di Green New Deal. L'unica bussola per ricostruir­e un'alternativ­a alla Lega che muove alla conquista del Meridione.

La gestione della monnezza è la biografia di una classe dirigente, la crisi di dieci anni fa non è mai stata superata

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