I maschi zeta “due botte”
ITALIA, OGGI Il vanto della conquista, le foto esibite
Il
percorso completo dura 36 ore; oltre questo tempo è previsto al massimo un messaggio di rifiuto: “No, non posso”. Dentro quelle 36 ore c’è la conoscenza, i primi sorrisi, qualche battuta di circostanza, l’appuntamento del giorno dopo, magari un paio di spritz, l’ar- rivo a casa, la nottata di sesso, la sveglia, lei che va in cucina e prepara la colazione. Ancora sesso. Quindi foto e filmati hard, come se la storia di Tiziana Cantone non fosse mai esistita. Basta. Dopo resta solo il gusto di mostrare il bottino ad amici e sconosciuti.
Resoconto di una conversazione estemporanea, tra due sconosciuti all’uscita di una palestra romana. Il primo soggetto, circa vent’anni, muscoloso ma non sfrontato nei suoi bicipiti, lo chiameremo Luca; il secondo, 30 anni o poco meno, è Stefano.
Luca: “Quella tipa rimorchiata l’altroieri poi me la sono scopata”.
Stefano: “Di già!”
“Sì, l’ho fatta salire a casa, un paio di botte (rapporti sessuali) dopocena, ci siamo addormentati, poi la mattina mi ha preparato la colazione e mentre bevevo il caffè anche il pompino. Ah, dopo ha rifatto pure il letto”. “Bravo, hai fatto bene”. “Un brava ragazza, una sveglia, ci siamo sparati qualche video e un po’ di foto belle zozze”.
“Servizio completo”.
“Eh sì, abbiamo fatto tutto”. “La rivedi?”
“No, te l’ho detto, abbiamo fatto tutto”.
Un terzo interlocutore, quarantenne, stupito interviene: “Ma come le foto? Con tutto quello che accade di questi tempi?”.
Stefano: “Vabbè, ma io gliel’ho messa giù bene, le ho spiegato che sono solo per me, che non le pubblico, che mi eccitano tantissimo... (pausa, di presunta rifles- sione)... guarda”. Nessuna risposta. “Guarda”, insiste.
Apre il cellulare e mostra il suo bottino agli interlocutori, al pre- sunto amico e al quarantenne appena conosciuto, e il suo sorriso non si manifesta con modalità sguaiate, gli basta arricciare leggermente il lato della bocca, e una fossetta complice gli compare sulla guancia.
Così all’improvviso la morte di Tiziana Cantone per quelle maledette immagini pubblicate e circolate ovunque, i drammi dentro le scuole, le denunce per stalking e tutto il corredo, scompaiono: nella mente di quei due, forse, non hanno toccato alcun punto di riflessione; “gliel’ho messa bene”, spiega, specifica, “lei ha accettato tranquilla”, di andare molto oltre con uno conosciuto 24 ore prima; e sottolinea con semplicità “abbiamo fatto tutto”, e tutto in appena 36 ore; magari un percorso di scoperta e di gioco che coppie non intraprendono in una vita, con legittimi dubbi e timori, loro in 36 ore hanno deciso (deciso?) di chiuderlo in un giorno e mezzo, senza “se”, figuriamoci un “ma”.
Non c’è lascito, non c’è incertezza, alcuna scia di quello che accade nel mondo, il tutto e su- bito è quello che conta, e negli occhi dei due ragazzi (e magari della ragazza ripresa dal cellulare) non compare nessun collegamento con un pensiero collettivo, l’esperienza generale non li tocca, esistono solo dei microcosmi da soddisfare; dei microcosmi racchiusi dentro il proprio io; e i due protagonisti non sono neppure scusabili con il concetto di periferia, non sono neanche dei pariolini cinici e spietati modello anni Settanta; sono due ragazzi medi, di un quartiere medio, con istruzione media. Hanno un lavoro, a loro modo interagiscono. Sono la sintesi di una generazione cresciuta senza un concetto di nazional-popolare, senza alcuna cultura unificante, figuriamoci i benedetti ideali politici; sono quelli che non comprano i libri, la musica si scarica e si butta via in un attimo, al cinema non si va (le sale sono sempre più vuote e l’età media sempre più alta) i giornali sono noiosi, i genitori antichi (e questa volta, rispetto a loro, hanno ragione). Sono il ventre molle, sempre più molle.
Eppure sono la generazione alle porte, quella che in teoria dovrà sostituire e sostenere le precedenti; c’è da aver paura, e in quei momenti pensi che forse è giunto il momento di puntare direttamente su quella successiva.
LA REALTÀ DEI SOCIAL “Me la sono rimorchiata e poi... guarda qui”: il vanto “ordinario” fuori da una palestra che cancella Tiziana Cantone e le altre