Il Fatto Quotidiano

Manovra bocciata, trattativa con l’Ue per dilatare i tempi

Obiettivo Il governo punta a rimandare il verdetto della procedura di infrazione. Conte: “Richieste incompatib­ili con la crescita”

- » CARLO DI FOGGIA

Nessuna resa, non per ora. L’obiettivo è contenere i danni, questo sì, rinviando il più possibile la resa dei conti sperando di scavallare le elezioni europee di maggio e mostrare qualche risultato della manovra. Come previsto, dopo la bocciatura della legge di Bilancio da parte di Bruxelles, il governo punta a dilatare i tempi dell’entrata in vigore della procedura di infrazione contro l’Italia, il cui primo passo è stato aperto mercoledì dalla Commission­e. Roma rischia una procedura per debito, con un controllo rafforzato dei conti e pesanti richieste correttive. Per evitarle il governo seguirà una strategia rischiosa.

A RIVELARLAè stato ieri Giuseppe Conte. Il premier si è presentato alla Camera per un’informativ­a con l’esecutivo al gran completo; ha difeso l’impianto della manovra e la scelta di portare il deficit pubblico al 2,4% del Pil nel 2019: “Non abbiamo accolto le raccomanda­zioni della Commission­e – ha spiegato – perché non compatibil­i con il nostro disegno di politica economica, più orientato alla crescita che non all’austerità”. La linea ribadita dal ministro dell’Economia Giovanni Tria: “È stata scritta con l’intento di evitare una terza recessione con effetti devastanti”.

Ora inizia una trattativa complessa. Prima di difendere i contenuti, Conte ha sottolinea­to come i passaggi della procedura siano “indefiniti nei tempi e nei modi”. Gli sherpa finanziari dei Paesi dell’Ue hanno due settimane per fornire una parere, che poi la Commission­e gira allo Stato membro. Bruxelles punta a chiudere entro il 19 dicembre, ma per il premier “su questo passaggio non vi sono tempistich­e certe”. In ogni caso, il governo fornirà “una replica ben articolata ed esaustiva allo scopo di illustrare i programmi e le decisioni”. Poi la palla passa all’Ecofin, la riunione dei ministri della Finanze Ue, che dovrebbe pronunciar­si entro il 22 dicembre con la richiesta delle misure correttive all’Italia, che avrà da tre a sei mesi di tempo per replicare. Se il Consiglio, accogliend­o la proposta della Commission­e, dovesse formalizza­re la procedura di infrazione “chiederemo tempi di attuazione molto distesi”, ha spiegato Conte.

Il primo assaggio sulle chance di riuscita della strategia il premier lo avrà domani, quando incontrerà il presidente Jean Claude Juncker. Nessuno vuole uno scontro immediato ma è certo che Bruxelles si muoverà per formalizza­re la procedura prima delle elezioni. La richiesta può essere molto pesante, in teoria con una correzione da varare sul 2019 di almeno 20 miliardi. Più passa il tempo, però, più sarà complesso fermare le misure della manovra, dalle pensioni al reddito di cittadinan­za. L’Italia punta ad arriva- re a questa situazione. “Il maggior spazio temporale ci tornerà utile a consentire alla manovra economica di produrre i suoi effetti sulla crescita e, grazie a questo, di ridurre il debito pubblico”, ha spiegato ieri Conte. Se le cose andassero male, si può sempre agire sul lato delle entrate, dilatando gli interventi su più anni (per esempio lasciando scattare gli aumenti automatici dell’Iva da 13 miliardi nel 2020). Se l’Italia non si adegua, rischia sanzioni fino a 8 miliardi.

PER ORABruxell­es mantiene la linea dura. Il commissari­o Pierre Moscovici ha spiegato che “con l’Italia possiamo avere un accordo sulle regole, avvicinarc­i a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti”, scatenando la reazione di Matteo Salvini (“basta insulti agli italiani”). L’obiettivo resta ancora spingere il governo a varare una correzione nelle prossime settimane, fino quasi al livello simbolico spingendo l’ala, per così dire, più dialogante dell’es ecu ti vo (Conte e Tria) a far scendere il deficit al 2,1-2,2%. Strada chiusa dai due alleati di governo. I toni, però, sono diventati meno duri. “La procedura di infrazione va discussa e io credo nella discussion­e”, ha spiegato Luigi Di Maio. I mercati sembrano credere che i tempi si dilaterann­o e si troverà un accordo politico con l’Ue. Lo spread è sceso a 306. Un livello che non consente al governo di tirare dritto all’infinito. L’ultimo segnale è arrivato dall’asta del Btp Italia, chiusa con 2,1 miliardi, il dato peggiore dal 2012.

Serve accordo politico Conte ne parlerà domani con Juncker. I mercati credono nel rinvio Lo spread cala a 306 I numeri

Il deficit pubblico 2019 previsto dal governo con la manovra Miliardi, la correzione che l’Ue potrebbe chiedere all’Italia già sul 2019, Roma punta a dilatarla rinviando il peso maggiore sul 2020 Mesi, il tempo massimo per l’Italia, dopo il verdetto dell’Ecofin (che ha tempo fino al 22 gennaio), per mettersi in regola

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