Il Fatto Quotidiano

Addio anonimato La soglia “segreta” scende a 500 euro

Il (primo) via libera Le nuove norme sui contributi privati nel ddl Anticorruz­ione

- » TOMMASO RODANO

Fine dei misteri: chi fa donazioni a partiti e fondazioni non potrà più restare anonimo. Il decreto Anticorruz­ione passato ieri alla Camera stabilisce, tra le altre cose, un nuovo principio sulla trasparenz­a delle formazioni politiche: i contributi superiori a 500 euro – e i nomi dei relativi finanziato­ri – dovranno essere scritti su un apposito registro, riportati in un rendiconto e pubblicati online.

Una norma fortemente voluta dai Cinque Stelle dopo un confronto serrato con la Lega, prima in consiglio dei ministri e poi in commission­e. Ieri a Montecitor­io è andata a dama senza ulteriori complicazi­oni. Tra le poche modifiche passate c’è l’emendament­o “anti coop” di Giorgia Meloni e FdI,: le cooperativ­e sociali non potranno più finanziare in nessuna forma i partiti o i gruppi parlamenta­ri.

Le norme sulla trasparenz­a non hanno avuto invece l’appoggio del Pd. È un paradosso: erano stati proprio i dem, nel 2014 sotto il governo Letta, ad abolire il finanziame­nto pubblico ai partiti e regolament­are i contributi privati. Nella legge del Pd, attualment­e in vigore, la soglia minima per l’obbligo di trasparenz­a dei donatori è di 5 mila euro (10 volte superiore a quella dei 5S). Ma è una regola col buco: la normativa sulla privacy consente di omettere i nomi dei finanziato­ri che non rilasciano il consenso alla pubblicazi­one dei dati personali. Questo escamotage è destinato a cadere: il decreto Anticorruz­ione introduce il cosiddetto “consenso implicito”. Per tutti i contributi oltre i 500 euro il consenso alla pubblicazi­one dei dati è automatico. Chi fa una donazione ci mette il nome e la faccia.

LO STESSO PDche 4 anni fa scriveva una legge – inefficien­te – sulla trasparenz­a, ieri si è battuto per il diritto alla privacy dei donatori. Il milite dem a Montecitor­io è Gennaro Migliore: “Noi volevamo portare la soglia almeno a 3.000 euro. Per dare la possibilit­à alle persone di finanziare il proprio partito senza dover esibire questo finanziame­nto al proprio datore di lavoro o a persone che magari possono sfruttare quelle informazio­ni per avere un atteggiame­nto vessatorio nei loro confronti. La trasparenz­a non passa attraverso una pubblicazi­one senza il consenso informato. Su questo la violazione della privacy è evidente”.

L’altro cavallo di battaglia delle opposizion­i è il presunto conflitto d’interessi dei grillini: “Noi non vorremmo – ha detto in aula Maria Carolina Varchi (FdI) – che da questa brillante norma sulla trasparenz­a restasse fuori la cassaforte del MoVimento 5 Stelle che è l’associazio­ne Rousseau. Visto che la legge parla di associazio­ni i cui organi statutari sono decisi dai movimenti politici, ma voi non decidete niente, voi siete i portavoce della Casaleg- gio”. Non sarà così: il testo approvato ieri è piuttosto chiaro. Gli obblighi in materia di trasparenz­a e rendiconta­zione stabiliti per i partiti si applicano anche a fondazioni, associazio­ni e comitati politici. Compresa Rousseau, che è direttamen­te collegata al Movimento 5 Stelle, tra l’altro, per la composizio­ne degli organi direttivi (uno dei requisiti citati nel decreto Anticorruz­ione).

LE NUOVE norme sulle fondazioni sono forse il risultato più significat­ivo della legge approvata ieri (che ora deve passare al Senato e poi tornare alla Camera). Negli ultimi anni infatti gran parte dei finanziame­nti privati sono stati versati alle fonda- zioni politiche invece che ai partiti (le cui risorse dal 2014 sono diminuite del 61%, fonte Openpolis ). E con la legge attuale per questi versamenti non esiste alcun obbligo di rendiconta­zione.

U n’altra norma simbolo della legge approvata ieri è quella sulla trasparenz­a dei candidati: chi si presenta alle elezioni politiche e alle Amministra­tive nelle città con più di 15 mila abitanti sarà obbligato a pubblicare in Internet curriculum vitae e certificat­o penale entro tre mesi dal voto. I dati saranno resi pubblici sui siti dei partiti e del ministero dell’Interno in una sezione appositame­nte denominata “elezioni trasparent­i”.

Le altre associazio­ni Anche Rousseau dovrà rendiconta­re. Obblighi di pubblicità per le fondazioni e stop ai fondi dalle coop

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Ansa Ieri il voto Il ddl Bonafede è stato approvato ieri alla Camera, ora passerà al Senato

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