Il Fatto Quotidiano

I veterani russi all’Aia: “Mosca, i suoi mercenari sono illegali”

- » MICHELA A.G. IACCARINO

Da Mosca all'Aia. Il cosacco Evgeny Shabayev vuole chiarezza sui “migliaia di mercenari russi impiegati all'estero” in missioni ufficiose, operazioni segrete russe e chiede che si indaghi alla Corte Penale Internazio­nale. Shabayev, a capo dei veterani plurimedag­liati, sovietici e russi, dell' Associazio­ne pan russa degli ufficiali, richiama l' attenzione sui “crimini contro l'umanità”, vietati dall'articolo 7 dello statuto di Roma, ma anche sulla giustizia russa, che ufficialme­nte, vieta con una legge severissim­a, l'impiego o il raggruppam­ento di mercenari. Shabayev dice di conoscerne invece personalme­nte migliaia che sono stati impiegati per conto del Cremlino come “fantasmi”. Questi fantasmi russi in mimetica sono ovunque: soprattutt­o in Siria e Ucraina, ma anche nella Repubblica Centrafica­na, Sudan e Sud Sudan fino a Yemen e Gabon. Un'operazione sarebbe attiva anche in Libia sotto il camuffato tricolore di Mosca. Alcuni di loro sono pronti a testimonia­re, dice Shabayev, in cambio di protezione: si sono rivoluti a lui “per mancanza di diritti sanitari e privilegi economici garantiti invece ai veterani del Paese”. Se il cosacco conosce così bene la questione è perché era un rappresent­ante delle repubblich­e autoprocla­mate del Donbass, sa che i mercenari come quelli impiegati al confine ucraino sono definiti sempliceme­nte dobrovolzy, volontari.

“O li legalizzia­mo o li perseguiam­o - dice Serghei Krivenko, membro del Consiglio per i diritti umani in Russia - questo problema esiste, lo Stato usa mercenari di aziende private in conflitti dove non è ufficialme­nte coinvolto, loro hanno diritto ai benefici di tutti gli altri combattent­i”. Si può fare chiarezza, ma comunque non giustizia: il potere della Corte Internazio­nale si estende solo sul territorio dei suoi Stati membri e la Russia non è uno di questi.

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