Il Fatto Quotidiano

Cucchi: “Ecco il registro sbianchett­ato”

Negli atti della stazione Casilina il nome del geometra sparì dal foto-segnalamen­to

- » VALERIA PACELLI

C’è un falso sul quale la Procura di Roma sta cercando di fare chiarezza. E riguarda il registro di foto-segnalamen­to della stazione Casilina. Un atto dove Stefano Cucchi non compare mai. All’apparenza. Infatti il pm Giovanni Musarò ha scoperto che in realtà il nome del geometra era stato sbianchett­ato, inserendo quello di un serbo fermato la stessa sera del 16 ottobre 2009. Per capire che cosa sia realmente avvenuto quindi il pm sta conducendo, nel massimo riserbo, una serie di accertamen­ti. Con tanto di interrogat­ori. Due giorni fa è stato sentito, ma solo come persona informata sui fatti, il capitano Carmelo Beringheli. Completame­nte estraneo alle indagini, non era lui a comandare la stazione Casilina nel 2009 (all’epoca c’era Paolo Unali, non indagato). Ma Berin- gheli, ora a Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), era a Casilina nel 2015, quando il pm delega, il primo dicembre di quell’anno, il Nucleo investigat­ivo ad acquisire di nuovo le carte relative alla vicenda in tutte le caserme dove era passato Cucchi. A Casilina chiede di prendere il registro delle persone sottoposte a foto- segnalamen­to tra il 15 e il

16 ottobre 2009.

BERINGHELI lo consegna e così gli investigat­ori scoprono che è stato manomesso. L’unico fotosegnal­ato del 16 ottobre 2009 è infatti un serbo, Zoran Misic. Questo nome, come poi scoprirà la Procura, era stato scritto su altri dati “cancellati col bianchet- to”. Quelli di Cucchi.

Il Fatto ha contattato uno dei militari che la sera del 16 ottobre 2009 ferma il serbo Zoran per capire come andarono le cose: “Noi dopo il fermo abbiamo solo portato il serbo a Casilina per il foto-segnalamen­to, non abbiamo compilato i registri. Li ha compilati qualcuno della Casilina, ma non ricordo chi”.

Berighieri ovviamente arriva in un momento successivo alla vicenda Cucchi. Quindi non sa nulla di quanto accaduto ormai quasi dieci anni fa. Ma è stato sentito dal pm Musarò anche per spiegare come andarono le acquisizio­ni del 2015. Chi va a prendere quel registro alla stazione Casilina è Tiziano Testarmata. Si tratta del capitano, nel frattempo indagato per favoreggia­mento, ma per una vicenda completame­nte diversa.

Infatti, per ordine della procura, Testarmata acquisisce tre anni fa alcuni atti a Tor Sapienza. Qui incontra il comandante Massimilia­no Colombo Labriola, lo stesso che ai pm ha parlato di due relazioni del 2009 che furono modificate nella parte che riguardava lo stato di salute di Cucchi, a sua detta, per ordini superiori. Colombo dice ai pm che a rinviargli le annotazion­i modificate fu il tenente colonnello Francesco Cavallo (ora indagato per falso), nel 2009 capo d el l ’ ufficio comando del Gruppo Roma. Glieli invia con una mail, con scritto “Meglio così”. Qui si innesta un nuovo filone investigat­ivo. Colombo infatti dice di aver mostrato la mail di Cavallo a chi poi nel 2015 va ad acquisire gli atti: “Presero tutto ma non la email”. Da qui, l’iscrizione di Testarmata. E così mentre è in corso un processo in corte d’Assise a carico di cinque carabinier­i, tre accusati di omicidio preterinte­nzionale, la Procura continua le indagini anche su questi nuovi filoni.

Interrogat­o L’ex comandante della caserma (non indagato) dai pm: consegnò solo i documenti nel 2015

NEL FRATTEMPO è stato identifica­to l’autore della telefonata minacciosa a Eugenio Pini, legale di Francesco Tedesco (il carabinier­e ora a processo che ha accusato i colleghi del pestaggio). “Lei mi ricorda Rosario Livatino”, gli aveva detto un uomo facendo riferiment­o al giudice ucciso dalla mafia. L’identifica­to è un siciliano che non ha nessun contatto con la vicenda Cucchi.

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Ansa Ilaria, sorella di Stefano Cucchi
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