Morbillo a Bari: contagio a catena di fake news
La bimba “untrice” Per i giornali la “figlia di no-vax” avrebbe “infettato” l’ospedale intero. Invece...
Questa è la storia di una “untrice” di morbillo, e di un lazzaretto. O così almeno è stata raccontata. Bambina di otto anni, ricoverata all’ospedale pediatrico di Bari alcune settimane fa, è bastato il titolo in prima pagina sul sito di un giornale per scatenare un contagio a catena di false notizie. È domenica 11 novembre e La gazzetta del Mezzogiorno, che per prima aveva lanciato la storia sul web, titola: “Bari, almeno 8 casi di morbillo. È un contagio a catena. Figlia di no-vax ha infettato pure un bimbo di 11 mesi”. La Repubblica: “Contagio partito da bimba no-vax”. Il Messaggero: “Morbillo, figlia di no- vax contagia l’ospedale”. Il Giornale segue l’onda: “L’untore è figlia di no vax”.
Facciamo un passo indietro. Lo scorso 23 ottobre, una bambina arriva al Pronto soc- corso dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari con febbre alta. Dopo qualche giorno, la conferma da parte del personale medico del reparto infettivo: morbillo. Dopo pochi giorni vengono ricoverati per lo stesso virus anche il fratello di 11 anni, non vaccinato a causa di una terapia corticosteroidea ad alto dosaggio a cui era sottoposto, e due cuginetti. Il morbillo colpisce anche due neonati di 12 mesi e si 22 mesi, non ancora vaccinati perché troppo piccoli, ed entrambi ricoverati nello stesso ospedale in concomitanza con la bambina. Finisce in ospedale, tra gli altri, pure un 20enne: è uno dei vigilanti che lavora all’ospedale pediatrico, mai vaccinato. I contagiati – secondo gli esami epidemiologici – sono tutti riconducibili al caso indice, e cioè alla bambina di 8 anni, ma la trasmissione del virus è avvenuta in ospedale per almeno sette degli otto casi totali. Tutti “sedicenti no vax”? I genitori della bambina confermano di non averla sottoposta al vaccino MPR (morbillo, parotite e rosolia), ma, secondo quanto riferito dai medici della Asl di Bari, la piccola era stata invece sottoposta all’esavalente (difterite, tetano, pertosse, polio, Hib, epatite b) e al pneumococco. Per i media vengono etichettati come “genitori no vax”, nei fatti non lo sono. Questa notizia viene appena sussurrata dall’emittente tv Telenorba nei giorni successivi, nessuno la riprende.
Il panico da morbillo intanto cresce. Ma, se si guardano i dati, in Puglia l’incidenza del virus è oltre sei volte inferiore a quella nazionale, e la coper- tura vaccinale anti morbillo nei bambini è del 95%. L’ultima epidemia si è verificata in Italia nel 1997: 41mila casi notificati. Da allora la malattia è andata costantemente diminuendo, fino salvo un picco del 2002. La percentuale dei bambini vaccinati al Sud non raggiungeva il 60% (e i no vax non esistevano ancora). Nel 2018, fino al 30 settembre scorso, sono stati segnalati 2.295 casi.
Una indagine interna al Giovanni XXIII sta inatnto accertando i tempi della notifica del riconoscimento del virus, dall’ospedale al dipartimento di prevenzione della Asl di Bari. Sembrerebbe confermato il ritardo nella comunicazione del “caso indice”, e di conseguenza nell’applicazione dei relativi protocolli sanitari per limitare il diffondersi della malattia. Questa è la notizia.