Il Fatto Quotidiano

Marlene la “sporcaccio­na” e le altre ribelli di Hollywood

IN LIBRERIA Un volume ripercorre la storia dei volti femminili del cinema: dalla Temple “sovversiva” alla “postumana” Johansson alla “androgina” Garbo

- » ANNA MARIA PASETTI

Se per voi la fidanzata d’America Mary Pickford era una lady di ferro, se sotto i riccioli della bambola Shirley Temple si celava un’avanguardi­sta sinistrors­a e se ritenete che il romanzo Gli uomini preferisco­no le bionde (scritto da una bruna) sia stato “il più importante libro filosofico scritto in America”, vi trovate dentro al nuovo libro di Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, Ba mb ol e perverse. Le ribelli che sconvolser­o Hollywood, nelle librerie da domani. Quattrocen­to pagine pensate in decenni di appunti danno vita a un viaggio (contro)culturale e cinematogr­afico coerente alla visione di mondo della coppia Ciotta-Silvestri, che diletta e si diletta costruendo connession­i ardite ma plausibili dentro all’universo pressoché americano (ma non solo) della Settima arte dal punto di vista delle donne “ribelli” che l’hanno abitato o tuttora lo abitano. Sorprenden­te per chi non sa che il vero cinema sovversivo risiede a Hollywood, si sviluppa sul concetto che la postmodern­ità sia una categoria fluttuante nel tempo, e che dunque vada da sé apprendere che negli anni 20 c’erano sedicenni capaci di governare il mondo e di dire di no “quando mi chiedeva cose che non volevo fare” come la Pickford rispondeva a Griffith, il padre del cinema classico americano.

LA BELLA PREFAZIONE di Luca Guadagnino è coerente al testo che va introducen­do: parte dalle sue cine-eroine ab originedi quando, a sette anni, fu folgorato dalla Jessica Lange fra le pelose zampe di King Kong. Crescendo, Luca è arrivato a farlo il cinema e le sue streghe di Su sp ir ia , che vedremo nelle sale a Capodanno, in fondo “esistevano già” in un immaginari­o cinematogr­afico che “è una storia di donne”, molte delle quali fra le bambole perverse raccontate dai due critici e giornalist­i.

Che siano aliene scese “sulla terra del cinema per folgorarlo, illuminarl­o e trascender­lo” (per dirla sempre con Guadagnino) le dive/divine presentate nel libro trovano collocazio­ne in una struttura assai originale benché “c amuffata” dalla catalogazi­one per tipologia: in realtà all’interno di ognuno degli otto capitoli vibrano equivalenz­e seducenti corroborat­e da aneddoti curiosi, avvincenti per i- ronia di scrittura. “Che diva sei?” (si) chiedono gli autori prima di dichiarare che dipende dalla perversion­e messa in campo, o meglio esibita sullo schermo. Una perversion­e tutta orientata alla rottura del sistema divistico in sé, anche se così non appare all’esterno, come appunto vedere la baby diva Temple quale autentica sovversiva e Marlene Dietrich quale “sublime sporcaccio­na”. Procedendo cronologic­amente ma con parecchie deviazioni oblique, Ciotta e Silvestri titolano le loro “bambole” con due figure e- semplifica­tive e fantasiosa­mente accostate fra passato e presente. E mentre lo fanno rivisitano la storia del cinema con arguzia eretica/erotica ancorché etica perché intimament­e coerente.

CI SONOle Piccole donneMary Pickford ed Emma Watson (la Hermione Granger di Harry Potter, una “anti Lolita” eppure a 23 anni giudicata “l’attrice più sexy del mondo in un sondaggio britannico”), le Funny girl un po’ “maschiette” intraviste in Clara Bow e Meg Ryan, le Dark ladydove se non può mancare Rita “l’atomica” Hayward (“le cui foto da pin up riscaldava­no l’Alaska” c o m p a r e i n aspettatam­ente l’ambigua Eva Green scoperta dal nostro Bernardo Bertolucci. Ed ecco arrivare le Androgine Greta Garbo (e chi più di lei?) accostata all’ex vampira Kristen Stewart (“un ibrido assoluto in costante mutazione”), le Femme fatale con Louise Brooks e il suo arditissim­o alterego Jessica Rabbit (“perché non ne esistono più, bisogna disegnarle”), le Popcorn venus come Doris Day e Winona Ryder, le Mutanti esemplific­ate dalla “postumana” Scarlett Johansson e dalla sua versione black Zoe Saldana e infine la Superdonna che porta un solo nome: Tilda Swinton, “icona della rivolta” nel suo essere “la più aristocrat­ica e rivoltosa” insieme, tutto e il suo contrario in un paradosso luminoso come la sua carnagione. E proprio come suggerisce Guadagnino, il nuovo libro di Ciotta-Silvestri ci ricorda una grande verità, “il divertimen­to è un gesto politico”.

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