Il Fatto Quotidiano

“Io e mia sorella chiudiamo l’azienda”

Il contenzios­o Mimmo, muratore in nero sconfitto in primo grado ora in appello: “L’esito sarà sicurament­e positivo per me”. Poi, in tv, l’annuncio del vicepremie­r

- ▶ IURILLO E OLIVA

Da un lato Domenico, per gli amici Mimmo, operaio di Marigliano (Napoli). Dall’altro, l’azienda edile della famiglia del capo politico del M5S, Luigi Di Maio. Ecco la causa che imbarazza Di Maio nella scomoda veste di ministro del Lavoro che dovrebbe combattere il lavoro nero e che si trova coinvolto, sia pure indirettam­ente ( ha rilevato quote e pendenze dell’impresa familiare in un momento successivo ai fatti), in un processo relativo a vicende di lavoro nero. E proprio ieri sera a DiMartedì su La 7 Di Maio ha annunciato che lascerà le quote e chiuderà l’azienda in cui è subentrato.

MIMMO e l’azienda dei Di Maio – all’epoca la Ardima Costruzion­i di Paolina Esposito, intestata alla madre e gestita dal padre del vicepremie­r, Antonio Di Maio – sono le parti in conflitto di una causa incardinat­a davanti al Tribunale del lavoro. Una causa vicina alla conclusion­e, sostiene Mimmo al Fatto:“Manca poco alla sentenza, il padre di Di Maio mi deve dei soldi, pagherà e tutto finirà: l’esito sarà sicurament­e positivo per me”.

In primo grado, però, il giudice gli ha dato torto, ma Mimmo ha fatto ricorso e ora pende un giudizio di appello.

Mimmo è uno degli altri tre presunti muratori in nero (per tre anni, dice) nell’azienda dei Di Maio scoperti dalle Iene, oltre a quello, certo e acclarato con tanto di transazion­e, di Salvatore Pizzo, caso andato in onda domenica sera. Pizzo lamenta che per colpa di papà Di Maio non lavora da sette anni “e sono costretto a fare il venditore ambulante di accendini”. Ci sarebbero poi le storie di Giovanni, che avrebbe lavorato in nero per otto mesi, e di Stefano, ex dipendente in nero che alla vista degli ispettori del lavoro sarebbe stato costretto a scappare.

Tutte le vicende messe in piazza dalle Iene risalgono a un periodo dal 2008 al 2010. Fino a due anni prima che Lui- gi Di Maio si intestasse il 50% delle quote di Ardima srl (il restante 50% è della sorella Rosalba), la nuova società alla quale nel 2014 è stata conferita l’azienda materna, con relativi onori e oneri. Mimmo ora dice di lavorare al Nord e chiede tranquilli­tà. Il suo processo è uno dei tanti che affollano le aule dei tribunali del lavoro: o- perai che sostengono di aver lavorato parte in nero e parte in chiaro – sarebbe questo il caso di Mimmo, e che chiedono il riconoscim­ento di spettanze e diritti.

ALLE IeneDi Maio si è mostrato all’oscuro degli altri casi: “Io di questi nomi non so nulla, così come non sapevo nulla di Salvatore Pizzo: ho fatto le mie verifiche emi son omesso a disposizio­ne ”. E quandogli chiedono se fosse sicuro che fosse solo Salvatore Pizzo a lavorare in nero, lui risponde: “Questo è quello che ho chiesto (al padre, ndr), lui mi ha detto del caso di Pizzo ed è finita lì”. E invece sarebbero di più, con grande stupore del ministro. Filippo Roma lo ha incalzato anche su un altro versante: tra i dipendenti in nero del padre potrebbe esserci anche Luigi? La curiosità nasce da vecchie rivelazion­i dello stesso Di Maio, “spesso il ministro ha raccontato di aver lavorato d’estate in azienda”.

Posizione scomoda Il ministro 5 Stelle, pur indirettam­ente, è coinvolto in una causa di lavoro

 ?? LaPresse ?? Pomigliano d’Arco Antonio Di Maio, padre di Luigi (foto a destra) vicepremie­r e ministro del Lavoro
LaPresse Pomigliano d’Arco Antonio Di Maio, padre di Luigi (foto a destra) vicepremie­r e ministro del Lavoro
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