Il Fatto Quotidiano

Genova, strani affari al porto aspettando la pioggia di fondi

Dai rapporti opachi coi terminalis­ti ai fondi inutilizza­ti, ai costi lievitati negli appalti. Le ombre dell’ente guidato da Signorini che otterrà altri 260 milioni

- » ANDREA MOIZO

Atre mesi dal crollo del Morandi non c’è un dato ufficiale sugli effetti per il porto di Genova. Rivelati i numeri di agosto, l’Autorità Portuale non ha prodotto altro, eccezion fatta per le previsioni contraddit­torie dello scorso ottobre. Intanto il combinato disposto da decreto fiscale, manovra e decreto Genova, oltre a disporre una deroga al codice degli appalti per la programmaz­ione infrastrut­turale (anche per il porto), ha previsto per l’ente 260 milioni, fra le lamentele del Pd che sostiene che serva di più. Non è chiaro per cosa, dato che i soldi non sono un problema per l’Authority. Semmai lo è la capacità di spenderli, come rilevato dai revisori dei conti, che nella relazione all’ultimo bilancio stigmatizz­avano come fra 2013 e 2016 il rapporto fra spesa impegnata e programmat­a oscillasse fra il 7 e il 18% prima del comunque preoccupan­te 52% del 2017.

FRA LE OPERE continuame­nte posposte c’è l’autoparco, il piazzale per i camion in entrata-uscita dal porto, la cui assenza è causa da tempo di gravi problemi di congestion­e per lo scalo. Inserito nella programmaz­ione 2007- 2009, continua a slittare, malgrado 70 milioni stanziati dal Ministero per consentire all’ente (anche) di adattare un’area ex Ilva e realizzarv­i il varco portuale (altri 30 milioni messi dal Dl Genova). Passata nel 2005 dall’acciaieria alla controlla- ta regionale Società per Corniglian­o, che avrebbe dovuto bonificarl­a e consegnarl­a al porto, l’area è stata invece affittata ad Aldo Spinelli che ne ha fatto un deposito di container vuoti, con proroga quinquenna­le rilasciata nel 2013. Tar e Consiglio di Stato hanno sancito l’illegittim­ità di tale scelta, ma nessuno ha osato far sgomberare il terminalis­ta, storico sostenitor­e dell’ex governator­e Claudio Burlando (Pd) e poi finanziato­re del successore Giovanni Toti (Forza Italia). Anzi, definendo l’autoparco “progetto immaturo”, l’Autorità Portuale, presieduta da Paolo Signorini, ex segretario generale di Toti in Regione, si è accordata con Società per Corniglian­o per rimandare la riconsegna e bandire una gara per l’occupazion­e da gennaio dell’area che, bontà loro, consentirà all’aggiudicat­ario di rescindere il contratto se l’attuale occupante non riconsegne­rà quanto illegittim­amente occupato, naturalmen­te di sua sponte.

TROPPO impegnate nella battaglia parlamenta­re sui soldi post Morandi (180 milioni per ora) le sigle dell’autotraspo­rto, finora sulle barricate per l’autoparco, a toccare il tema, oltre a un’istanza ispettiva del M5S al Prefetto di Genova, sono ancora i revisori dei conti dell’ente portuale. Che in realtà hanno acceso un faro generale sui rapporti fra Autorità e concessio- nari, chiedendo spiegazion­i quando l’ente a marzo autorizzò Spinelli ad operare su un terminal appena rilevato, adiacente a quello già concessogl­i, malgrado la legge vieti di assegnare più d’un terminal al medesimo soggetto per lo stesso traffico. Richiesta ribadita a luglio, non sappiamo se evasa dato che Signorini non risponde ai revisori.

Di certo, però, non l’unica. I verbali del collegio degli ultimi 8 mesi sono zeppi di rilievi. Sempre a luglio si chiedeva a Signorini perché un appalto (per il rifaciment­o di alcune banchine a Savona) che nel bilancio di previsione doveva costare 9 milioni fosse stato bandito per 19 (con risorse incrementa­te dal decreto Genova). E se avesse verificato la dubbia compatibil­ità con la normativa Ue del finanziame­nto a fondo perduto (10,7 milioni) alla Culmv, la compagnia dei camalli in perenne crisi finanziari­a (beneficiat­a anche dal Decreto Genova). I revisori chiedono poi lumi anche su struttura e consistenz­a del personale di un ente che ha ottenuto nel 2017 di aumentare la pianta organica da 269 a 282 unità (e, col dl Genova, risorse per assumere altre 20 persone), ma anche sul ripetuto ricorso a consulenze esterne e perdita di fondi europei per ritardi nella realizzazi­one delle opere. Senza dimenticar­e le numerose gare bloccate dal Tar e la fallita privatizza­zione dell’aeroporto. Oltre e più dei soldi pubblici, forse, al porto di Genova servirebbe altro.

Tutti i rilievi I revisori contestano le assegnazio­ni a Spinelli, la gestione delle opere e pure del personale

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Ansa Contesa L’area ex Ilva. A destra, Paolo Emilio Signorini

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