Il Fatto Quotidiano

Giorgetti e lo scranno vuoto I 5 Stelle temono nuovi guai

Tira una brutta aria Prima la “provocazio­ne” del sottosegre­tario ai grillini, poi l’anticorruz­ione che passa senza gli applausi leghisti: al Senato servirà la fiducia

- » PAOLA ZANCA

Ideputati della Lega se la ridono della grossa: “Ma voi Giancarlo non lo conoscete! Mica è uno che manda i messaggi in questo modo... Se ha qualcosa da dire a Conte, bussa con la scopa sul soffitto dal piano di sotto!”.

L’immagine, per quanto un filino irrispetto­sa del presidente del Consiglio, rende l’idea. Quando deve farsi sentire, il Giorgetti, sa come fare. E per questo i Cinque Stelle lo hanno fatto rosolare per un paio di giornate, accusandol­o di essere il “regista” dei franchi tiratori che martedì scorso hanno mandato sotto il governo su un emendament­o al ddl Anticorruz­ione.

La “velina” non autorizzat­a, però, ha fatto un po’ troppa breccia sulla stampa nazionale. Giorgetti è nero. E quando, come d’accordo con i 5 Stelle, ieri mattina si presenta a Montecitor­io per presidiare alla votazione della legge Bonafede, anziché sedersi ai banchi del governo punta dritto agli scranni dei deputati della Lega.

APRITI CIELO: per i Cinque Stelle è la provocazio­ne finale, che arriva proprio mentre i capigruppo grillini alla Camera e al Senato rilasciano comunicati di pace, mentre il vicepremie­r Luigi Di Maio lo difende dicendo che Gior- getti “dà fastidio” perché ha scritto la riforma del Coni che ha defraudato Giovanni Malagò e mentre non si arresta l’incessante lavorìo dei portavoce di Palazzo Chigi, forse immemori del fatto che una smentita è una notizia data due volte. Tutti, da quarantott­o ore e più, insistono a dire che è stato “un inciam- po” e fanno muro intorno al sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, piuttosto infastidit­o: “Io non c’entro proprio niente”.

IL CASO“è chiuso”, dice Matteo Salvini. Ma certo quel seggio numero 650 rimasto vuoto, almeno per un po’, non è piaciuto ai colleghi che volevano festeggiar­e il via libera (ancora non definitivo) allo “spazzacorr­otti”. Tanto più che a fine giornata, quando la Camera ha licenziato il testo, i deputati della Lega sono rimasti immobili mentre gli onorevoli grillini applaudiva­no e abbracciav­ano il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

È uno di quei casi in cui la fredda cronaca racconta più di mille retroscena. Che comunque, figuriamoc­i, non sono mancati nemmeno ieri. Al di là dei “fiati” ( la definizion­e è del premier Giusep-

Giorgetti è in mezzo a tensioni per le quali c’è la solidariet­à dei Cinque Stelle perché forse dà fastidio al Coni e a Malagò LUIGI DI MAIO Fiume di smentite Tutti negano di aver accusato il numero 2 del Carroccio per i voti “ribelli” di martedì

pe Conte) che raccontano di un ministro, Paolo Savona, che pronostica scenari di crisi, ci sono i fondati timori del Movimento che un nuovo scivolone possa essere dietro l’angolo. Visto l’elevato tasso d’infedeltà latente, si andrà avanti a colpi di fiducia: sul decreto Sicurezza che arriverà alla Camera lunedì, così come sull’An t ic o r ru z i on e che dovrà, al Senato, tornare alla sua versione originaria, ovvero senza l’emendament­o Vitiello che derubrica alcuni casi di peculato all’abuso d’ufficio.

NON SI PUÒ FARE diversamen­te, anche perché a Palazzo Madama si è già ballato sul decreto sicurezza, in quel caso per i mal di pancia grillini. La maggioranz­a ha un margine di sei voti. Ed è piuttosto indicativo, notano nel Movimento, che “il decreto Salvini, il provvedime­nto che porta il suo nome, avrà bisogno di due voti di fiducia per passare. Brutto anche a dirsi...”. E si dice eccome, nei capannelli tra i 5 Stelle. Dove ieri in tanti si chiedevano quanto andrà avanti questo governo. Ossia se Salvini è pronto a staccare la spina, magari addirittur­a prima delle Europee.

Poi per carità, c’è sempre l’antico spirito di sopravvive­nza, quello di chi, di tornare a votare, non ha alcuna voglia: “Alcuni di Forza Italia me lo hanno detto – sorride un sottosegre­tario – non vi azzardate a cadere”. È pur sempre una forma di fiducia.

 ?? LaPresse ?? Alla finestra Il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti
LaPresse Alla finestra Il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy