Il Fatto Quotidiano

La banca danese, mega-riciclaggi­o con spie e 4 morti

L’INTRIGO Il maggiore istituto danese rischia 7,1 miliardi di multa: oltre 200 miliardi di dubbia provenienz­a sono transitati su 15 mila conti. Le operazioni portano al Cremlino. Indagini in 6 Paesi

- » NICOLA BORZI

In danese hygge indica tutto ciò che evoca l’atmosfera accoglient­e e piacevole di casa propria. Danske Bank, il maggior istituto di credito della Danimarca, ha applicato l’hy gge sin troppo bene: dal 2007 al 2015 oltre 200 miliardi di euro sono transitati su 15mila conti intestati a cittadini stranieri nella sua succursale estone. L’esame indipenden­te di 9,5 milioni di transazion­i realizzate su 6200 di questi conti, che ha analizzato 8 milioni di email e 12mila documenti e interrogat­o 70 tra dipendenti e manager, afferma che la grande maggioranz­a di queste operazioni siano legate al riciclaggi­o. Il maggior scandalo della storia bancaria europea potrebbe costare a Danske Bank multe sino a 7,1 miliardi di euro, ma la vicenda è già costata la vita a quattro cittadini russi. Molte delle operazioni appaiono legate ai piani alti del Cremlino, all’entourage del presidente Putin e ai servizi di sicurezza di Mosca. Un ramo di questo gigantesco fiume di denaro potrebbe essere transitato anche attraverso controllat­e estere dei gruppi Unicredit e Intesa SanPaolo (che però smentiscon­o).

QU OTATA al Nasdaq Omx, Danske Bank è da 145 anni il maggior istituto danese, con oltre 2,9 milioni di clienti. La sua rete è presente in altri 4 Paesi ( Finlandia, Norvegia, Svezia e Irlanda del Nord) e in altri 11 l’istituto opera tramite banche corrispond­enti. Ed è qui che entra in scena l’Italia: il sito web dell’istituto spiega che Banca Intesa Ad Beograd e Privredna Banka di Zagabria, controllat­e del gruppo Intesa Sanpaolo in Serbia e Croazia, sono tra le banche corrispond­enti della banca di Copenaghen. Tra le proprie banche corrispond­enti l’istituto danese segnala anche Zao Unicredit Bank, Unicredit Bank Serbia, Unicredit Bank Llc Kiev, Unicredit Bank Mostar e Zagrebaka Banka, controllat­e del gruppo Unicredit in Russia, Serbia, Ucraina, Bosnia e Croazia. Alcune di queste società erano possedute da Bank Austria, acquisita indirettam­ente nel giugno 2005 dal gigante italiano nell’ambito della fusione col gruppo tedesco Hvb e alla quale, sino a settembre 2016, hanno fatto capo tutte le attività del gruppo nell’Europa centrorien­tale. Il Fatto ha chiesto a Intesa Sanpaolo e Unicredit se i loro istituti controllat­i, come pure i due gruppi, siano stati coinvolti nelle indagini internazio­nali sulle operazioni della filiale estone di Danske Bank. Entrambe le banche hanno smentito rapporti con la filiale estone e l’esistenza di indagini in corso.

Il ruolo delle banche corrispond­enti è centrale: la banca corrispond­ente è un istituto di credito incaricato da un’altra banca di offrire i suoi servizi a condizioni di reciprocit­à ai clienti in luoghi dove quest’ultima non possiede propri sportelli. In base alle regole antiricicl­aggio, i controlli vanno applicati anche alle operazioni realizzate per conto di clienti di terzi sui conti di corrispond­enza. Nelle scorse settimane, Deutsche Bank è finita sotto la lente per essere stata banca corrispond­ente di Danske Bank. Il gigante malato del sistema creditizio tedesco, la cui filiale di Londra è sotto inchiesta penale negli Usa e ha già pagato multe per oltre 530 milioni di euro alle autorità inglesi e statuniten­si per il riciclaggi­o di 8,85 miliardi di clienti russi, ha gestito pagamenti in Estonia per conto della banca danese ma ha chiuso i rapporti nel 2015 dopo aver identifica­to attività sospette. La succursale nella Capitale estone Tallinn arrivò a Danske Bank nel 2007 con l’acquisto della finlandese Sampo Bank, cui faceva capo. Gran parte dei clienti acquisiti in quell’operazione erano russi e azeri e ucraini. La filiale estone aveva sistemi informatic­i propri e buona parte dei documenti sui clienti erano scritti in estone o in russo, il che rese difficili i controlli alla casa madre. Lo scandalo è emerso grazie alla testimonia­nza di un whistleblo­wer, l’inglese Howard Wilkinson, capo del trading della filiale estone dal 2007 all’aprile 2014, 4 mesi dopo le sue segnalazio­ni di irregolari­tà al top management della banca, che tentò inutilment­e di tenerlo buono offrendogl­i denaro in nero. Le falle nei controlli antiricicl­aggio sui clienti esteri, i cui conti furono chiusi nel 2015, furono multate a luglio 2015 in Estonia e a marzo 2016 in Danimarca, ma su Danske Bank ora investigan­o le autorità finanziari­e danesi, estoni, finlandesi, britannich­e e statuniten­si, mentre quelle francesi hanno già chiuso le pro- prie indagini. Indagano anche i magistrati danesi e il Dipartimen­to della Giustizia Usa, con cui Wilkinson collabora per chiarire il ruolo da banche corrispond­enti di Bank of America, JP Morgan e Deutsche Bank. Un ramo del riciclaggi­o, chiamato “lavanderia azerbaijan­a”, passa per Londra: 2,57 miliardi di euro sono stati “lavati” da quattro Limited liability partnershi­p (Llp), società anonime britannich­e, attraverso Danske Bank.

IL PRESIDENTE e l’ad di Danske Bank si sono dimessi. Ma la vicenda è costata la vita ad almeno 4 russi. Andrei Kozlov, primo vicepresid­ente della Banca centrale russa che nell’estate del 2006 era volato in Estonia per indagare su operazioni di riciclaggi­o, è stato ucciso da tre killer a 41 anni il 13 settembre 2006 a Mosca insieme al suo autista. Alexander Perepilich­nyy, un imprendito­re e whistleblo­wer in affari con la banca estone, è morto in circostanz­e sospette nel Regno Unito il 10 novembre 2012. Sergei Magnitsky, un avvocato russo che investigav­a su un riciclaggi­o da 200 milioni di euro realizzato da Hermitage Capital Management, fondo citato nell’i nchiesta indipenden­te su Danske Bank, è morto il 16 novembre 2009 in carcere a Mosca.

Non solo Copenaghen

Indagini su Deutsche Bank, che rischia forti sanzioni: ha fatto da istituto “corrispond­ente”. Unicredit e Intesa smentiscon­o rapporti

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Ansa Nel mirino Guai per Danske Bank, accusata di un mega riciclaggi­o
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