Il Fatto Quotidiano

I maschi zeta “due botte”

ITALIA, OGGI Il vanto della conquista, le foto esibite

- » ALESSANDRO FERRUCCI

Il

percorso completo dura 36 ore; oltre questo tempo è previsto al massimo un messaggio di rifiuto: “No, non posso”. Dentro quelle 36 ore c’è la conoscenza, i primi sorrisi, qualche battuta di circostanz­a, l’appuntamen­to del giorno dopo, magari un paio di spritz, l’ar- rivo a casa, la nottata di sesso, la sveglia, lei che va in cucina e prepara la colazione. Ancora sesso. Quindi foto e filmati hard, come se la storia di Tiziana Cantone non fosse mai esistita. Basta. Dopo resta solo il gusto di mostrare il bottino ad amici e sconosciut­i.

Resoconto di una conversazi­one estemporan­ea, tra due sconosciut­i all’uscita di una palestra romana. Il primo soggetto, circa vent’anni, muscoloso ma non sfrontato nei suoi bicipiti, lo chiameremo Luca; il secondo, 30 anni o poco meno, è Stefano.

Luca: “Quella tipa rimorchiat­a l’altroieri poi me la sono scopata”.

Stefano: “Di già!”

“Sì, l’ho fatta salire a casa, un paio di botte (rapporti sessuali) dopocena, ci siamo addormenta­ti, poi la mattina mi ha preparato la colazione e mentre bevevo il caffè anche il pompino. Ah, dopo ha rifatto pure il letto”. “Bravo, hai fatto bene”. “Un brava ragazza, una sveglia, ci siamo sparati qualche video e un po’ di foto belle zozze”.

“Servizio completo”.

“Eh sì, abbiamo fatto tutto”. “La rivedi?”

“No, te l’ho detto, abbiamo fatto tutto”.

Un terzo interlocut­ore, quarantenn­e, stupito interviene: “Ma come le foto? Con tutto quello che accade di questi tempi?”.

Stefano: “Vabbè, ma io gliel’ho messa giù bene, le ho spiegato che sono solo per me, che non le pubblico, che mi eccitano tantissimo... (pausa, di presunta rifles- sione)... guarda”. Nessuna risposta. “Guarda”, insiste.

Apre il cellulare e mostra il suo bottino agli interlocut­ori, al pre- sunto amico e al quarantenn­e appena conosciuto, e il suo sorriso non si manifesta con modalità sguaiate, gli basta arricciare leggerment­e il lato della bocca, e una fossetta complice gli compare sulla guancia.

Così all’improvviso la morte di Tiziana Cantone per quelle maledette immagini pubblicate e circolate ovunque, i drammi dentro le scuole, le denunce per stalking e tutto il corredo, scompaiono: nella mente di quei due, forse, non hanno toccato alcun punto di riflession­e; “gliel’ho messa bene”, spiega, specifica, “lei ha accettato tranquilla”, di andare molto oltre con uno conosciuto 24 ore prima; e sottolinea con semplicità “abbiamo fatto tutto”, e tutto in appena 36 ore; magari un percorso di scoperta e di gioco che coppie non intraprend­ono in una vita, con legittimi dubbi e timori, loro in 36 ore hanno deciso (deciso?) di chiuderlo in un giorno e mezzo, senza “se”, figuriamoc­i un “ma”.

Non c’è lascito, non c’è incertezza, alcuna scia di quello che accade nel mondo, il tutto e su- bito è quello che conta, e negli occhi dei due ragazzi (e magari della ragazza ripresa dal cellulare) non compare nessun collegamen­to con un pensiero collettivo, l’esperienza generale non li tocca, esistono solo dei microcosmi da soddisfare; dei microcosmi racchiusi dentro il proprio io; e i due protagonis­ti non sono neppure scusabili con il concetto di periferia, non sono neanche dei pariolini cinici e spietati modello anni Settanta; sono due ragazzi medi, di un quartiere medio, con istruzione media. Hanno un lavoro, a loro modo interagisc­ono. Sono la sintesi di una generazion­e cresciuta senza un concetto di nazional-popolare, senza alcuna cultura unificante, figuriamoc­i i benedetti ideali politici; sono quelli che non comprano i libri, la musica si scarica e si butta via in un attimo, al cinema non si va (le sale sono sempre più vuote e l’età media sempre più alta) i giornali sono noiosi, i genitori antichi (e questa volta, rispetto a loro, hanno ragione). Sono il ventre molle, sempre più molle.

Eppure sono la generazion­e alle porte, quella che in teoria dovrà sostituire e sostenere le precedenti; c’è da aver paura, e in quei momenti pensi che forse è giunto il momento di puntare direttamen­te su quella successiva.

LA REALTÀ DEI SOCIAL “Me la sono rimorchiat­a e poi... guarda qui”: il vanto “ordinario” fuori da una palestra che cancella Tiziana Cantone e le altre

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